L’altro giorno ero lì che parlavo con un, come si dice nei blog, parlavo con un sodale, un compagno di strada, un altro blogger, insomma, e gli dicevo che io avevo sempre un po’ questo problema, ché gli interessi non mi son mai durati più di qualche mese; t’appassioni a un argomento, leggi tutti i libri che riesci a trovare, poi a un certo punto l’interesse svanisce, bum, com’era cominciato.
Gli dicevo, che con il blog invece m’è successa una cosa che non m’era mai successa, ché pur con gli alti e bassi che mi son propri, son riuscito a non perder d’interesse, nonostante siano ormai più di due anni che questo blog qui va avanti (prima, ne avevo altri, in altre lingue, c’è chi si ricorda), va bene, mi piace, gli dicevo, continuo a scriver tutti i giorni, magari anche solo una cazzata, ma son contento, ché è la prima volta che mi succede, una cosa così, che mi mantenga attratto stimolato focalizzato.
E lui mi diceva, il compare, mi diceva che anche a lui succede così, ché gli è capitato di pensarci, e mi diceva che lui il suo blog lo considera una specie di animaletto, che bisogna accudire, dargli da mangiare, coccolarlo e spazzolarlo tutti i giorni, ché poi altrimenti lui sta male e muore.
A me m’è sembrata una bella metafora, quella del blog come bestiola a cui vogliamo bene, che delle volte ci fa girare le balle, che ci dà tanta soddisfazione, che delle volte sporca anche, ma che fa fermare le ragazze per strada, che s’avvicinano, si chinano, lo accarezzano, e ti dicono Che bello, come si chiama?
Ah ah bella questa! Hai ragione, è un animaletto che a suo modo esige cure e ti chiede di accudirlo. C’è chi lo prende come un gioco oppure come un messaggio in bottiglia, un modo per esprimersi oppure uno spazio di interessi comuni. Incredibile come il blog possa rivelare aspetti insospettati delle persone. Un fenomeno affascinante che ha creato un nuovo modo di comunicare e talvolta di conoscere se stessi, togliendo la polvere dalla parola scritta.
oddio, potevi avvisarmi che facevi oggi questo servizio: ora tutti quelli che verrano a dare uno sguardo da me vedranno che padrone snaturato io sono che siccome nn c’ho piu’ neuroni l’ho abbandonato.
qui nella blogosfera se ho imparato una cosa e’ che mica c’e’ bisogno di neuroni per mandare avanti un blog!
in effetti con tutti i gadget da blog stiamo facendo come i padroni di cani.
a rischio di farli incicciottire a furia di stupidate.
In altre lingue? Piemontese? Ceréa :-*
ahhahahahahhaahahargh, mi hai fatto ricordare che sono giorni che non faccio mangiare i pesci rossi di mio figlio…
OT: attraverso questo tuo post ho scoperto che il primo di una lunga serie di miei amori non corrisposti, la Kimberly di Arnold, s’è tolta la vita nel ’99.
Sono cose tristi. Abbi cura del tuo animaletto.
Ecco, il mio si chiama wile e. coyote.
Scelgo Silvestro.
Medaglia, medaglia, medaglia…
Bella la storia dell’animaletto…il mio allora è già bello che morto visto le poche cure che riceve…!
Concordo bellissima metafora e anche per me è stato così ( sono una che si stufa subito ma il blog iniziato per gioco è tuttora una mia grande passione)
Temo che il mio povero blog sia come un cactus dell’Arizona… Sopravvive per pura scommessa. Ogni tanto mi ricordo di lui e “piovo”…
Concordo…Il blog è come un animale, bisogna sempre prendersene cura con pazienza e mai abbandonarlo…
Complimenti: 2 anni son tanti… 🙂
Passerò ancora a trovarti…
Ciao.
…e come ogni animale domestico che si rispetti è lo specchio del padrone… speriamo che il mio sia un goldem retriver e non un odioso jack russel! bau!
Grande Muttley..io conosco una ragazza che imita (alla perfezione direi) la sua risata,quando gode di una sventura altrui o fa qualche marachella…a quel punto io mi sento costretta a gridarle : “Muttley fà qualcosaaa!” …A parte questi simpatici siparietti volevo concordare con la storia del Tamagotchi ma con una piccola differenza:per il mio blog , il Tamagotchi, sono io…
a me piacie che anno fatto il tamagotchi e divertente e i bambini imparano tante cose dei bebe perche il tamagotchi e tipo un bebe