un blog che parla di niente

Pubblicitari verdi fritti

Quando sento che alla radio, o alla televisione, c’è una trasmissione che parla di creatività io son sempre contento. La creazione, la nascita delle idee, la scoperta, l’invenzione, son cose che mi hanno sempre attratto, e se alla radio, o alla televisione, c’è qualcosa che parla di questi argomenti, io spengo tutto il resto, spengo musiche, spengo i libri, spengo i pensieri e ascolto. Poi, la delusione. Succede sempre che quando si parla di creatività alla fine finiscono con il parlare di pubblicità, di pubblicitari, di copywriter, di art-director e così via. Uno si mette lì in ascolto, magari in macchina, pensando che finalmente alla radio diano qualcosa di interessante, e no, alla fine parlano di pubblicità, e uno che sta guidando, magari uno che deve guidare un paio d’ore, che era pronto a assorbir la conoscenza o per lo meno a dilettarsi un po’ con delle belle storie di scoperta e d’invenzione, storie di scienziati, di scrittori, di artisti, e invece, delusione, si trova a ascoltar di gente che deve trovare il modo di vendere delle macchine o dei detersivi. Poi dicono che uno perde la fiducia nell’umanità: vorrei ben vedere.

E già che siamo qui, se siete dei pubblicitari, e v’è venuto in mente di mettere un rumore di campanello, o di telefono, dentro una pubblicità televisiva per attirare l’attenzione dello spettatore, cambiate lavoro, andate a fare i pescatori. E se, peggio ancora, avete mai pensato di mettere, dentro una pubblicità radiofonica, il rumore d’un clacson, di una sgommata o di un incidente stradale, ecco, se solo v’è venuto in mente, sappiate che, appena v’è venuto in mente, l’umano che avete dentro di voi si è sparato un colpo in testa, e adesso siete senza. Vagate come fantasmi nelle vostre città, tra i sushi e i sashimi e gli happy hour, ma l’umano che avevate dentro di voi se n’è andato, senza neanche lasciarvi un biglietto, e siete lì, morti senza saperlo, a pensare alla campagna di domani.

25 Comments

  1. Alessandro

    RR, ce l’ho avuto in mente tutto il tempo mentre lo scrivevo, volevo anche citarlo, ma poi non ce la faccio come registro linguistico 😉

  2. cica

    Che poi i pubblicitari non saprei, ma la pubblicità è una roba strana. Il 99% delle pubblicità mi scivola via e non mi ricordo niente, ma se ne vedo una carina mi ricordo quella ma non so a che prodotto è associata. O sarò strana io?

  3. ReRosso

    😉

  4. SpeakerMuto

    @Cica: succede anche a me.

    E il resto l’ho scritto qui: http://radiofreemouth.blogspot.com/2011/02/communication-breakdown.html

  5. Gaia Giordani

    Da copywriter quale sono stata per anni, concordo in pieno su quasi tutto.

  6. leonardo4it

    io non sapevo nemmeno cosa voleva dire di preciso copywriter, poi guardando, mi sa che ho beccato un esempio di quando in TV (…!) si insinuava che wikipedia era superficiale, in TV (… … !!!)

    Copywriter
    Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

    Il redattore pubblicitario o copywriter è la persona che redige i testi all’interno di una agenzia pubblicitaria. Insieme al direttore artistico forma la coppia creativa.

    * 1 La coppia creativa e i ruoli in agenzia

  7. leonardo4it

    🙂 mancava un sorriso

  8. Usagi

    quando c’è la pubblicità, si cambia canale…. alla faccia della creatività…

  9. p.s.v.

    Ma tu sei uno intelligente e attento che se c’è una trasmissione radiofonica o televisiva che ti pare interessante allora spegne tutto. invece questi pubblicitari qui di cui parli, quelli che fanno il copiaincolla delle puttanate, puntano sul fatto che di persone come te, che ascoltano, non ce ne sono. O vorrebbero non ce ne fossero più. o lavorano perché non ce ne siano più.

  10. andrea echorn

    Condivido appieno, e debbo dire con entusiasmo.

  11. B

    Beh, e che é questa alzata di i-Pad2 contro la pubblicità, eh?
    C’è qualcheduno che potrebbe dire che la rete vive proprio di questo, che è effimera, che non c’è creatività perchè non è una vera forma d’arte. Bisogna stare attenti ai Matusalemme, che certe volte sono gli insospettabili intelligenti supersnob all’incontrario, come te, certe volte, Alessandro.
    E poi, tra il sushi/sashimi e lo slow food iperDOC io non ci vedo molta differenza. Come tra gli happy hour e le presentazioni col lambrusco alle Feste dell’Unità:c’è qualcheduno che si mostra e promuove sempre se stesso. E che male c’è? La gente è la gente, secondo me.
    Certe pubblicità poi sono belle quanto inutili, o qui si vuole dire che esistono delle cose di valore e delle cose No, eh?
    Che bello che certe volte scrivi delle cose istintive e arrabbiate tanto quanto stupide anche tu, Alessandro. E’ una cosa che ti umanizza.
    Così oso dire, io che vengo da Carosello.

  12. SpeakerMuto

    OK, B fa il pubblicitario.

    Prossimo gioco?

  13. B

    SpeakerMuto fa il blogger. Qualcheduno potrebbe dire che non c’ha di meglio da fare, SpeakerMuto, che ammutolire i dissidenti, ma io non lo dico.

  14. SpeakerMuto

    Ah ecco, ho indovinato ;^)

    Ammutolire? Boh, non mi pare di aver cancellato il tuo commento ;^) Questo blog non è mio, per carità. Magari avrei usato toni più simpatici, ecco, evitando l’aggettivo “stupide”. Ma io sono un cazzone e non faccio testo, B.

  15. B

    SpeakerMuto tu sei permaloso e la gente permalosa a me mi piace.
    Non riesco a trovare il simbolino con la curvetta e la parentesi, adesso, qui, però secondo me è una faccina o qualcosa di simile. Dovrei saperlo, a che parola corrisponde, facendo il pubblicitario… Allora decido che è una faccina che sorride, come la mia.
    Non mi cancellare, nemmeno col pensiero da ospite impotente dell’Arancione, ti prego, sarebbe una cosa STUPIDA, forse.
    Ah, hai fatto testo, lo fai comunque.

  16. Alessandro

    Guarda B che io ho ragione 🙂
    Sia nella prima parte, sia nella seconda parte, non è mica discutibile, è vero, tutto eh, sia la prima parte, in cui si critica il fatto che si faccia corrispondere la parola ‘creativo’ alla parola ‘pubblicitario’, sia la seconda, in cui si critica l’uso di mezzucci per catturare l’attenzione, specie nell’ultimo caso, che rende alcune pubblicità particolarmente odiose. Mi è capitato più volte di allarmarmi per un clacson o per un incidente stradale, e invece era solo la radio. Brutto brutto espediente, brutto brutto.

  17. maispiegarsimeglio

    Questi qui hanno fatto tutto un lavoro psicologico atto esclusivamente a stimolare quella parte di cervello sulla quale hanno constato di essere particolarmente sensibili mirate azioni coercitive. Azioni talmente efficaci che ci illudono che la scelta sia una libera scelta, ma che in verità è una funzione intrinseca dell’azione. L’obiettivo della pubblicità sta nel fatto di indurci in una sorta di di trans cercando di escludere la realtà che ci circonda per tutti i trenta secondi necessari a raggiungere lo scopo. Sta nei pubblicitari e company a trovare le azioni più efficaci che alla fine ci faranno scegliere un prodotto anziché un altro. È una guerra!

  18. Mr. Tambourine

    La notte dei pubblicitari viventi.

  19. A.

    B, io praticamente ti adoro, e credo sia la prima volta che non sono d’accordo con quello che scrivi. C’è una differenza enorme tra gli happy hour, le feste dell’Unità, i sashimi e la pubblicità. E Matusalemme c’entra nulla. Il fatto è che la pubblicità è l’elemento fondante di un sistema (quello capitalistico, o meglio consumistico) che, bè, tra noi ce lo possiamo dire, ci sta rovinando. Quando Bill Hicks dice “you are satana little helpers” parla proprio di questo, non tanto e non solo degli studi psicologici che stanno dietro la pubblicità e che la rendono così spietatamente cinica, ma delle conseguenze di tutto questo “vendere-comprare-vendere-comprare”. Poi, vabbè, dire “consumismo” oggi fà annoiar la gente, soprattutto in Italia, ma mica è una gran cosa, da parte nostra.. Vabbè, insomma, scusate se la faccio così lunga, ma la cosa mi ha colpito :-/

    Comunque a me il post è piaciuto assai, evviva gli scrittori, gli inventori, i pittori, i musicisti, gli scienziati, evviva gli artisti!

  20. B

    Calimero, la Linea de La La La Lagostina, oppure Carmencita, anche queste hanno fanno parte della mia infanzia, e me le ricordo con nostalgia. Quando c’è la pubblicità, ovunque io sia, ora cambio canale, o stazione radio, e i quotidiani… sì, sono paginone pubblicitarie con qualche notizia fasullina in mezzo. Però le cose si trasformano sempre, che ci piaccia oppure no. Questo volevo dire: la Resistenza Culturale (che brutta espressione) passa anche attraverso queste cose: leggere, allegre. Se proprio uno deve “combattere”, lo deve fare con ironia, e le idee belle si possono trovare ovunque. Ci sono scrittori che a me piacciono tanto che scrivono e pubblicano per giornali o case editrici che nulla avrebbero a che fare con loro, ma scrivere non è mai una cosa ideologica: è scrivere e basta. Il Consumismo è anche tecnologico, è inutilità di cambiare Mac quando ne ho voglia, ad esempio, non solo di abbottarmi di olive durante un brifqualcosa (che poi qui queste mode ancora non arrivano e non arriveranno mai del tutto, io spero).
    Mi diverte la rabbia ironica di sbandierare le proprie convinzioni, che più che Ideali a me piace chiamare Fissazioni. Ma mi annoiano gli Antiqualcosa.
    Mi diverte sentire ancora dire Io ho ragione, perchè è un’espressione non fintobuonista. La pubblicità ha il proprio linguaggio, fastidioso e penetrante. Io cambio canale, ma non uso nemmeno I Like nei socioqualcosa, ad esempio. A me non piace quello strumento lì, ad esempio, a me non piace quel linguaggio lì, ad esempio, ma non dico: “E’ un linguaggio idiota e massificante”, dico che io non lo capisco. Quando le cose non ci piacciono diciamo: “Basta, è uno schifo!” facciamo tutti così, poi però teorizzare e trovare un senso ultimo ai propri gusti è andare oltre, è dire: “Voi non capite niente”.
    L’Arancione vive di espedienti per catturare l’attenzione, ma non lo fa mica apposta (forse), è che è proprio un creativo, quel pubblicitario di se stesso che è Alessandro! E quando uno è creativo, è creativo, creativo, creativo ma d’un creativo… che non ce la fa, a non creare. C’è qualcheduno che possa dire che non c’ho ragione, eh?

  21. Alessandro

    Ma guardate che mi fraintendete, io non sono affatto antipubblicità. Mancano il punto sia B che A. Non ho mai detto questo. Ho detto solo che far coincidere la creatività con la pubblicità è una vaccata, e mi pare indiscutibile.
    (B. la parte dei sushi dei sashimi e happy-hour è una citazione a memoria di una pubblicità, credo, della Mercedes. Mi piaceva includere linguaggi pubblicitari in un post che parla di pubblicità)

  22. SpeakerMuto

    “la parte dei sushi dei sashimi e happy-hour è una citazione a memoria di una pubblicità, credo, della Mercedes”

    Ah ecco, non era un delirio, ma un messaggio subliminale.

    OK, B è un pubblicitario, Alessandro ha una concessionaria :^)

  23. Baltic Man

    Beh, non ascolti Radio 3…..!

  24. mitch

    Se vuoi veramente vedere cosa e’ un processo creativo, guardati “burden of dreams”, il documentario sul making of di Fitzcarraldo, un film di Herzog. Li’ vedi la disperazione, l’euforia e tutto lo spettro possibile di sentimenti nel quale e’ passato attraverso il regista.

  25. Logico

    comunque inserire rumori di traffico stradale in una pubblicità radiofonica è irritante, oltre che pericolosa.
    Io la pubblicità alla radio non “la salto”, sentire il rumore di una frenata mi distrae e perdo lo spot. In radio la pubblicità di solito la seguo, specialmente in quelle stazioni dove non sparano un volume d’ascolto inadeguato (come fanno in TV, con volumi illegali).

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