un blog che parla di niente

Tut-tak, tut-tu-tak

L’altra sera, dentro un commento, mi han chiesto di scrivere qualcosa sul ritmo, quindi io stamattina mi son detto scriviamo qualcosa sul ritmo, ho attaccato il computer, ho aperto il programma per scrivere, e non appena ho aperto il programma per scrivere è entrato uno che mi voleva parlar di delle cose, mi parlava di andare in bicicletta, di cambiare le coperture, di cento chilometri all’ora, di multe della gendarmeria, che una volta han fatto la multa a uno che pisciava su un tiglio, che bisogna fargli vedere il passaporto, non la carta d’identità, ma il passaporto, che così, se invece di fargli vedere la carta d’identità gli fai vedere il passaporto, i gendarmi lo capiscono che tu saresti anche capace di rivolgerti all’ambasciata, al consolato, che tu ne avresti diritto, e loro lo capiscono, si prendon paura, i gendarmi; bisogna essere all’occhio, diceva, quando si va all’estero, e con tutte queste parole m’ha spezzato il ritmo, il ritmo che mi serviva per scrivere un pezzo sul ritmo, e chissà se lo ritrovo, il ritmo, mi son detto, e nella mia testa facevo un tut- tak, tut-tu-tak, anche mentre lui parlava, mentre lui parlava di bicicletta e di svizzera e del tiglio di lugano su cui avevano pisciato e s’eran presi una multa di settecentocinquanta euro io nella mia testa facevo un tut-tak, tut-tu-tak, battevo sulla cassa e sul rullante, un ritmo non difficile, un quattro quarti semplice, ché anche i ritmi semplici riescono a portarti lontano, se li segui, anche senza controtempi, basta battere il piedino, a volte, e il ritmo lo trovi, anche mentre scrivi, solo che a volte ti entra uno, ti racconta delle cose, delle biciclette, delle coperture che costano anche delle centinaia di euro, che poi bisogna anche cambiare la camera e la guarnizione, non è semplice con le coperture, te non ci pensi, ti entra uno e ti dice te non ci pensi, ma la bicicletta, a mantenerla, costa anche più cara del ciclomotore, ti dice, e tu nella testa te lo mantieni, il tuo ritmo, e adatti quel che senti al ritmo che hai nella testa, adatti anche un po’ il tuo ritmo al suo parlare, e lui inconsapevolmente, un uomo di un sessanta e qualche anno, si ritrova a fare dell’hip-hop, si ritrova a essere una sorta di rapper, free- style, e tu nella tua testa sei il suo human beatbox, e lui accelera, rallenta, e tu diventi anche un po’ jazz, e la voce del tipo perde ogni significato, diventa una sorta di scat che imita un basso continuo con le sue note e le sue pause, e tu sei immerso in questa musica che non sai com’è che è nata, tu eri lì che pensavi a scrivere una cosa sul ritmo e tenevi un ritmo nella tua testa, sei diventato una batteria, ti entra un tizio che fa il basso e diventa una jam session memorabile, e chi se lo immaginerebbe, a sentire quella musica, che da fuori son due che parlan di cose di poco conto, le biciclette, la svizzera, l’amaretto di saronno.

22 Comments

  1. Cratete

    Il mondo si divide in chi dice “tu-tak” e chi dice “tu-cha”, o forse dipende solo dal rullante della nostra batteria mentale. Io credo di avere il Tama di Lars Ulrich.

  2. Alessandro

    Nella mia testa batto sul bordo 😉

  3. fatacarabina

    bellissimo, io una volta ho scritto una cosa e ero i Police. Bellissimo 🙂

  4. paolo

    Una volta ho scritto la V Sinfonia di Shostakovich.
    Mandai il mio scritto ai miei amici di merende e mi fecero i complimenti.
    Non mi è più successo, forse non ne metto più così tanta…

  5. foread

    un mio amico suonava sempre così: crawnaue crawnaue, tarunci tabraunci. ed era la chitarra elettrica dei nirvana

  6. daniela_elle

    certi disperati dei miei personaggi che fanno sempre delle fini tragiche, gli metto i radiohead, i tears for fears e piero ciampi quando muoiono e poi quelli che li piangono e sopravivvono la musica per un po’ niente, hanno solo il silenzio

  7. Alessandro

    (cazzo, emilator, grazie della recensione 🙂 )

  8. emilator

    (eeh avevo capito che ti era sfuggita! :P)

  9. REfosco

    senti, io ieri sera ho scoperto una birra che si chiama Bombardier (e secondo me già il nome é indice di successo assicurato) e insomma, adesso ho provato a leggere il tuo post (sicuramente bello come spesso accade) ma non ci riesco, é lungo e mi perdo, non riesco a concentrarmi. Non è che si può avere un bignamino del sunto?
    Pagando eh?

  10. Alessandro

    il riassunto è tutto nel titolo 🙂

  11. tullio

    tuduru tuduru tu tta tà ta ri ti ta tta riti ti tà
    tuduru tuduru tu tta tà
    trudurututtu turututà

  12. donatella

    insomma, ho capito che per essere ringraziati da te bisogna dirti che sei bravo…ma io ancora non te lo dico…perche’ la cosa che mi sembrera’ davvero bella non l’hai ancora scritta.

  13. Ester

    Stupendo. Cioè, mentre leggevo muovevo la testa a ritmo!
    Mamma mia scrivi benissimo è incredibile…!!

  14. Dalailaps

    Succede spesso anche a me. 🙂
    Ultimamente quando scrivo mi sento un po’ come Hans Zimmer con le sue colonne sonore.
    Quando sono particolarmente ispirata mi sento come un pianoforte con sottofondo d’archi.
    Tipo questa:
    Buona Serata!

  15. Pinco Pallino

    Al contrario. Io nella testa non ho mai il ritmo. Poi incontro una bella gnocca ed ecco che sì, in fondo… tu-tum-tak-tuzaratatak-tum-tac-tac… a sfumare… e poi il ritmo smette e la gnocca se ne è andata… Accidentaccio.

  16. LorenZo

    Bellissimo! Erano solo 520 parole pero’…
    Bello perché c’è il ritmo, cioè l’ordine, il tuo ordine, o la tua speranza d’ordine, contro il caos del mondo con i suoi cazzi, tigli e biciclette. Poi c’é la sintesi, la jam… Potevi pure filtrargli la voce con il flanger a manetta ma eri gia’ in estasi (o trance). Una volta ho scritto un pezzo cosi’ (in 4/4)
    tunzantapizitti’ zoo-too-zoo
    tunzantapizitti’ zoo-too-zoo
    [ripetere fino alla nausea]
    e poi ne ho fatto un pezzo jazz-fusion-house-forse. Ho pure l’MP3.
    Dai scrivi del vento, quando hai vento. Il vento mi fa il favore di mandare a fanc il mondo. E’ liberatorio, intoccabile, invisibile… Oppure scrivi di quel che vuoi, e fa’ come se fosse vento. Oppure fa’ come se fosse quel che vuoi.

    Sto immaginando il vento che stacca le lettere dal display del computer e se le porta via ffffffffffffffff…

  17. Franco

    A me torna in mente il tun tun cha ci pa tu pa tum di Gerardina Trovato “A casa di Luca”

  18. .|.

    un mio amico lo faceva al telefono quando non esistevano i displei e non potevi leggere il numero del chiamante. Lui appoggiava la cornetta al tavolo e continuava a fare quello che faceva prima. E batteva il ritmo con le dita sul bordo del tavolo e io che gli dicevo dai che se ne accorge e lui che insisteva.

  19. Gennaro

    Che bello.

  20. leonardo

    il titolo mi vien da tradurlo in “Tu Cominci, Tutto Tu Cominci”

  21. skip

    Bello! È più incalzante di una locomotiva che accelera .

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