un blog che parla di niente

Categoria: c’è vita oltre la banca (Page 2 of 4)

incasinato

qui dopodomani si finisce l’esperienza di lavoro nella banca, ci son ancora delle cose da sistemare (tutto quell’arretrato, riuscirò a sbolognarlo a qualcuno?), gente da salutare (ricordarsi stamattina di telefonare al direttore generale), festicciole da fare (ricordarsi di ordinare valdobbiadene e pizzette).
fine settimana scrutatore per i referendum, ero già stato segretario ma scrutatore mai, sto pensando di scrivere qualcosa sull’esperienza di scrutatore, ci stavo pensando che mi è venuto in mente un titolo bellissimo ed originale, io lo scrivo qui, ma non me lo fregate, ché ci ho messo dei giorni per tirare fuori questa cosa così intelligente e al di fuori della norma, che si attaglia bene con quello che voglio scrivere nel weekend. il titolo sarà: la giornata d’uno scrutatore.

gente che ti parla alle spalle

io ero lì che salivo sui monti con polli, che ho scoperto che andare su per i monti è una cosa che mi piace che uno mentre cammina anche se è in compagnia può star solo, pensare delle cose. che uno andare su in montagna, l’aria si rarefà, l’umanità si rarefà, il pensiero s’approfondisce.
io ero lì che salivo, pensavo quanto sia futile salire in montagna, portarsi dei libri, che le altre volte che me li ero portati, poi eran rimasti lì, nello zaino, inusati.
poi eravam saliti, siam saliti tanto fino a duemilaquattrocento metri, che si sprofondava nella neve fino al cavallo dei pantaloni, ci siam messi su una rocca, ci siam seduti, abbiam mangiato, poi mentre che eravamo lì, m’è venuto in mente che io avrei volentieri letto una storiella a polli, ad alta voce. polli, m’ha detto di sì.
ero lì che leggevo, sento un rumore. continuo a leggere, vedo con la coda degli occhi uno stambecco, uno stambecco maschio, con lunghe corna, che s’avvicina. continuo a leggere, che lui si faccia i fatti suoi, vedendo che non siamo aggressivi, ci facciamo i fatti nostri. sento una voce, un po’ nasale, un po’ belata, un po’ come quella di eros ramazzotti col naso tappato, che dice Piero, piero, vieni qua, che c’è uno che legge quella storia di Marradi, di melegari e di Dino Campana, e l’altro Quella di Sibilla Aleramo, che in realtà si chiamava Rina Faccio? Eh quella, quella, gli dice il primo. Ma l’abbiamo già sentita un fracco di volte, fa l’altro Ma questo tipo legge quasi bene come giorgio A allora vengo. sento una terza voce, più acuta delle altre due, che dice Sbaglio o avete detto Marradi, che io ho conosciuto una capretta di Marradi che ci trovavamo e io la incapreStai zitto, gli risponde l’altro. e intanto io continuo a leggere, e sento le voci che discutono, se ne aggiungono delle altre, alcune che parlano di come leggo, con delle opinioni contrastanti, alcune che aggiungono aneddoti sulla vita del poeta Dino Campana, e un’ultima che parla delle sue conquiste sessuali. poi finisco di leggere, mi giro indietro, non c’era più nessuno.

nota: il racconto di cui si parla è tratto da Vite brevi di idioti, di Ermanno Cavazzoni.

aggiornamento: psst: ce n’è una versione online qui!

son soddisfazioni…

quella storia là dell’altro giorno m’ha fatto venire in mente una volta che io quando facevo l’università facevo anche il tecnico di computer. il tecnico, l’installatore, e anche il venditore.
come venditore ero così così, ché riuscivo a vendere solo i modelli che mi piacevano, quelli che mi facevano cagare, personalmente, il datore di lavoro poteva tenerseli lui. non era mica così che si doveva fare, ché i modelli migliori si vendevan da soli, eran le ciofeche che bisognava spingere, m’aveva detto il capo. eh, io non ci son mai riuscito. vender delle cagate, ti fa venire il karma cattivo, pensavo. come tecnico e come installatore, ero bravo. tanto bravo che una volta che c’era da installare qualche decina di macchine in un ente, m’han mandato a me. riconfigurare la rete e tutto. ero tanto bravo che i pc mi son venuti a noia. in effetti poi son passato al mac. che m’ha dato delle soddisfazioni.
ma questo non c’entra niente con quello che volevo scrivere, voleva solo essere un antefatto, ma mi son fatto prendere la mano, si vede. facevo l’università, e mentre lavoravo, che bravo ragazzo. lavoravo a chiamata, se si può dire così. mi dicevano domani ci sei? e io dicevo si ma solo dopo le tre del pomeriggio oppure solo fino alla mezza e cose così. una volta mi telefonano al venerdì sera mi dicono domani mattina ci sei? eh, domani mattina, gli dicevo, domani mattina non ci sarei, che dovrei andare in un posto. ah, mi dicevano, che domani mattina sarebbe importante che tu ci fossi e allora io dicevo va bene, contàtemi. allora la mattina dopo io vado al lavoro e dove mi mandano? a prendere delle damigiane di vino dal contadino e portarle a casa loro.
son soddisfazioni…

le sconcertanti rivelazioni del supino vladimir

vladimir, è un mio amico. un giorno mentre ero in montagna m’è venuto in mente di raccontare le sue eroiche gesta, e l’ho poi fatto, qui e qui. quella volta che l’ho visto in mercedes, dopo il suo tanto inveire contro le mercedes e i loro proprietari, m’ha messo tristezza. e l’unica volta che l’ho incontrato dopo, lui ha scansato la domanda. oggi quindi, quando stavo andando a casa dopo essere uscito dal lavoro, vederlo che anche lui stava facendo il mio stesso percorso, m’ha fatto venir voglia di rincorrerlo. m’ha guardato, s’è accigliato. ché lui sa tutto, lui lo legge questo blog, sa perfettamente che cosa io e i miei lettori vogliamo sapere. m’ha guardato, s’è accigliato. uela, gli ho detto, ei, m’ha detto lui. si vedeva, non era mica tanto felice di vedermi. raccontami tutto, gli ho detto. eh, raccontami tutto, m’ha detto lui, raccontami tutto è facile da dire, ma te non c’hai mica idea di quanto mi son sentito in colpa quel giorno là, mi sentivo come un ladro. quel giorno là ho girato un po’ sulla mercedes e andavo veloce veloce senza guardare non volevo che mi vedesse nessuno mi sentivo come un ladro, porca miseria, che lo san tutti che io le mercedes le odio, odio chi le guida, odio chi le produce, ed io, proprio io, io che ho espresso a tutti i miei sentimenti contro le mercedes, proprio io, vado in giro in mercedes. che quando ti ho visto che eri lì al semaforo allora io mi son fiondato via anche contro il parere contrario del semaforo, ché non volevo che mi vedessi. son scappato, mi son chiesto m’ha visto o non m’ha visto m’ha visto o non m’ha visto, poi, qualche giorno dopo, apro il tuo blog e mi son detto m’ha visto. porca puttana. così adesso lo san tutti che quel giorno là io ero in giro in mercedes, contro tutto ciò che ho di più sacro. io ho sperato, pregato, implorato che non mi avesse visto nessuno, e invece. e invece lo vedo scritto lì, con tutta la storia che io odio le mercedes, e mi son sentito una merda. ma veramente una merda. volevo non incontrare più nessuno, mi guardavo intorno, che lo so che quei che mi conoscono lo leggono il tuo blog, e non volevo incontrare nessuno. poi l’altro giorno t’ho incontrato, non t’ho detto niente. son svicolato anche quella volta lì.
vladimir, con quelle parole, m’ha mosso a compassione, tanto che io non volevo più saper niente di cosa ci faceva quel giorno lì in giro con una mercedes ma lui continuava a parlare, che lo sapete che vladimir quando comincia non si ferma più, che io quel giorno lì non ci volevo salire su quella mercedes, m’ha detto vladimir, avrei fatto tutto pur di non prenderla, ma ero lì, in ufficio, s’avvicina il capo, appoggia le chiavi sulla mia scrivania e mi dice Non mi porteresti mica a lavare la macchina?

il lato oscuro del completismo

sono andato a vedere la vendetta dei sith. è senz’altro il migliore della trilogia. ma non eguaglia nessuno dei film della vecchia, di trilogia, e non si avvicina neanche al mio standard di film decente. lo sapevo, ma ci sono andato lo stesso, a vederlo. m’ha catturato il lato oscuro del completismo.

aggiornamento: se proprio volete sapere come va a finire la saga, vi consiglio di prendere il fumetto che c’era venerdì scorso con repubblica, che pur assai brutto, riassume tutta la trilogia-prequel. vi perdete gli effetti speciali, ma ormai, gli effetti speciali, son talmente comuni che dovrebbero essere definiti effetti banali, non effetti speciali.

riaggiornamento: adesso spetto sin city. speriamo in bene…

quel gran genio del mio amico

se qualcuno s’era domandato dov’era finito il mio amico vladimir, v’informo che è vivo e sta bene. l’ho incontrato oggi pomeriggio uscendo dal lavoro e m’ha detto che cazzo ti scrivi sul tuo blog, m’ha detto, che quando non c’hai idee tue devi tirare fuori quello che ti dicono gli altri e ti fai bello con la gente a spese mie. ho capito subito che si riferiva a quel post là, andatevelo a leggere se non lo avete ancora letto, io non lo so se ti sembra il caso a te di tirare in mezzo della gente che con il tuo cazzo di blog non c’entra niente, quando non c’hai un’idea che sia una, m’ha detto vladimir. senti vladimir, gli ho detto, ma primo non ti ho citato col tuo nome e secondo che cazzo ci facevi con quel mercedes da coglioni che a momenti mi mettevi sotto? non è che hai la coda di paglia? lui ha abbassato gli occhi, vado a comprar le sigarette, m’ha detto. t’aspetto, gli ho detto. quando è tornato m’ha detto, m’è piaciuto quel post su rutelli di ieri sera. eh, grazie, non è stato un grande sforzo, gli ho detto io. che la palombelli, m’ha detto lui, la palombelli te la leggi su repubblica, la ascolti su radiodue, ti sembra persino una intelligente, m’ha detto vladimir, ma poi se pensi che sta con quel coglione di suo marito, allora ti cascano le palle. che io non lo so, magari la palombelli è cogliona anche lei, non si può mai sapere, ma io non lo direi, che è cogliona, la palombelli. è anche una bella signora, m’ha detto vladimir. ma come fa a stare con quel coglione di suo marito, non lo so. è una cosa che mi urta dentro, pensare che la palombelli sta con rutelli, m’ha detto lui, è una cosa che mi fa star male. che poi magari viene fuori che rutelli è anche uno intelligente dentro casa, è solo quando esce di casa, proprio nel punto preciso sulla soglia, gli viene la coglionìte, una malattia acuta che lo colpisce e ogni cosa che dice o che fa è una cazzata. mi vien da vomitare, m’ha detto lui. vabbé adesso devo rientrare al lavoro, m’ha detto lui, stammi bene e salutami tutti. e se n’è andato.
adesso che ci penso non m’ha mica risposto, su quella storia della mercedes.

la musica è una catena

pecus m’addita pubblicamente tra i continuatori della staffetta musicale, e allora proviamoci.
Volume totale dei file musicali sul mio notebook:
26,22 Gb. la maggior parte sono mp3 rippati da cd che ho lasciato al paesello.
L’ultimo cd che ho comprato:
sull’iTunes music store Lullabies to paralyze dei Queens of the stone age
su supporto fisico Real gone di Tom Waits, l’anno scorso
Canzone che sta suonando ora:
nessuna, ma per strada ascoltavo Le aquile non volano a stormi di Franco Battiato
Cinque canzoni che ascolto spesso o che significano molto per me:

  • My Favorite Things di John Coltrane
  • Girl/Boy di Aphex Twin
  • le Gnossiennes di Eric Satie
  • Iron Man dei Black Sabbath rifatta dai Bad Plus
  • I am the walrus dei Beatles

questa era molto difficile. tra cinque minuti potrebbe esser diversa

Cinque persone a cui passo il testimone:

e adesso son tutti affari loro
(e lo so che son più di cinque…)

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