un blog che parla di niente

rileggere i classici

Stamattina, stavo camminando e mi è venuta una sete del boia.

Avrei proprio voglia di un cicles, pensavo.

(un cicles, per quelli che non lo sanno, è una gomma, una cicca, un chewing-gum)

Ad un certo punto, stavo camminando, vedo un cicles per terra.

Lo raccolgo e gli dò una soffiatina per pulirlo.

Poi, me lo metto in bocca.

Il gusto non era mica tanto buono.

Che cos’è questo, mi dicevo, un cicles al gusto guano?

Non era proprio buono per niente.

Forse non era neanche un cicles.

[il post originale è qui]

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11 Comments

  1. pOg

    sei a tanto cosi’ dal fondo…

    😛

  2. Gus Van Sant

    come me.

  3. werter

    i ciclès son sempre buoni… ma non è che fosse magari un fiocco di neve, oggi… magari non quello di maggio… 😉

  4. Melpunk

    prova a masticare un moto-ciclès! in quel caso poi è necessario l’intervento del dottor sambucedo e del suo anestesista strafatto di coccoina… poi sono fatti tuoi, ecioche, io ti ho avvisato! tsk tsk, questi ragazzi di oggi, sono proprio co e i ragazzi di ieri… non come i ragazzi di via panisperna! tsk tsk

  5. quasiblu

    stai per caso parlando di cingomme?

  6. eìo

    sì, quasiblu.

    Diderot, ottimo il post di oggi 😉

  7. eleyda

    sa quasi di richiesta stile bdsm
    bah?

  8. eìo

    non ho capito! 🙂

  9. Transit

    No no no quello che da piccolo ho visto correre veloce sotto il muro, nero e lucido, con le sue zampette pelosette(o era altro?)non era un cicles ma proprio uno scarrafone. probabilmente era orfano perché sua madre non si è fatta sentire. a me mi hanno portato in ospedale: lì, davvero, ci sono un sacco di cicles buttati dappertutto. di tanto in tanto lì puoi farti una pancia così.

  10. Transit

    Prima di mangiarlo e masticarlo, intendo lo scarrafone, ci ho parlato un pò. Anzi, era lui che si sbatteva tanto nel cercare un dialogo. Lo tenevo per una zampetta, ma lui scalciava, per modo di dire, in maniera frenetica: insomma, lo scarrafone aveva capito che la sua nera e umida esistenza era agli sgoccioli. A un certo punto faccio per mangiarlo, ma sento una voce che dice: – Ehi, bello, ma tu non sai chi sono io. – Però gli altri adulti e bambini erano alle estremità del vicolo e la porta di casa mia e quelle delle altre erano chiuse. A quel punto mi è venuto di staccare una zampetta allo scarrafone. E ho sentito un urlo acuto.

    -Porca miseria ma allora sei proprio un sadico e un animale. Mi hai staccato una zampa, adesso claudicherò e tu lì a chiamarmi lo Zoppo del quartiere. Adesso però fermati e non commettere altre sciocchezze contro di me. –

    Mamma mia ma sei proprio tu a parlare, eppure gli scarrafoni da che mondo è mondo non hanno mai parlato, gli ho detto.

    – Sai come mi chiamo? –
    – No, ma dillo tu, perché gli indovinelli mi scocciano –
    – Sono lo scarafaggio più importante e noto della storia della letteratura: insomma un racconto scritto da un grande scrittore ebreo praghese mi ha reso famoso e immortale: io sono Gregor Samsa –
    -Embè c’aggia fa che sei Grigorio –
    -Innanzitutto un pò di rispetto per me e per Franz –
    – Grigorio, sentimi bene, finiamo qui questa specie di discussione, ma secondo me la fame e la curiosità hanno fatto venire le traveggole, cioè sono deperito e debole sento la tua voce che non esiste, ma è soltanto il frutto di un allucinazione da stomaco che non mangio … perciò, Grigorio ma finiscila di parlare perché tengo anche da fare, devo andare a giocare con i miei amici che stanno laggiù … perciò mò faccio un morso solo e ti saluto –

    E mentre ho inghiottito lo scarrafone parlante quello sbraitava come davvero fosse stato il famoso insetto nato dalla penna di Franz Kafka che io non conosco né di vista né direttamente. Non so se ci azzecca ma qui dicono: Mò pure il muschillo, cioè un insetto piccolissimo, tiene la tosse.

    Quando mia sorella Tellina d’o Mar uscendo di casa mi ha visto masticare e ingoiare, spaventata mi ha detto: – Cosa stai mangiando che qui nella credenza non ci sono neanche gli occhi per piangere? –
    – Mi sono mangiato a Grigorio Samsa – le ho detto ridendo.
    – Vuoi dire un biscotto un pezzo di cioccolato? – ha chiesto
    – Ma quale biscotto o cioccolatino. –
    – E allora parla cosa hai mangiato? –
    – A Grigorio Samsa ‘o scarrafone mi sono mangiato. Tellì forse non mi credi, quello parlava e si è lamentato pure –

    E così mia sorella urlava, chiedeva aiuto e correndo i ha portato in ospedale. A questa storia nessuno ha creduto mai.

    Ma le storie si sa sono tutte frutto di fantasia.

  11. skip

    @Transit: io credo a questa storia perché quello scarafoncello non era bello a mamma sua e poi perché è vero che pure i pulici ( le pulci) hanno la tosse e , se non prendono mai lo sciroppo , fanno una brutta fine. 🙂

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