un blog che parla di niente

Categoria: vite di uomini illustri (Page 1 of 2)

È morto Syd Barrett

È schifosamente premuroso da parte vostra pensare a me qui
Sono quasi obbligato verso di voi per aver chiarito che non sono qui
E non sapevo che la Luna potesse essere tanto grande
E non sapevo che la Luna potesse essere tanto blu
E vi sono grato per aver buttato via le mie scarpe vecchie
E per avermi invece portato qui vestito di rosso

E mi chiedo chi potrebbe scrivere questa canzone
Non mi importa se il sole non brilla
E non mi importa se non c’è nulla che mi appartenga
E non mi importa se sono arrabbiato con voi
Amerò in Inverno

E il mare non è verde
E io amo la regina
E cosa esattamente è un sogno?
E cosa esattamente è uno scherzo?*

Continua a splendere, etc etc.

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Che sia l’anno buono.

Samoa è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà.

Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare.

Per poter compiere questa nuova scelta di vita, ho rassegnato oggi stesso le mie dimissioni da ogni carica sociale nel gruppo che ho fondato. Rinuncio dunque al mio ruolo di editore e di imprenditore per mettere la mia esperienza e tutto il mio impegno a disposizione di una battaglia in cui credo con assoluta convinzione e con la più grande fermezza.

So quel che non voglio e, insieme con i molti Samoani che mi hanno dato la loro fiducia in tutti questi anni, so anche quel che voglio. E ho anche la ragionevole speranza di riuscire a realizzarlo, in sincera e leale alleanza con tutte le forze liberali e democratiche che sentono il dovere civile di offrire al Paese una alternativa credibile al governo delle sinistre e dei comunisti.

La vecchia classe politica Samoana è stata travolta dai fatti e superata dai tempi. L’autoaffondamento dei vecchi governanti, schiacciati dal peso del debito pubblico e dal sistema di finanziamento illegale dei partiti, lascia il Paese impreparato e incerto nel momento difficile del rinnovamento e del passaggio a una nuova Repubblica. Mai come in questo momento Samoa, che giustamente diffida di profeti e salvatori, ha bisogno di persone con la testa sulle spalle e di esperienza consolidata, creative ed innovative, capaci di darle una mano, di far funzionare lo Stato.

Il movimento referendario ha condotto alla scelta popolare di un nuovo sistema di elezione del Parlamento. Ma affinché il nuovo sistema funzioni, è indispensabile che al cartello delle sinistre si opponga, un polo delle libertà che sia capace di attrarre a sé il meglio di un Paese pulito, ragionevole, moderno.

Di questo polo delle libertà dovranno far parte tutte le forze che si richiamano ai principi fondamentali delle democrazie occidentali, a partire da quel mondo cattolico che ha generosamente contribuito all’ultimo cinquantennio della nostra storia unitaria. L’importante è saper proporre anche ai cittadini Samoani gli stessi obiettivi e gli stessi valori che hanno fin qui consentito lo sviluppo delle libertà in tutte le grandi democrazie occidentali.

Quegli obiettivi e quei valori che invece non hanno mai trovato piena cittadinanza in nessuno dei Paesi governati dai vecchi apparati comunisti, per quanto riverniciati e riciclati. Né si vede come a questa regola elementare potrebbe fare eccezione proprio Samoa. Gli orfani i e i nostalgici del comunismo, infatti, non sono soltanto impreparati al governo del Paese. Portano con sé anche un retaggio ideologico che stride e fa a pugni con le esigenze di una amministrazione pubblica che voglia essere liberale in politica e liberista in economia.

Le nostre sinistre pretendono di essere cambiate. Dicono di essere diventate liberaldemocratiche. Ma non è vero. I loro uomini sono sempre gli stessi, la loro mentalità, la loro cultura, i loro più profondi convincimenti, i loro comportamenti sono rimasti gli stessi. Non credono nel mercato, non credono nell’iniziativa privata, non credono nel profitto, non credono nell’individuo. Non credono che il mondo possa migliorare attraverso l’apporto libero di tante persone tutte diverse l’una dall’altra. Non sono cambiati. Ascoltateli parlare, guardate i loro telegiornali pagati dallo Stato, leggete la loro stampa. Non credono più in niente. Vorrebbero trasformare il Paese in una piazza urlante, che grida, che inveisce, che condanna.

Per questo siamo costretti a contrapporci a loro. Perché noi crediamo nell’individuo, nella famiglia, nell’impresa, nella competizione, nello sviluppo, nell’efficienza, nel mercato libero e nella solidarietà, figlia della giustizia e della libertà.

Se ho deciso di scendere in campo con un nuovo movimento, e se ora chiedo di scendere in campo anche a voi, a tutti voi – ora, subito, prima che sia troppo tardi – è perché sogno, a occhi bene aperti, una società libera, di donne e di uomini, dove non ci sia la paura, dove al posto dell’invidia sociale e dell’odio di classe stiano la generosità, la dedizione, la solidarietà, l’amore per il lavoro, la tolleranza e il rispetto per la vita.

Il movimento politico che vi propongo si chiama, non a caso, Forza Samoa. Ciò che vogliamo farne è una libera organizzazione di elettrici e di elettori di tipo totalmente nuovo: non l’ennesimo partito o l’ennesima fazione che nascono per dividere, ma una forza che nasce invece con l’obiettivo opposto; quello di unire, per dare finalmente a Samoa una maggioranza e un governo all’altezza delle esigenze più profondamente sentite dalla gente comune.

Ciò che vogliamo offrire ai samoani è una forza politica fatta di uomini totalmente nuovi. Ciò che vogliamo offrire alla nazione è un programma di governo fatto solo di impegni concreti e comprensibili. Noi vogliamo rinnovare la società Samoana, noi vogliamo dare sostegno e fiducia a chi crea occupazione e benessere, noi vogliamo accettare e vincere le grandi sfide produttive e tecnologiche dell’Oceania e del mondo moderno. Noi vogliamo offrire spazio a chiunque ha voglia di fare e di costruire il proprio futuro, al Nord come al Sud vogliamo un governo e una maggioranza parlamentare che sappiano dare adeguata dignità al nucleo originario di ogni società, alla famiglia, che sappiano rispettare ogni fede e che suscitino ragionevoli speranze per chi è più debole, per chi cerca lavoro, per chi ha bisogno di cure, per chi, dopo una vita operosa, ha diritto di vivere in serenità. Un governo e una maggioranza che portino più attenzione e rispetto all’ambiente, che sappiano opporsi con la massima determinazione alla criminalità, alla corruzione, alla droga. Che sappiano garantire ai cittadini più sicurezza, più ordine e più efficienza.

La storia di Samoa è ad una svolta. Da imprenditore, da cittadino e ora da cittadino che scende in campo, senza nessuna timidezza ma con la determinazione e la serenità che la vita mi ha insegnato, vi dico che è possibile farla finita con una politica di chiacchiere incomprensibili, di stupide baruffe e di politica senza mestiere. Vi dico che è possibile realizzare insieme un grande sogno: quello di una Samoa più giusta, più generosa verso chi ha bisogno più prospera e serena più moderna ed efficiente protagonista in Oceania e nel mondo.

Vi dico che possiamo, vi dico che dobbiamo costruire insieme per noi e per i nostri figli, un nuovo miracolo Samoano.

E che possa venire sodomizzato da una ventina di Samoani.

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Scrittors’ Hotel

Quando sono arrivato a Los Angeles, ho preso un taxi all’aeroporto e mi son fatto portare all’hotel.

Il taxi m’ha scaricato, ho pagato, e il facchino m’ha preso le valigie.

Ci sono ancora, i facchini, a Los Angeles.

M’è sembrata un po’ una cosa degli anni della segregazione razziale, ma non ho detto niente, io sono uno che si adatta velocemente alle usanze dei paesi che visita.

Vado alla reception, mi dice il tizio tutto gallonato come il Gran Mogol, Le abbiamo riservato la Charles Bukowski Suite, uso frigobar compreso nel prezzo.

Azzo, son contento, non gliel’ho detto ma l’ho pensato, che stare in una suite col nome di un autore che ho letto molto volentieri e amato, in un passato non troppo prossimo in verità, mi ha fatto molto piacere.

Vado su, dò la mancia al facchino, la stanza è un po’ una delusione.

Poco luminosa. Una finestra dà contro un vicolo, e tutto ciò che si vede è un muro di mattoni. Sporchi e fuligginosi. L’altra, dà sull’ippodromo.

Il frigobar, è pieno di ogni ben di dio. Guardando meglio, ci son solo liquori da hard discount e birra.

La stanza non mi sembra molto pulita, ma è quando entro in bagno che avverto L’Orrore.

Puzza di Vomito.

Puzza di Vomito contagioso.

Tutto sembra attaccaticcio.

Mi sento già attaccaticcio anch’io.

Esco. Prendo la mia valigia e torno direttamente alla reception.

Allora poi m’han cambiato di stanza, m’han messo nella Henry Miller Suite, e lì son stato proprio bene.

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disegno scemo

Dice Noam Chomsky, nell’ultimo numero di Internazionale, che Bush vorrebbe che nelle scuole si insegni, oltre alla teoria evoluzionista, anche quella del Disegno Intelligente.

La teoria del Disegno Intelligente è una cosa che alcuni scienziati religiosi, mi si perdoni l’ossimoro, sostengono, dicendo che l’Universo è troppo complesso per essersi sviluppato da solo.

Secondo questi signori, l’universo ha avuto bisogno di una spintarella dall’alto, per diventare così complesso com’è diventato. Sempre secondo questi signori, questa teoria sarebbe scientifica, secondo altri invece si tratterebbe solamente del solito vecchio creazionismo, camuffato per renderlo più appetibile.

La teoria del Disegno Intelligente, si sa, è una boutade (alcuni direbbero boutanade). Se può essere credenza religiosa, peraltro contrastata anche dalla Chiesa Cattolica, che afferma che l’evoluzionismo non è in contrasto con la Bibbia, certo non può essere teoria scientifica.

Dice Bush, dice Noam Chomsky, che il Disegno Intelligente dovrebbe essere insegnato nelle scuole insieme all’evoluzionismo, per, per così dire, par condicio.

Dice Noam Chomsky, che se inseriamo il Disegno Intelligente, sarebbe opportuno, per, per così dire, par condicio, inserire anche la teoria del Disegno Maligno, da lui inventata lì per lì.

Se dovessimo scegliere tra il Disegno Intelligente e il Disegno Maligno, dice Chomsky, si propenderebbe per il Disegno Maligno, che se non altro ha almeno una prova dalla sua: l’esistenza della crudeltà nel mondo.

Io proporrei l’insegnamento nelle scuole della teoria del Disegno Scemo, che almeno ha il vantaggio di spiegare l’esistenza di Bush.

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come si sente

Come si sente, lei, in questo momento, adesso che le è crollata la casa, è morta sua moglie e cinque dei suoi figli, mentre il sesto, il più piccolo, rimarrà tetraplegico per tutta la sua vita? Come si sente? È più affranto, disperato, abbacinato o attonito?

Eh, come si sente, bella domanda del cazzo, vai a lavorare.

Che quando succede qualcosa di brutto, è sempre pieno di telegiornali che sguinzagliano i loro giornalisti

(sguinzagliare, si dice così, sembra una frase fatta, ma il paragone coi cani, è azzeccato abbastanza)

e fan queste interviste alla gente, gente a cui è appena successo qualcosa di bruttissimo.

Come si sente?

Mi ricordo Bertrand Russell, ve lo racconto come me lo ricordo, non mi ricordo neanche dove l’ho letto, che una volta Bertrand Russell ha avuto un incidente aereo in mezzo al canale della manica.

Erano morti tutti.

Tutti, tranne lui.

Lui era riuscito a uscire dallo sportello di sicurezza e aveva attraversato la manica a nuoto.

Allora, quando è arrivato in inghilterra, c’era pieno di giornalisti che volevan fargli un sacco di domande. Che poi il succo era

Lei, che è riuscito a sopravvivere all’incidente, lei che era perfettamente cosciente che gli altri fossero tutti morti, in quelle lunghe ore di attraversamento a nuoto della manica, che cosa pensava?

E lui aveva risposto

Che faceva un freddo boia.

Come appendice, sembra che Bertrand Russell, quando qualcuno gli chiedeva perché non smetteva di fumare, Lei, matematico, filosofo dei più sommi del secolo, lei non riesce a liberarsi di questo vizio?
e lui rispondeva
Fumare m’ha salvato la vita. Sull’aereo non fumava nessuno, allora son andato a fumare vicino allo sportello di sicurezza.
Ed è così che mi son salvato.
Fumando.

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io li so, i nomi

La settimana scorsa avevo preparato un bel pezzo su Pier Pietro Parolini, ché ieri ricorrevano i trent’anni dalla sua scomparsa.

Scomparsa, si dice.

Poi, ieri, ho visto che ne han parlato tutti o quasi, allora non l’ho messo. L’ho addirittura cancellato.

Non mi piaceva, ho visto il tono di tutti gli altri, allora l’ho cancellato.

Che poi, Gian Antonio Pavolini, non è che fosse questo grande scrittore.

Ho letto Petrolio, ho letto Teorema

(che era quello che faceva Prendi una donna / Prendila a ore / Meglio se di colore / E se ti chiede i contributi / falle tanti saluti)

ho letto Ragazzi di vita, ho letto diverse altre cose.

Non m’ha mai impressionato, come scrittore, Franco Maria Tavolini.

Ma una cosa che m’ha cambiato la vita, quando avevo diciott’anni, è stato leggere gli Scritti Corsari, di Giulio Cesare Cavolini, che non son scritti letterari, ma scritti giornalistici apparsi qua e là.

Quelli son belli, m’han cambiato la vita.

Allora io lo saluto, Gian Giacomo Carolini, e lo ringrazio di tutto.

(Io li so, i nomi)

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io sono un fonometrografo

Tutti vi diranno che non sono un musicista. È vero.
Fin dall’inizio della mia carriera, mi sono, immediatamente, situato tra i fonometrografi. Le mie opere sono pura fonometria. Che si prenda il Fils des Étoiles, i Morceaux en forme de poire, En habit de Cheval o le Sarabandes, si vede bene che nessuna idea musicale ha presieduto alla creazione di queste opere. Il pensiero scientifico le domina.
Del resto a me piace di più misurare un suono che ascoltarlo. Col fonometro in mano, opero allegramente e senza indugi.
C’è qualcosa ch’io non abbia pesato e misurato? Tutto Beethoven, tutto Verdi, eccetera. È molto strano.
La prima volta che feci uso di un fonoscopio, osservai un si bemolle di media grandezza. Non ho mai visto, ve lo assicuro, nulla di più repugnante. Chiamai il mio cameriere per farglielo vedere.
Sulla bilancia, un fa diesis qualsiasi, del tipo più comune, toccò i 93 chili. Era stato emesso da un tenore molto grasso, che pesai ugualmente.

Oggi ricorre l’anniversario della caduta del primo dentino di Erik Satie, compositore senza pari, e io e Melpunk abbiamo pensato di commemorarlo. Il pezzo è tratto dai suoi Quaderni di un mammifero, uscito da Adelphi nel 1980.

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sulle ragioni del commentare

Dicono che quei che commentano nei blog son soltanto della gente che ha un blog e che lo fa per ragioni altre rispetto al contribuire alla discussione.

Queste altre ragioni sarebbero da un lato marchettare: si intenderebbe così dar pubblicità al proprio blog; dall’altro non-marchettare: si intenderebbe così rimorchiare persone dell’altro sesso possibilmente non a pagamento.

Spesso anche a me vengono queste idee, ma poi le spingo in un angolo della mia testa, ché aver un po’ di fiducia nella natura umana, mi fa piacere.

Beh, oggi, nei commenti a questo post, ha fatto la sua comparsa Gianluca Morozzi, che non ha un blog, e che è autore alquanto stimato qui, nonostante in quello stesso post ci si burlasse di lui.

E questo post è solo per bullarmene con voi.

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dove si segnala lo sbraco completo di questo blog (un post di gossip)

Questo blog, frequentato da personalità di altissimo rilievo, si segnala da sempre come un’oasi di Cultura in un mondo devastato dall’inerzia, dall’inedia, dall’idiozia. Che poi sarebbero le famose tre I del governo.

Ieri ho fatto un post che si chiamava il grado zero del bloggamento, un post dichiaratamente lingua-in-guancia, nei commenti del quale si sono un po’ tolti un po’ di legacci, un po’ di pudori, un po’ di paletti. Scopriamo infatti che Giancarlo Tramutoli, grande poeta potenziale (nel senso di lucano), guarda l’isola dei famosi e che ha un debole per Hugh Grant, che Seia Montanelli, critica letteraria sul suo blog paese d’ottobre, sulla rivista Origine e su Stilos, anche lei guarda l’isola dei famosi. Si scopre anche che lo zio eìo sa a memoria il film Notting Hill e conosce vari segreti della vita di Hugh Grant e di suo fratello. Non siam riusciti a far dire nulla di compromettente a sonetti, e di questo mi dispiaccio assai.

Pare anche che il fratello di Seia Montanelli si rada il petto.

Ma questo non è confermato.

(ve l’avevo detto o no, che qua s’abbassava il livello…)

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