un blog che parla di niente

(scusate)

1.
Sto leggendo un libro che si chiama Free, di Chris Anderson, che è uno di quei libri che partono da una buona idea, ma sono stati distrutti dal capitalismo. Mi piace dirlo così, ma si potrebbe anche dire distrutti dal mercato, o dal commercio. Perché è una buona idea, davvero, ma è una buona idea che si può riassumere in una pagina, e si può spiegare, analizzare e storicizzare in un massimo di venti o trenta. Solo che un libro di venti o trenta pagine non si può vendere in nessun modo, e così Anderson ha scritto, scritto, e scritto ancora, così il libro fa duecento pagine, e si vende facilmente. Son cose che mi dispiacciono, ché poi purtroppo gran parte dei libri, specie questi libri saggistico-divulgativi americani, son così, e alla fine a uno conviene leggersi il riassunto di wikipedia, risparmia soldi, tempo, e sbadigli.
Dopo si lamentano se i libri invece di comprarli li scarichiamo gratis. E vorrei ben vedere. Il libro, d’altronde, si chiama Free, e se fosse free, gratis, varrebbe più di quel che costa.

2.
Ci son degli scrittori che riempiono i loro libri della musica pseudo- figa che ascoltano, che riempiono i loro libri dei libri pseudo-fighi che leggono, e tu, quando li leggi, ti accorgi che dovresti dire com’è figo, com’è intelligente, com’è colto questo qua che ascolta la stessa musica post-adolescenziale che hai ascoltato tu, che legge gli stessi libri post-adolescenziali che hai letto tu, e invece no, quel che ti vien da dire è che quello lì scrive i libri solo per darsi delle arie, farsi vedere com’è figo, com’è intelligente, com’è colto.
Cari scrittori, la tecnologia vi può salvare: apritevi un twitter, che poi è pure di moda e fate la figura di quelli che ne sanno un sacco, apritevi un twitter così potete twittare i vostri dischi e i vostri libri e far vedere come siete fighi, furbi, intelligenti e colti, senza dover riempire i vostri libri di queste cagate e quindi senza spaccarci troppo la minchia.
(scusate)

3.
A volte mi vengon dei pensieri che non so bene cosa farne. Li scrivo, poi vedo che non stanno bene con niente, mi vien l’istinto di buttarli, ma poi mi dispiace, buttar via la roba. È proprio una cosa che mi dà fastidio, non so da dove viene fuori, questa cosa che non riesco a buttar via niente. Secondo me son ricordi di racconti dei tempi di guerra e di carestia, dev’esser qualcosa che mi ha raccontato mio nonno, che d’altronde, mi ricordo, aveva un armadio intero pieno di sacchetti di plastica.

32 Comments

  1. Reloj

    Mi ricordo che mi hanno detto, un giorno, che Sostiene Pereira era in origine un racconto, e che l’editore chiese a Tabucchi di stiracchiarlo per riempire un po’ più di pagine. Io mi son sempre immaginata che è stato allora che Tabucchi ha aggiunto tutti quei “Sostiene Pereira”.
    (questa è la mia busta di plastica)

  2. bloggointestinale

    mi sento avanti, tuittare i dischi da anni.

  3. B

    Come si fa a buttare via la roba che hai scritto, Alessandro? Noi poi la raccoglieremmo comunque e alla fine la studieremmo e riusciremmo a trovarci del bello, ma del bello lo stesso. Conosco uno che si veste a strati e sotto c’ha sempre delle polo del quindici-diciotto e se gli dici Buttale via lui poi si giustifica Le uso a stare in casa e così c’ha la casa piena di polo del quindici-diciotto e anche di estratto di caffè come si usava negli anni cinquanta, per metterlo nel latte la mattina (che al bar ci va solo se ha sonno, mah…). Adesso ha acquistato una macchinetta per fare il caffè e io non ci potevo credere che infatti non ci credo. Mia nonna nell’armadio ci teneva i gomitoli e i Rakam e i Mani di Fata e anche le sue borsette di ragazza, con dentro i ricordini di tutti i morti che conosceva solo lei. Adesso però li conosco anch’io, tutti quegli amici di mia nonna tutti morti. Però è vero che non ce n’erano, di parole, ma solo delle fotografie con delle frasette tutte quasi uguali, non davano fastidio, a leggerle.
    Che adesso mi viene paura di sembrare furba, intelligente e colta, e perciò metto il punto adesso subito. (Quell’altra cosa non ho paura di sembrarla lo stesso, invece, anche se scrivessi L’Eio Commedia).

  4. essere disgustoso*

    1) c’è gente che acquista i libri di fabio volo. cioè, li paga.

    2) ogni riferimento a fabio volo è puramente casuale.

    3) fabio volo ci è diventato scrittore, con quella tecnica.

  5. Petruschov

    Ce l’ho anch’io quella malattia del non buttar via, ma non mi ci faccio troppi pensieri sopra sul perché e sulle carestie: mi han convinto che è perché sono del Cancro, e tanto mi basta.
    Riguardo poi ai libri farciti di sgraziate citazioni pseudofighe, mi faccio bello di essere riuscito a leggere tutto, ma proprio tutto, Destroy della Santacroce. Con fatica e abnegazione, ma volevo vedere quanto in basso riusciva ad arrivare (e poi poterlo dire, scusa).
    Ad essere disgustosi, invece, assicuro che Fabio Volo vende un sacco (che vendevo libri quest’estate) e anche che una mamma me l’ha portato indietro incazzata nera che l’aveva comprato per sua figlia ma lei non la voleva quella schifezza lì, che gliel’aveva comprato per convincerla a smetter di fumare, e invece quello lì si fumava le canne. E ce l’aveva con me che mi permettevo di mandar via la brava gente con nella borsa robe del genere.

  6. Federico

    devo ammettere che una volta l’ho comprato anch’io un libro di Fabio Volo, che ci posso fare, volevo vedere come scriveva.
    Comunque per non buttarla troppo lunga, io con la roba che uno pensa che la dovrebbe buttare, ci sto tirando avanti il mio blog, fai un pò tu…

  7. Kemestry

    Una nota sul punto 1: il libro di Chirs Anderson è leggibile gratuitamente in rete. Attenzione pero’, perchè questa possibilità è solo per gli utenti statunitensi e inoltre non è possibile ne scaricarlo ne stamparlo, non proprio il massimo della comodità per la lettura…non così Free coem sembra insomma!

    Ce ne siamo occupati anche noi brevemente qui:

    http://www.ninjamarketing.it/2009/07/09/free-the-future-of-a-radical-price-di-chris-anderson-e-leggibile-online/

  8. paopasc

    Io per il fatto di non buttare via mai niente alla fine c’ho avuto pure dei fastidi.

  9. daniela_elle

    szio sono completamente daccordo con te, ma proprio completamente e senza ripensamenti, la decenza all’editoria e agli scrittori talvolta difetta vistosamente

  10. Alessandro

    Io il libro di Chris Anderson l’ho scaricato in pdf, mi sono accorto adesso che si tratta di una versione Abridged, ovvero condensata (non oso immaginare la versione estesa), sponsorizzata da Adobe, e in effetti pensavo fosse scaricabile gratuitamente, dopo le polemiche che avevo sentito, ma mi accorgo che questa versione qui era data come premio di un concorso, e quindi sto leggendo Free gratuitamente, ma in una versione che ho, senza saperlo, ottenuto illegalmente. È stranissimo.

  11. donatella

    si chiama analita’ il bisogno di trattenere , di non buttare via niente che poi non si sa mai puoi sempre dire che ce ne hai uno anche tu. comunque da buona siciliana ho apprezzato l’utilizzo della parola “minchia” che anche in uso ad un cuneese suona abbastanza bene.

  12. donatella

    hai dimenticato di spiegare come mai piace tanto agli italiani un termine che definisce un attributo maschile espresso al genere femminile

  13. Alessandro

    Ah non lo so, non voglio intromettermi in queste discussioni che poi son anche tempi delicati, mi dicono, però a me quella parola lì m’han detto che si usa al posto della virgola (detta anche piccola verga) (o così dice la crusca).

  14. donatella

    non solo: come rafforzativo, o anche qualificativo, tipo “fare le cose amminchia . Comunque hai ragione tu sono tempi delicati e di crisi… meglio lasciar perdere, comunque se puo’ interessarti, poniamo al maschile gli attributi femminili. scambio di generi.

  15. Roccia

    Ottime considerazioni. Che poi, se parliamo di Baricco & co… Meglio fermarci a discutere della minchia, è molto più divertente e interessante (il discuterne, non la minchia).

  16. Alessandro

    Io sono un fanatico di quella parola lì, ci avevo anche scritto un pezzo, sul suo uso: 🙂

  17. Federico

    donatella però a Milano è più di moda l’attributo femminile come intercalare

  18. Quaest-io

    Secondo punto del post particolarmente illuminante per me. Io ho un amico che scrive delle poesie, le legge ad alta voce nella sua stanza e poi brucia i fogli dove le aveva scritte; un giono gli chiesi il perché, lui mi ha risposto: Paganini non ripete, mai.

  19. Petruschov

    Minchia, il tuo amico fa le pèrformans più esclusive che abbia mai sentito.

  20. ruphus

    di solito quegli autori che riempiono i libri di belle canzoni che conoscono, spaccano anche le balle con una serie di ricette fighe, magari a volte anche di ristornati fighi, spesso parlano di vestiti fighi con parole fighe. ma soprattutto le ricette non le sopporto.

  21. ruphus

    donatella: non sono sicuro perché non sono siculo, ma in siciliano l’analogo femminile della minchia ha un nome maschile, giusto? come in spagnolo, e la gente non si fa problemi

  22. donatella

    scusate, ma non posso…vorrei, ma proprio non posso. Sono in
    http://www.youtube.com/watch?v=YOY_aqkUTxY&feature=fvst.
    alla prossima

  23. frank

    anche mio nonno aveva un’armadio pieno di sacchetti di plastica! beh, pieno pieno no, però abbastanza. ed erano tutti ripiegati fino a diventare un quadratino di 10 centimetri. e poi aveva pure un cofanetto metallico bello, di quelli delle caramelle di una volta, tutto pieno di viti e rondelle. e ogni volta che ne trovava una ce la metteva dentro. e , sempre nello stesso armadio, aveva la scatola degli “zuccherini” per il caffè, ma quando con mio fratello andavo da lui ce ne dava sempre uno a testa.

  24. Bill Lee

    A me pare giusto che se uno scrive un libro “suo” ci sbatta dentro la musica e i film che piacciono a lui.. Poi sta a te decidere se leggerlo o meno, ma uno scrittore è ovvio che non veda l’ora di scrivere di ciò che gli piace.
    Oltretutto se uno si apre un twitter perchè è di moda, a mio modestissimo parere, è proprio un gran coglione.
    Per quanto riguarda il punto 3: io non so scrivere, mi fa schifo quello che scrivo, ma continuo comunque a provarci. Però credo di aver buttato via il 90% delle cose che ho scritto.

    PS mio nonno non aveva viti ne sacchetti. Solo una scorta infinita di mentine e caramelle. Da piccolo avevo sempre mal di gola.

  25. cica

    Mio nonno no sò, che lui è morto quando ero piccola e nessuno mi ha detto cosa teneva negli armadi. L’altro nonno è morto ancora prima e quindi niente.
    Però, se può interessare, ciò un marito che non butta via niente. Può essere che dipenda dal fatto che è del Cancro pure lui. Fatto sta che in garage tiene le gomme di una macchina che abbiam demolito otto anni fa. E pure una catena da neve spaiata che l’altra l’abbiam persa sotto la galleria per le terme di Vinadio. Vabbè, comunque gli ho regalato tutte le mie scatole di latta dei biscotti che ci tiene anche lui le viti e le rondelle e l’ho fatto felice.
    Adesso che ci penso, lunedì è il nostro anniversario di matrimonio. Devo trovargli una scatola di latta del caffè per i chiodi.
    Poi a me, i libri di Fabio Volo non piacciono nemmeno gratis in biblioteca.

  26. laperfidanera

    Ma chi è ‘sto Fabio Volo? qui in Spagna non si è mai sentito nominare. Che roba scrive? (come genere, intendo).

  27. foread

    ho letto il tuo post al contrario. dal punto 3 al punto 1. e mi è piaciuto lo stesso. son cose che fan riflettere.

  28. Dalailaps

    Nick Hornby, sul punto 2, ci ha messo su una carriera.

  29. signoradicampagna

    per cica
    tanti auguri a te e a tuo marito.

  30. cica

    @signora di campagna: grazie, magari se ne ricorda pure lui questa volta 😉

  31. lindalov

    Meno male che non sono una scrittrice altrimenti sarei rientrata perfettamente nella descrizione di quelli che spaccano la minchia.
    Quando bevi un bicchierino in più sei più allegro e straparli. Bello.

  32. Petruschov

    Ah ah! È vero, anch’io in ripostiglio ho le ruote di una bici che ho buttato via anni fa! Devo proprio andare a farmi vedere, con questa cosa del Cancro, magari si può togliere, mi sarebbe sempre piaciuto essere Caprimulgo, o magari Pollastro. O anche Mutandari.

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