dal milleottocentodicianove ne son passati di anni. ed è bello sapere che quasi due secoli non sono passati invano, che l’evoluzione della lingua ha portato ad una rivoluzione nella poesia, che ci son degli eredi che possono raccogliere il testimone lasciato dai grandi del passato. chiaro-scuro ha scritto trovato su un newsgroup (ma potrebbe essere come il manoscritto del manzoni) una poesia, che gronda del segno dei nostri tempi. si chiama
L’infinito
Mi fà minghia troppo godere questa collina deserta
e questa siepe, che non mi fà vedere
un tubo comunque, vabbhè, ormai sono quì.
Però, se stò seduto e guardo
mi immagino dei carinissimi silenzi
e una tranquillità mitica
e per poco, minghia, non sclero.
E se sento soffiare il vento tra queste foglie.
Io penso che il vento fà rumore
E invece io mi immaginavo che minghia era tutto zitto.
e penso a tutto il resto
tipo al passato
tipo al presente inzomma l’attimino dove minghia cioè inzomma stò qua.
E sono tutto intrippato e minghia stò sdando
minghia è troppo figo domani ci torno.
Fermo! Io ho TRASCRITTO la poesia. Non è mia… l’ho copincollata da un niusgrup.
Spero che questo non ne diminuisca il valore 😛
fiore demente
a volte io dimentico per poco
la chiara voce del tempo presente
@regulus: e io che ti pensavo poeta! puh! 😉
@sonetti: meno male che ci son qua io a farti riflettere 😉
Una perla. Non fosse così lunga, la copiaincollerei pure sul riquadro del mio blog! 😀
fai pure, se non è public domain, lo è diventata 😉
agghiacciante…
A Queneau sarebbe piaciuto.
Io avrei detto (im)bevuta d’altro, ma soprassediamo.
forse che sì, forse queneau…
a me, comunque, è piaciuta tantissimo.
sarà che la sento imbevuta di Zeitgeist
🙂
dovresti saperlo che lo zeitgeist son mica tutti fiorellini, eh 😉
benzonetto della sera
anna sirella
cozza del mattino
anima del collare
stufa lasciva
ambas
ambas