Ho il cervello in ferie. Mi appendo, come un parassita, al cervello altrui.
Sono Henry Gale, vengo dal Minnesota.
(c’entra niente, ma quando uno ammette di avere il cervello in ferie, può dir quello che vuole)
C’è questo libro che avevo scovato sul blog di seia montanelli, che ogni tanto lo prendo in mano e lo leggo un po’.
Trattasi di libro di poesie, scritto da tal J. Rodolfo Wilcock, edito da Adelphi, e che si chiama tautologicamente Poesie.
(tautologicamente, m’appare sottolineato, come un errore, e non ci sono suggerimenti alternativi)
Prendo in mano questo libro ogni tanto, e mi leggo qualche poesiola, specialmente della parte che si chiama Italienisches Liederbuch, che è un canzoniere d’amore moderno, scritto in italiano da uno scrittore, tal J. Rodolfo Wilcock, che non era neanche di madre lingua italiana. Ché J. Rodolfo Wilcock, era argentino, ma a un certo punto della sua vita, è emigrato in italia, e ha cominciato a scrivere in italiano. Peraltro, se ne era anche già parlato.
Avendo già imparato tutte le scienze
e avendole trovate alquanto morte
adesso studio te con gran profitto.
Mostrami i tuoi Uffizi e Signorie,
i tuoi migliori Castelli e Camposanti,
le tue Tombe Dinastiche, i tuoi Domi,
i tuoi nuovi giardini all’Italiana,
mostrami, per favore, le tue orecchie,
i denti, anche se a volte fanno male,
fammi passare dalla fisica alla chimica,
dalla meccanica alla topografia
e dallo studio della bellezza in genere
a un serio esame dei suoi particolari,
fammi passare dalle leggi ai fenomeni
e dal palese scendere all’occulto.
(J. Rodolfo Wilcock, Poesie, Adelphi1980, p. 133*)
I romanzi, non li rileggo quasi mai. Le poesie, quelle belle, come quelle di Wilcock, le leggo e le rileggo, e non smettono mai di parlarmi. Per esempio io delle volte leggo delle poesie mi vengono in mente dei versi bellissimi come quelli che ho usato per il titolo del post.
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cmq questa di Wilcock e assai gajarda, c’è dentro un tocco di Keats che non mi dispiace pe’ gnente, ecco
Molto interessante, vado subito a scovare altri versi di Wilcock e della sua italiana argentinità. Bella segnalazione, grazie!
E c’è da annotare che i brividi erano “languidi”, se ben ricordi:
la-languidi bri-brividi come il ghiaccio bruciano quando sto con te
ba-ba-ba-ba-baciami siamo due satelliti in orbita sul mar
Neuroni buttati.
fior delle ferie
se leggi versi penso che comunque
consumi lo tuo tempo in cose serie
Lascio che altri si pronunci su insospettate parentele.
Ti fai anche problemi di caduta di tono su una canzone dei Righeira? Non mi dire che hai fatto studi filologici sul primo D’Alessio, allora!
sonetti: la poesia è sicuramente una forma che consente una “concentrazione del senso” quindi, molto più economica di altre forme d’intrattenimento 😉
davide: contento che te garbi, anfatti ammé me dispiace de non averla scritta io
federica: vallo a scovare, sto libro di Wilcock, che è bello bello bello e merita d’esser conosciuto
regulus21: so bene, so bene, ma quel languidi mi ha sempre fatto pensare a una caduta di tono e l’ho lasciato fuori apposta. cantandola, puoi sostituire languidi con lalala, che metricamente, ci sta 😉
la poesia o le belle canzoni cosolano da qualsiasi male 🙂
d’alessio purtroppo non lo conosco, a parte la faccia. dei righeira, sono fan dai tempi di vamos a la playa. un tempo credevo fossero più fighi dei duràn. 🙂
non ho finito il discorso, dicevo, non me li si tocchino 😀
Secondo me una bella poesia non si può apprezzare veramente, se la si legge solo una volta.
fior di righeira
altro che poesìa
per un’estate intiera
andammo a la plaìa
Giggimassi e il nuovo concetto di rima! Un mito! 🙂
cmq, leonardo colombati scrisse un egregio pezzo sui Righeira su un medicine show di qualche tempo fa, a quel che ricordo
Concordo e mi ispiro!
Dei Righeira il bel canto
toglie al poeta un poco il vanto.
Ma se il gelo bollirà
tanto male non sarà.
Per chi volesse approfondire…
http://www.wilcock.it
P.s. Mi rivolgevo a regulus21, poi davide mi ha preceduto.
a me piace questo blog.
che bella scoperta.
e comprerò il libro.
thank you.
uh, m’ero incastrata di brutto sulla frase di Hery Gale che viene dal Minnesota, non capivo perchè mi suonava così bene.Poi tre secondi fa l’ho capito.Meno male.
federica: grazie del link a wilcock.it. il sito lo avevo già linkato quando ne avevo parlato un’altra volta ma me n’ero dimenticato. è fatto bene, quel sito.
caramel-pop: grazie a te 🙂
melampira: in realtà il processo mentale è passato per Harry Gerber e Gary Herber, per poi arrivare a Henry Gale. naturalmente nessuno conoscerà gli altri due nomi, credo: arrivano da uno dei miei libri culto. va beh, lo dico: arrivano da Master of Space and Time di Rudy Rucker, in cui da una realtà alternativa arrivano dei cervelli parassiti che s’attaccano alla schiena delle persone. e qui si arriva al cervello di prima 🙂
le poesie di wilcock parlano sempre e a tutti.
chiacchierone 🙂
Mi arrendo,sono tuo,puoi valutarmi
e vendermi al mercato in un canestro,
se vuoi,tutto sommato dalla cesta
io tornerò da te come un cagnetto
e farmi vendere di di nuovo,verniciato
a strisce o a scacchi,una cosa è sicura,
questo cane non cambia più padrone.
Ma io che godevo a possedere
com’è che godo a essere posseduto?
Giù sulla schiena,cane,pancia all’aria
scodinzola nel tuo paradiso!
La tua divinità ha detto il tuo nome
e la sua voce ti ha raggiunto il midollo!
Abbaia,corri,balla: che vittoria totale
questa resa incondizionata!
R.WILCOCK