un blog che parla di niente

Un senso

Stamattina stavo pensando a come finire di scrivere una cosa, una cosa che poi nei prossimi giorni avrei intenzione di mettere qui, e mi stavo chiedendo, mentre mi rotolavo nel letto facendo finta di cercare di dormire, ma in realtà stavo pensando a questa cosa, mi stavo chiedendo se avesse un senso metterci una vera e propria conclusione.
Mi è venuta in mente una frase di Tom Clancy, che è uno che scrive dei libri che sembran fatti apposta per diventare dei film, tanto che uno si chiede che senso abbia scrivere dei libri così, uno si chiede perché non scriva direttamente delle sceneggiature dei film invece di scrivere dei libri che sembrano dei film e dai quali si può trarre un film senza perdere niente di quel che c’era nel libro, ma questo è un altro discorso che vale per tanti libri, e verrebbe poi lungo, quindi è meglio che soprassediamo e continuiamo a pensare a quel che stavo pensando, cioè che mi è venuta in mente una frase di Tom Clancy che ho letto non so dove, che dice che la differenza tra la realtà e la fiction, è che la fiction deve avere un senso.
Io non so mica se son d’accordo. È che mi son accorto, nel tempo, che le cose che mi piaccion di più son quelle che alla fine un senso di per sé mica ce l’hanno, son quelle che poi alla fine il lettore sta lì a domandarsi che senso abbiano, e che poi gliel’attribuisce, un senso, ma non è un senso che sta all’interno del testo, ma è un senso che sta nella sua testa, e poi, se gli capita, al lettore, di confrontarsi con altri che han letto lo stesso testo, vien fuori che questi altri di senso gliene han attribuito tutto un altro, un senso individuale, che ognuno tira fuori da sé, ed è come se quel testo fossero tanti testi, ognuno per le teste che lo leggono e lo pensano, e quei testi lì, che si ramificano in tanti testi, tanti quanti sono i suoi lettori, secondo me son quelli più belli. Che poi io lo so, che ci sarà qualcuno che dirà che è troppo facile per l’autore non tirare i fili delle proprie trame, e lasciare che lo facciano i lettori, ci sarà qualcuno che dirà che è una scorciatoia, però secondo me non è affatto vero, perché è quello, secondo me, il bello della lettura: che ci si costruisce un mondo, diverso per ognuno, e più è diverso, più è propriamente tuo.
Poi alla fine però non ho mica ben capito come voglio finire quella cosa che sto scrivendo; alla fine, secondo me, adatto questa cosa qui, e secondo me va bene.

18 Comments

  1. lindalov

    Ah, quindi i post non li scrivi subito, ci pensi pure.

  2. Fabio

    Pensa he sul mio blog qualche tempo fa ho scritto un post con questo stesso titolo.
    E allora ho pensato “toh!” e mi è venuto in mente quel tuo post sui nomi uguali di qualche giorno fa.
    Poi sono ri-andato sul mio blog e ho visto che il pezzo si chiama “questo senso” e non “un senso”.
    http://blivido.blogspot.com/2009/09/ho-questo-senso-di-insoddisfazione.html
    E allora ho pensato che sono proprio rincoglionito.

  3. Alessandro

    no, è una roba un po’ più lunga del normale, e per una volta del pensiero secondo me ci andava. per una volta.

  4. Alessandro

    Cazzarola, io a vasco rossi non ci avevo mica pensato! Se ci pensavo, usavo un altro titolo.

  5. paopasc

    E’ l’ambiguità della parola, bellezza.Se anche volevi dire qualcosa di preciso, magari c’era qualcuno che capiva tutta un’altra cosa. Poi te lo diceva: perchè hai scritto così e così? Ma io non volevo dire questo, non ho scritto così, rispondevi. Quindi, in definitiva, se tu un senso non ce lo metti e putacaso un disattento o superattento lettore ti dice: volevi dire questo e quest’altro? tu puoi rispondere sempre di si. A tutti!

  6. Ester

    Che bella questa frase…
    Mmm…un po’ ti do ragione. Un po’ però do ragione a questo Tom Clancy. Cioè, be, è vero che molte storie vengono lasciate in sospeso, ma è anche vero che nella realtà non lo trovi un senso, un filo conduttore, un qualcosa del genere. Tutto capita così a casaccio, e non te l’aspetti.

  7. Alessandro Supertramp

    Solo i diversi sono plurali, gli identici sono affini.
    Comunque vorrei aprire una parentesi:
    (

  8. IlariAlice

    Il senso di tutto è il senso che io trovo in questo blog, cioè che più lo leggo più vorrei essere Alessandro Bonino.

    Almeno la smetterei di pensare “cavolo, quanto c’ha ragione” avendole scritte io, sté cose. Avrei talmente ragione che mi farebbe quasi venire i nervi. E mi odierei per l’invidia suscitata nei miei lettori. Tuttavia potrei sopportare anche di odiarmi, se fossi Alessandro Bonino.

  9. Ester

    @ IlariAlice
    Idem!

  10. Dalailaps

    Ecco, dopo aver letto questa cosa ed essermi accorta che la penso come te, mi pare che quello che ho scritto io finora… sia inutile.
    Ho sempre puntato più sull’immedesimazione che sul senso diverso che può avere per una persona o l’altra. 🙁

  11. Gennaro

    Io Alessandro Bonino lo voglio bene. Lo voglio bene perché ha un pensiero troppo bello e fa il comix. Anche se devo dire che quest’anno il comix ha qualche battuta, anzi, direi molte, che c’erano anche 2 o 3 anni fa. Siccome uno di solito compra diari ogni anno e mezzo (duran 16 mesi) non credo sia bello fare un diario con cose che uno già ha letto. L’anno prossimo ci sarà un po’ più di innovazione?

  12. Pinco Pallino

    E un post più sintetico, tipo, che so?, l’oroscopo di Linda Wolf? Ad esempio: pesci: acque agitate; scorpione: giornata velenosa; etc. etc. etc. Eh?

  13. Fabio

    I migliori, con l’oroscopo di Linda Wolf, sono i segni supersintetici, tipo “Toro, bene.”
    Ecco a volte mi chiedo: lei interroga le stelle, e il risultato è un “bene”?

  14. paopasc

    Chiuderei la parentesi:
    )

  15. manu

    ma infatti non ti piace la fiction, no? voglio dire: la letteratura, forse, è molto più vicino alla realtà che alla fiction. per questo preferiamo il senza senso.

  16. Alessandro Supertramp

    Me l’ero dimentato, zio Bonino!

  17. Alessandro Supertramp

    Me l’ero dimenticata aperta, zio Bonino!

  18. spidos

    Essì, come nella maieutica di Socrate o nell’induzione ipnotica indiretta (in tal senso Milton Erickson è da prendere in considerazione) è molto più potente, quando si vuole indurre una reazione inconscia ad un essere senziente, evocare che indicare!

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