un blog che parla di niente

Sono una persona orribile /3

Non riesco mai a essere completamente triste quando vado a trovare qualcuno in ospedale.

È per via di tutte quelle infermiere.

23 Comments

  1. vix

    L’apparenza è tutto, in certi casi: si può fingere tristezza anche quando si è arrapati.

  2. Dario Salvelli

    Io evito gli Ospedali apposta.

  3. antonio vergara

    l’infermiera è un balsamo.

  4. paolo beneforti

    ma guarda che non essere tristi in ospedale è un’ottima cosa: aiuta il morale dei ricoverati! anche le infermiere sono lì a quello scopo, del resto. 😀

  5. Anonimo

    22.10.2008
    ma guarda che non essere tristi in ospedale è un’ottima cosa: aiuta il morale dei ricoverati! anche le infermiere sono lì a quello scopo, del resto. 😀

  6. l'uomo blogettile

    Ma le infermiere tipo sergente delle ss col clistere a pompa in mano?

  7. kutavness

    Vieni al Sant’Orsola di Bologna, vicino a casa mia. Lì non corri questo rischio. Penso che sia perché se la tirano molto su quanto sono bravi e tecnologici, al punto da far guarire anche senza l’ausilio di pin-up in camice bianco. Poveri illusi.

  8. Asended

    Non dirlo a me che ci lavoro…

  9. Morgana

    stavo per scrivere che “si, sei una persona orribile” :p ma devo ricredermi, credo che Paolo abbia ragione.

  10. zoe

    Siete irrecuperabili! 🙂

  11. Giancarlo Tramutoli

    Anche a me negli Ospedali mi vien sempre un’ilarità nevrotica. Quando son giù, faccio una passegiata al cimitero. Mi sento subito meglio.

  12. cica

    io invece quando vado a trovare qualcuno in ospedale sono sempre incacchiata nera. Quando riesco ad arrivarci, che qui a Cuneo trovare parcheggio lì nei pressi è un’impresa. Anche se fossi lesbica a quel punto non mi tirerebbero sù di morale nemmeno le infermiere, figuriamoci io che son etero…..

  13. camu

    ma in che ospedali vai, quelli che ho frequentato in passato io erano pieni di infermiere ciccione alte un metro e quaranta, con i baffi 🙁

  14. Christian Frascella

    Io gli ospedali no. Le infermiere sì.

  15. transit

    Io Cavaliere della Trista Figura, in genere, i luoghi in cui, per quanto afflitto e malinconico,non sono mai riuscito a trattenere l’irruenza del sorriso contagioso, e una successiva regolare reazione sessuale, in quanto semplicemente reazione alla dissoluzione del corpo, cioè della morte, sono stati tre:la chiesa e i ritiri spirituali nell’oratorio salesiano che ho frequentato fino ai diciassette anni che andavamo avanti e indietro nel cortile e dovevamo pensare che io al prete ci ho detto ma cosa devo pensare che più voglio pensare e più non mi viene da pensare che però mi sembrava che stavo pensando da una vita anche se la mia era una vita giovane; gli ospedali, con il loro terificante puzzo di alcol e disinfettanti e ferri della macelleria, cioè il parcheggio mercenario tra la vita e la morte, tra l’espropriazione e l’impotenza quale soggetto malato; e, i cimiteri. Ci sono cimiteri che nel loro essere cimiteriali sono una terra di carne umana andata a male che poi a me è capitato una sola volta di vedere un corpo scavato e mostrato che era mia madre che era un cartone con i capelli e lo scavo del vico e delle orbite che io ho pensato che tristezza e che offesa per i morti e i vivi assistere a uno scavo di un corpo di figura di madre. Me in genere in ogni cosa stavo dietro, nell’ultima fila. Se è per questo, ho sempre filato con l’ultima fila. All’oratorio quando la domenica mattina affollavamo la chiesa, il nostro gruppo di amici, in testa Franco Martino il più comoco di tutti, stava sempre dietro. Ci pisciavamo sotto dalle risate. E resistere era una terribile sofferenza, eppure eravamo ospiti nella casa di Dio. Tante, tali e devastanti erano le risate che a un certo punto o uscivamo da soli o venivamo maledetti direttamente da Nostro Signore che tuonava e lanciava fulmini e saette che la chiesa era ridotta in rovine, fuochi e cenere fumante. Il punto era che ci rendevamo conto che non dovevamo ridere ma pure dopo la comunione continuavamo a ridere. Addirittura anche quando moriva qualcuno ridevamo che a un certo punto ci chiamavano i ridaroli, jene ridens e compagnia bella. Nei due anni di scuole elementari, stavo sempre nell’ultima fila, poi visto che ridevo tanto l’abbandonai. Una volta accompagnai un mio amcico che si era fatto male giocando a pallone, ma non appena entrammo in ospedale, per quanto tutti e due avevamo paura, ci prese a ridere che una signora dei vicoli disse: Me parite ‘e frate d’o cazzo, ridete in faccia a ‘sta fessa, a sta pucchiacca. Noi dapprima zittimmo, poi di nuovo a pisciarci sotto dalle risate. E quella volta che Pino Sollazzo, un mio amico, mi invito a seguirlo per una sorpresa…ci trovammo a scavalcare il muro di cinta del vecchio e monumentale cimitero di Poggioreale che dista qualche chilometro dall’omonimo carcere. Tenevamo la cacarella addosso e ad ogni fruscio e rumore ci giravamo guardinghi nella paura di scorgere qualche morto redivivo. Eppure con le facce pallide, verdi e in altri momenti rosso porpora, ridevamo. Quando io e Pino in compagnia di altri amici raccontiamo la sua insana passione di andare per chiese, ospedali e cimiteri ridiamo tanto da non riuscire a trattenerla. A sera, prima di fare una doccia e scoparci con foga le nostre signore, ci accorgiamo che lo slip di entrambi tengono almeno ‘na ficusecca. E, ridiamo. Lui con Lucia nella loro stanza da letto e io e Mirella nella nostra, divisi da una parete.

    P.S. Oggi pomeriggio sono andato in libreria al Vomero e ho comprato l’ultimo libro di Ugo Cornia e le prime pagine mi sono piaciute. Dopo un po’ anche quello di Paolo Nori che iolui lo conosco con quel suo cappello a coppela tipo Lenin che arringa la folla, cioè il proletariato russo del primo novecento. Devo “confessare” che qualche mese fa mi sono consolato con la lettura del libro postumo dell'”inaffabeto” Vincenzo Rabito Terra matta. Un balsamo per gli occhi, la memoria, l’anima e la storia, individuale e nazionale. Prima di comprarlo, sfogliate le prime pagine, dopodiche decidete.

  16. bluer_night

    amore e morte vanno sempre insieme no ?
    cmq ti poteva andare peggio, potevi essere un bisex …

  17. CptUncino

    mmm, qui lo dico e qui lo nego. Avevo una cotta perr l’impresario funebre che ha sepolto mia nonna. Va da se che al funerale stavo in misto lacrime e cuoricini dagli occhi.
    Ottio, l’ho detto!

  18. MAvero

    ma in quale ospedale vai?!!!

  19. Chiara

    Infatti si sa che gli ospedali migliori sono quelli cattolici… Con le suore in corsia nessuno si perde via in distrazioni!

  20. mammina

    te, caro, hai visto trooooppi filmetti con l’alvaro vitali e le infermierine tuttetette!!!! ma non sei orribile, è che ti disegnano così…

  21. hanna

    seee, t’ho visto Leggevi proprio questo che devi essere triste Ma non ricordo dove Ha!

  22. Io

    Figurati, io al funerale di mia mamma non ho potuto smettere un minuto di guardare il culo alle signore in tailleur nero da lutto.

  23. vajmax

    Ma come? È proprio il sentirsi arrapati che rende tristi nel convenire, con sé stessi, che si ha un bisogno da soddisfare. La felicità non ha mai vuoti da riempire.

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