Io in casa il dialetto non l’ho mai parlato, pensavo stamattina mentre leggevo la raccolta di poesie di Nino Pedretti, lo parlavano i miei nonni, ma in casa mia si parlava l’italiano, e con gli amici, anche se alcuni in casa parlavano piemontese, si parlava l’italiano, e io, comunque, non l’ho mai parlato, l’ho appreso come seconda lingua, e a volte mi dicono che parlo piemontese, quando ci provo, che parlo piemontese come uno di fuori, e infatti mio zio, che era abruzzese ma era venuto su negli anni cinquanta, lo parlava molto meglio di me, e ci vuol poco, devo dire. Da quando lavoro mi capita ogni tanto di doverlo parlare, non faccio delle gran figure, ma m’impegno e spero venga apprezzato. C’è un mio cliente che si chiama Mustafa, lui viene da Casablanca, in Marocco: quando viene in ufficio parliamo solo piemontese, e a me piace dire che il mio maestro di piemontese si chiama Mustafa. Adesso viene raramente in ufficio, perché adesso con i soldi che ha guadagnato a fare il muratore a Cuneo ha aperto un’azienda a Casablanca, l’ha chiamata Italiana Costruzioni.
Fossi stata in lui l’avrei chiamata “‘L muradur ad Cuni”
Anche a casa mia si parlava italiano. Il dialetto lo parlava mio padre con i suoi parenti. Ora che sia io che mio fratello viviamo lontani dal suolo natìo, quando stiamo assieme ci viene normale parlare in dialetto. E’ come sentirsi nuovamente a casa.
A casa mia si è sempre parlato in dialetto. L’italiano l’ho scoperto quando ho iniziato ad andare a scuola.
un mio amico albanese dice che lui in italia lavora come un negro.
Potresti andare anche tu, a Casablanca, per seguire le orme del tuo maestro.
Io parlo due lingue a casa mia: Sardo e italiano. Più Sardo però, nonostante, qua, sia vista come una lingua inferiore, una lingua da ignoranti. Tutte calunnie e maldicenze.
Ciao Alessandro! Mi piace molto leggerti però, ogni volta che per curiosità mi metto a leggere i commenti che ti lasciano mi verrebbe la voglia di far lo sgambetto a tutti! Nessuno escluso! Mamma mia come se la tirano! Che antipatia! Ti emulano, pure. Ciao 🙂
Alessandro è intelligentissimo scrive benissssim, io imparo tantissimo italiano solo a leggerlo e i commenti sono sempre ispiratissimi…ehm…talvolta no…
Pensavo l’avesse chiamata “costruzioni pièmontèsi”.
io a casa non parlo nè italiano, nè dialetto… i miei genitori son sordi.
Quindi son partito super svantaggiato a scuola.
Nelle interrogazioni facevo schifo.
Direi che posso anche fermarmi qui.
Come sei bravo, Alessa’.
Adoro il dialetto della mia città! Noi ragazze ovviamente non lo parliamo, però quando lo sento è proprio piacevole.
(abito in emilia romagna)
Oddio ma io questo Mustafa lo conosco!
Mia mamma è pugliese. Mio padre è piemontese. Da piccola, quando mia mamma provava a parlare in pugliese, mio papà non capiva una parola e si incazzava e litigavano. Sempre da piccola, quando mio papà provava a parlare in piemontese, mia mamma faceva finta di capire e sorrideva, ma papà se ne accorgeva e litigavano lo stesso. Poi, sempre da piccola, hanno divorziato. Alla fine, io non ho imparato nè il pugliese nè il piemontese. Il guaio è che vivo a Casale Monferrato. Da qualche anno.
E quando in ospedale , nel reparto dove lavoro, vengono ricoverati dei pazienti che mi parlano in piemontese-monferrino stretto e io non capisco nulla, mi dicono:”Ignorante!”.
I miei sono veneti. Quando ero piccola e andavamo a Padova parlavo in dialetto con i miei cugini e mio papà mi sgridava tantone. Così ho smesso e lo parlo di nascosto tra me e me.
infatti c’è questa cosa qua dei marocchini che fanno soldi in italia e poi tornano in marocco e aprono un attività per poi darle un nome italiano che non se ne può più. Ormai in marocco sembra di stare a littleitaly: Caffè Romagna mia, pizzeria bella napoli, internet point milan, italiana costruzioni e robe così… e io che pensavo che almeno dell’italia ci rimanesse un po’ di fantasia…
consiglio la lettura di Meneghello (tutto, ma si può cominciare da libera nos a malo); in veneto il dialetto fino a poco tempo fa era LA lingua per tutti; a Padova e a Trento negli anni ’80 ancora tenevano le lezioni universitarie in dialetto, naturalmente, non per posizione ideologica; alcuni concetti, situazioni, descrizioni per me hanno significato solo in dialetto, se le devo tradurre in italiano perdono; credo che i foresti l’abbiano capito e lo facciano per avvicinarsi, simpatici.
vi lascio una poesiola
me pare me mare
me manda cagare
el prete me vede
mi taco scoréde