Son andato a prendere il pane, volevo quattro roselle, mi son sbagliato, ho detto rosette. Mi son corretto, ho detto Scusa, volevo dir roselle, e lei, No no, è giusto, rosette. È strano, a me è sempre venuto da dir rosette ma mi son sempre corretto, mi sembrava che lei dicesse roselle. Tu le hai sempre chiamate roselle, mi dice, e io ho sempre capito, che volevi dir rosette.
È un anno e mezzo che vengo qui, e ho sempre sbagliato a parlare.
l’importante è che vi capite, comunque, alla fine 🙂
Rosetta Sensi, quindi.
Comunque la mia ragazza pensa che si dica “autoparlante”
il filone del ferrone effettivamente alle volte diventa la bozza pratese o il guanciale bucato. quindi un applauso ai fornai che capiscono sempre quello che si intende.
avevo una ragazza che si chiamava rosella ma io, per qualche settimana, l’ho chiamata rosetta ma a lei non interessava. a e non era solo una questione di baguette.
“autoparlante” è giusto no? KITT di supercar
Carmina non dant panem; inquesto caso sì.
Secondo me bisognerebbe fare una class action contro i panettieri. Perchè ognuno ha la sua nomenclatura, e non sai mai a quale standard aderire. Il mio panettiere, poi, proprio i nomi non li mette in vista, e quindi io ordino sempre “due di quello lì” “quale, questo?” “no, quello lì”
Roselle però è decisamente un nome più bello e chic! Io fossi in te continuerei a chiamarle così!
sei uno che “parla come mangia”, allora. 🙂
(sul Café, torna sul Café!)
oddio @sara scusa ho capito solo ora! pensavo parlassi della moglie di obama e mi sforzavo di capire che cosa ci entrasse.
sorry
Mi sento come se fossi un pezzo di pane….
E’ bello sapere che ci sono panettieri onesti: ne conosco qualcuno che se ne sarebbe approfittato
C’ho avuto un coinquilino per 6 mesi, Enry. Per tutto questo tempo ho pensato che fosse una persona molto sgarbata di quelle che a chiamarle è come se sbagliassi nome. Si chiamava Ivan, infatti.
Beh tranquillo, si inizia a parlare bene bene verso i 2 anni
🙂
Tutto questo perchè non conosci gli zoccoletti. Tutti i sabati io e mia moglie facciamo 10 km per andare da un fornaio dove la commessa mi mette da parte 15 zoccoletti e qualche ciabatta morbida che a casa nostra vanno a ruba.
Immagino che le michette le chiami Michelle.
Michelle, ma belle.
secondo me sono tutti curiosi di sapere cosa chiedi al banco dei salumi
meandro, dal calzolaio cosa compri?
Ma le micherisse come le chiami?
Quando il comprendere va oltre le parole…
bisogna prender l’esempio dai milanesi che al panettiere (-al prestinée, lo chiamano- ci chiedon sempre l’amichetta
certo che il signor meandro e la sua signora, eh, dieci chilometri, con le ciabatte e gli zoccoletti, chissà come son ridotti quando arrivano a casa (magari è per quello che ne compran così tante paia)
Passi per Lucia ma adesso anche marchino. Intanto è maeandro e non meandro. Poi il pane non è mica una maglia o un attaccapanni. Il pane è come il vino, come il salame. Deve essere buono altrimenti che lo mangi a fare. E se il pane manca del suo sapore mangi male anche il companatico. E pare che nel paese dove abito da quando ci sian sposati il pane non lo sappiano fare o almeno così a gusto mio, e così torno nel mio paese d’origine (dove mia madre si lamentava sempre che il pane era crudo o troppo cotto) e faccio scorta per la settimana.
Lucia. dal calzolaio passo poco, porto le scarpe fin che sono da buttare. E poi perchè non hai detto all’autore cosa compra dal fiorista?
Nuooo, ma dai, ho sbagliato a scriver il nome! SCUSA, davéro.
E il pane del forno, magari a legna, ci hai proprio ragione, è di molto migliore, come per il salame e il vino (ma anche le melanzane, per esempio).
Rubando le parole a Barazzutti: “Scusami, era solo per far una battuta.”
🙂
Fatti una macchina del pane, e risolvi tutti i problemi linguistici …
le micherisse non le trovo più. io il pane lo compro in un altro paese, e quando siamo ospiti di amici in città mangiamo il pane che loro vengono a comprare nel nostro paesino e che noi non compriamo mai.
Bello. Grazie.
C’era una volta a Bari (e forse c’è ancora) una sorta di panino quadruplo chiamato “palata”. Ci voleva un bel coraggio, andar lì e dire “buongiorno, mi dà una palata?”
Vicino a dove sto adesso, adesso c’è un bar-tabacchi simpatico, ma prima c’era un negozietto alimentare, di quelli che trovi tutto, o niente, dipendeva da cosa cercavi, suppongo. La signora alimentare si rifiutava sempre di vendermi i panini perchè li doveva imbottire per i camionisti di passaggio e così, o compravo il panone da un chilo, oppure dovevo metterci dentro qualcosa, non c’era verso. Il panone da un chilo non l’ho mai potuto vedere, che sbriciola come un ossesso e ci vogliono delle lame da Rambo, e le cose dentro i panini non mi piacciono mai, così ero sempre molto stizzita, quando entravo da quella signora e a casa mi lagnavo con sommi lai, e a casa allora mi dicevano Ma perchè vai lì? Era perchè mi ci incaponivo e mi ci tormentavo, ecco. E tutte le volte chiedevo, con voce ferma: 2 panini-panini, senza niente dentro. E lei mi diceva Non ce li ho, c’è questo (indicandolo a menadito) e vai col Panone! Certe volte, anche se dicevo Va bene ci metta quello che vuole dentro che tanto io poi lo tolgo, lei mi diceva No, c’è solo questo! (il Panone, indicato col braccio teso e le dita no). Poi mi sono abituata ad affettare perchè qui nessun genere di panino va di moda, pare.
ti ama, si capisce dal suo silenzio
che bello… si ricorda che per un anno e mezzo hai detto roselle!:) perchè a me queste cose non capitano??? 🙁 nessuno nota piacevolmente che ho tutte le consonanti al loro posto e qualche voooocaaale un po’aperta??? 🙁 vi prega,natatelo!