Ogni tanto scopro qualche nome di città degli Stati Uniti che mi ricorda il nome di qualche città che conosco, e mi provoca sempre un moto di compassione, pensare a quando gli immigranti in America si insediavano su qualche terreno nuovo e gli davano un nome che gli ricordava la terra che avevano lasciato. Sei partito con poche cose, forse con niente, e sei arrivato in un posto dove non c’è niente (a parte qualche pellerossa, spesso, ma questo è un altro discorso), e lì cominci a costruire qualcosa, e gli dai il nome del posto da cui sei partito. È casa, e lo diventa anche per il nome che gli dai. Ci sono tanti posti, negli Stati Uniti ma non solo, che si chiamano come posti dell’Europa, dal New England a New Amsterdam/New York, alle tante Venice, alle Florence, fino alle piccole città, e qualche tempo fa ho avuto notizia che esiste anche una Cuneo, in California. Sono andato a cercare qualche notizia con i moderni mezzi tecnologici, ho guardato le foto via satellite, e ho scoperto che Cuneo, in California, è un insediamento che compariva ancora nelle mappe del 1929, e se lo guardi adesso è una strada, una strada circondata da dei campi, e null’altro. Questo vuol dire qualcosa, ma non sono sicuro di voler scoprire che cosa.
In toscana, al contrario, si sono allargati: c’è un comune che si chiama La California. Insomma penso che il generatore di nomi random di Google, funzioni in tutto il mondo.
La California è anche un comune tra Arcore e monza. e non solo.
sicuramente c’è differenza climatica tra vivere nella cuneo piemontese e nella cuneo californiana.
mi chiedo che differenza ci sia tra l’essere governati da Cota o da schwrzenegger…
l’unica differenza tra Cota e un T800 è che il secondo funziona
Coti qui a Cuneo denota persona lenta di azione e di cervello. Non so se c’entra
Ah, ecco perché ci sono tanti Ridge e Brooke.
Ma ci son anche tanti alealejandro però!
Io ho avuto una paziente che di nome faceva: Tunisina. Italianissima lei e pure i parenti suoi.
sigh (per la ragazzina)
Dove abitavo io c’era la mania di comporre le frasi coi nomi dei figli, specie se erano numerosi. Allora c’erano 3 sorelle Una Noce Moscata (poi Noce è morta prima di molto delle altre), oppure Guglielmo Mai Felice. E quando ero piccola mi veniva da ridere per Una, o per Mai. Però non conosco nessuno che si chiama Cuneo, ma forse c’è…
in california cuneo si trova vicino marsala…. miracoli geografici.
Infatti, non si dovrebbe dire “io abito in una casa” ma si dovrebbe dire “io abito una casa”, nel senso che le do un abito, un vestito, un senso. Abitare. Eh!? E’ proprio una bella parola. Poi si può anche passare per habeo, ma oggi non ho voglia di scarpinare
🙂
Dai invece, scarpina Lorenzo, che è bella questa cosa, dai per favore. Io devo andare via da qui adesso, però è bella questa cosa dell’accusativo, dai. Che dopo ti leggo. E magari, se parti da habeo, vale anche per i fidanzati: io abito un fidanzato, che mi sembra bello, a me. Al fidanzato magari no, che mi direbbe Non c’entri, nel senso di non mi ti stai dentro.
@Zio sai che anch´io che vivo in un paese straniero, ogni volta che incontro un italiano o lo sento parlare mi si apre una parte del cuore, perché ho vissuto al nord e al sud eppure al centro dell´Italia e quindi é come se fossero tutti del mio paese… grazie 😉
@B – Ok, l’ho trovato, era lui, Heidegger, nel suo “Costruire abitare, pensare”. Ecco un abstract veloce sul caso:
“Abitare… contiene anche nella sua radice il verbo latino habeo, che conduce al significato del possesso, dell’avere. E proprio l’habeo dell’abitare nasconde una semantica che transita dalle discipline filosofiche a quelle psicoanalitiche: nell’habeo è rintracciabile la tematica del desiderio (Lacan) che va dalla mancanza (béance) al soddisfacimento (consumation) e che perciò spiega come una caratteristica dell’essere possa definirsi attraverso un’avere, cioè un tendere verso l’appagamento di una pratica antropologica fondamentale. Essere e avere sono dunque sintetizzati nell’abitare: per essere ho bisogno di avere un posto nel mondo e questo posto nel mondo lo cristallizzo “avendo” una porzione di esso, cioè abitando un luogo, metaforizzando uno spazio quale mia proiezione esistenziale.”
Ecco perché i fidanzati sono figure fungibili (quindi intercambiabili): perché sono spazi da noi metaforizzati, nostre proiezioni esistenziali 🙂
E’ un bel post, ho trovato anche questo, leggendolo.
Comunque mi veniva da pensare che adesso c’è della gente che si indispettisce se va all’estero e trova degli italiani, che sbuffa, come se volesse essere l’unico italiano tra stranieri. C’è della gente che torna dalle vacanze e racconta schifata Era pieno di Italiani, bleah!. A me invece fa sempre tanto piacere (che anche se vado a Milano e trovo uno che parla come me sono più contenta, per dire). E qui dove abito, che è terra di emigranti e in molti sono tornati, qui poi succede che hanno fatto il contrario, come se avessere nostalgia dei paesi che hanno lasciato per la nostalgia. Hanno chiamato i figli ad esempio coi nomi argentini, o canadesi, o belgi, o tedeschi , e allora succede che sembrano bambini stranieri in Italia. Magari non c’entra col post, ma mi è venuto in mente ecco.
Non so cosa c’entra, ma è bellissimo quel posto se togli un po’ di zoom sulla mappa. Quell’infinità di poligoni, per lo più rettangoli, che sono i campi. Sembra quasi siano tutti pixel.
Se la Cuneo in California è una strada circondata dal nulla la Cuneo nostra è poca cosa circondata da supermercati. Non c’è mica molta differenza….
gli statunitensi son dei pressapochisti, i Cuneesi sono al Rum, mica al Marsala
auguri, oggi è san Alessandro da Cuneo
Che poi California ha una pronuncia così italiana..
Bene. Ho letto buona parte dei post e molti, molti commenti (chiacchiericcio, come lo hai definito tu, capoblog), dall’INIZIO, fino ad oggi. E’ stata dura, mi sono quasi esplosi gli occhi e si sono slogate le mascelle per il ridere. Ma la mia “supervisione”, termina qui. Non vi scriverò più. Comprate pure il Valdobbiadene e brindate alla mia “dipartita”. Mi permetto di consigliarvi anche il moscato Volpi del tortonese (delle mie parti) e il moscato di Tempio Pausania, veramente ottimi. Ma so che del mio consiglio, non ne farete tesoro. Ho materiale sufficiente per la mia tesi. Non farò nomi, ciò che conta sono la fenomenologia e le mie opinioni. Vi ringrazio tutti, per avermi sopportato. E scusate, se ho scritto anche delle emerite ca..te (con la g, non con le z), ma volevo vedere le reazioni. E comunque, non ho la vostra verve. Vi leggerò ancora, di sicuro. Ma Vi saluto, qui. Buon proseguimento. Grasias.
e che diamine, è fuori discussione che noi si possa legger la tesi di Miss Pat
Qui siamo tutte cavie, Pat, tutti studiosi e tutti studiamo. Sei sicura di avere materiale di “prima mano”, per la tua tesi? Sai, erte volte ci sono tanti bugiardi, in giro, che si divertono ad aspettare quelli che devono fare le tesi, o anche quelli che dicono di doverle fare. Comunque in bocca al lupo, mi piacerebbe tanto fare una tesi! Ce lo diresti, poi, della gatta e di te? Adesso devi farlo davvero, se non un viaggio vero, almeno un capitolo narrato, sulla storia del viaggio rocambolesco di te misera te tapina, sola con la tua gatta.
non credo di averlo mai definito chiacchiericcio. comunque, vorrei averne una copia, quando l’hai finita. anche digitale. buone vacanze.
@Pat – WoW! Che honorem! Finirò su una tesi! 😀
Ma ci sarà anche il mio nome? Mi dedicherai un capitolo a parte? Tipo “Fenomenologia di LorenZo nell’età di Eio”? Oppure “La Z di LorenZo nell’epoca delle sua riproducibilità internettiana”. O anche “Il LorenZo moderno nel linguaggio globale e blogale”.
🙂
@B – Io non avevo voglia di scarpinare, tu mi hai chiesto di scarpinare, “eìo”, scarpinai. Come diveva Fausto Leali “Io scarpinerò, tu mi seguirai” (che tra l’altro è una canzone che fa cag..), tu non mi hai seguito – come promesso. Quindi la prossima ves, non scarpinerò.
Ora, per associazione, l’unica volta che son passato dalla località “Campi Flegrei” ho esclamato: “Io campi flegrei, tu campi flegresti, egli campi flegro’…”.
Errata Corrige 🙂 era ovviamente “egli campi flegrebbe”. Aggiungo, il pero fece le pere, dunque, il pero “però”. Il faro fece la luce quindi, il faro “farò”. Se fosse stato al presente, il faro fa la luce, allora sarebbe stato, il faro “fara”, il pero “pera”. Se la gatta farà i gatti si dice “la gatta gatterà”. Se la gatta fece i gatti, si dice “la gatta gateau”…
Beh… un tempo non poi tanto lontano … aver fatto il militare a Cuneo faceva Curriculum:-)
Chissà … se pure l’omonima cittadina ha la stessa fama
Conosco gente che ha fatto tre anni di MARINE a Cuneo…
Andro` a visitare Cuneo, CA, non appena torno in California! O meglio, passero` sulla stradina rimasta sulla via per San Francisco 😛
Quando ho cercato la mia citta` d’origine, ho trovato 15 Verona negli Stati Uniti, tutte ridenti cittadine – ci deve proprio essere un motivo… 😛
A chi dice che la pronuncia sembra tanto italiana, consiglio di chiedere ad un californiano di pronunciare il nome del proprio stato. Si ricrederebbe.
@ Pier Pinco
mi riferivo alla mitica battuta di Totò:
“Per dinci, sono un uomo di Mondo
io ho fatto il militare a Cuneo
che ti credi :-))”
Magari sono fuori tema, ma la prima cosa che m’è venuta in mente sulla cuneo californiana ora ridotta a una strada è la scena finale de “il pianeta delle scimmie”.
Io lancerei una piccola iniziativa sulla Cuneo californiana: se qualcuno ne ha tempo e voglia, può dilettarsi a scrivere il tragico finale che l’ha ridotta ad una stradina di provincia.
Magari escono fuori delle belle cose (:
Chissà se c’è anche Perugia da qualche parte persa negli USA…
@LorenZo: in Francia -che è vicina a Cuneo- c’è la leggenda del perfido Gateau-Mouche, un felino alato molto fastidioso
che vola sulla Senna