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Mentre guardo il cinematografo

A volte mi sento come i nonni. I nonni, intesi come categorie dello spirito, non nonni specifici, dei nonni ideali, che quando sei piccolo e non hai voglia di mangiare, e magari lasci mezza roba nel piatto, ti dicono Te dovresti fare una guerra. Oppure ti dicono che anche Pinocchio, che lasciava le bucce e i torsoli di pera, poi anche lui li mangia quando ha fame, i torsoli di pera, perché dovresti provarla, la fame, poi vedi come ci si sente ad aver fame, ti dicono quei nonni ideali ai quali ogni tanto assomiglio. Perché io, quelli a cui piace il cinematografo, a volte mi piacerebbe dirgli Te dovresti fare una guerra, poi vedi come ci si sente, Te dovresti fare una guerra, in specifico dovresti fare la prima guerra mondiale, una estenuante guerra di trincea, una estenuante guerra insensata e capiresti, io credo che capiresti come ci si sente nei miei panni, nei miei panni quando son lì, fermo, sul divano, davanti al televisore e mi guardo un film, lì, inerte e impotente, a guardare e ascoltare avvenimenti che qualcuno, degli sconosciuti, chissà chi, ha deciso che avvenissero, in quel modo, in quella sequenza, per lunghissimi minuti o ore o chissà quanto. E io sono lì, inutile,

Come questa pietra
Del S. Michele
Così fredda
Così dura
Così prosciugata
Così refrattaria
Così totalmente
Disanimata
Mentre guardo il cinematografo.

8 Comments

  1. Silas Flannery

    Ecco, io non vorrei farla una guerra di trincea.

    Anche perché le trincee tendono a essere sporche.

  2. B

    Una volta, tanto tempo fa, io ho conosciuto un tizio che aveva un cinematografo portatile, di quelli che stanno nella mano. Sembrava come una pietra semidisanimata, perchè guardava solo il suo cinematografino portatile, e sembrava anche che non ci ascoltasse, me e lei che parlavamo tra di noi fittamente abbastanza. Poi però ogni tanto interrompeva, a sproposito. Ecco, lì io ho pensato, di questo tizio: Ma te dovresti andare al cinematografo vero, ogni tanto, a vedere come qualcuno si inventa le storie, invece di brucare col polpastrello quelle che non c’hanno nè un capo nè una coda. Però non mi sono sentita come una nonna, solo come una Fata Turchina, modestamente, perchè certa gente assomiglia proprio a Pinocchio: son dei testoni come lui ecco.

  3. L'Emarginato

    Prova il cinema d’esser…dolce est ad asti…

  4. cq

    ma che esagerazione. è così bello il cinematografo. bello e rassicurante, soprattutto quando lo chiami cinematografo e non cinema. e poi quando vivevo a granada c’era un cinema in cui potevi fumare ed era fantastico. anche se adesso sono 4 mesi che ho smesso, di fumare non di essere fumatrice, e quindi forse lo odierei quel cinematografo lì ma solo per invidia nei confronti di chi guarda il film con la sua bella sigaretta.

  5. Magica

    a)Io odio i cinema pieni di gente
    b)a volte mi é mancato un cinema che funzionasse al mattino, mai visto uno !
    c)al cinema ci dovrebbe essere un cameriere silenziosissimo che portasse almeno l`acqua da bere
    d) i cinema e i film mi stufano assai.
    Punto.

  6. cica

    @Magica: una volta c’erano i cinema che funzionavano al mattino. Almeno: a Torino c’erano. Che mi ricordo le mattine che tagliavo da scuola con gli amici e andavamo al cinema. Vabbè, davano dei film penosi, robe tipo Tarzan o gli indiani e i cauboi, però era una meraviglia star lì e pensare “adesso la prof di mate sta interrogando…”

  7. Fabio

    Sono andato al cinema di mattina. Era una domenica mattina. Andai a vedere Munich in uno di questi megamultisala. Eravamo solo noi quattro. Ad un certo punto ebbi un richiamo dalla vescica e mi alzai direzione wc. Spinsi un portellone convinto che fosse quello che mi avrebbe portato dove volevo. Il portellone si richiuse e io ero rimasto chiuso fuori del cinema sull’ultima rampa di scale. Quanto erano alte…

  8. ZeroDx

    Io credo che capiresti come ci si sente nei miei panni, nei miei panni quando son lì, fermo, sul divano, davanti a un libro, che mi leggo il libro, lì, inerte e impotente, a leggere e ascoltare mentalmente avvenimenti che qualcuno, degli sconosciuti, chissà chi, ha deciso che avvenissero, in quel modo, in quella sequenza, con quelle parole, con quei dialoghi, per lunghissime frasi o capitoli o chissà quanto. E io sono lì, inutile, che mi leggo un libro.

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