un blog che parla di niente

La smania e la noia

Ieri, a metà pomeriggio, quando sono arrivato, mi sono reso conto che molto probabilmente per le prossime tre settimane sarò solo in casa. Cosa fa l’uomo solo in casa? Adesso mi metto a leggere, si dice l’uomo solo, oppure mi metto a scrivere, oppure mi metto a fare quel lavoro là che voglio fare. L’uomo solo si lambicca nel pensiero di cosa può fare da solo in casa e si rende conto che non riesce a fare niente, perché lo colpisce quella cosa lì che non ha nessun senso e gli impedisce di fare alcunché. L’uomo solo si rende conto che è solo, e gli viene la noia. Gli viene la smania di fare e gli viene la noia di esser solo.
Anche la settimana scorsa, in ospedale, mi ero portato dei libri che volevo leggere, mi dicevo In ospedale non c’è niente da fare, vedi come leggo, vado come un treno, dai dai dai, alla fine ero contento di stare in ospedale, mi dicevo, tutto il giorno a leggere nel letto senza dover fare niente, poi in tre giorni son riuscito a leggere meno di cento pagine che per me è uno smacco, proprio uno smacco, a pensarci adesso non so come ho fatto, a sprecare tutto quel tempo libero.
Non facevo altro che andar su e giù per le scale: andavo al piano interrato dove c’è il bar e le macchinette, poi salivo fino al sesto piano, poi guardavo il panorama, poi scendevo di nuovo al piano interrato, poi risalivo, e via così. Dev’esser così, mi dicevo, essere in pensione.
Ieri quindi quando mi son reso conto che ero da solo, mi è presa quella smania e quella noia che non riesci a star fermo ma non riesci a far niente, quella stessa che avevo in ospedale, e mi son detto, anche se faceva un po’ caldo, mi son detto che era meglio se provavo a andare a correre.
Eran due mesi che non correvo, perché l’ultima volta mi ero fatto male, e mi avevano consigliato di stare un po’ fermo, ma ieri ho deciso che era il momento di riprovare, così mi passava la smania, e la noia, anche se sapevo che non avrei corso molto, per via del caldo, per via della paura di farmi di nuovo male, ma mi è presa la voglia, e torniamo a correre, e via.
Pantaloncini, maglietta qualunque, e scarpe, ho di quelle scarpe con il tallone pronunciato, anche se correndo, ci ho fatto caso, il tallone non lo appoggio mai, e con tutta quella gomma sotto il tallone, finisco che corro sulle punte, come fossi una ballerina, con la grazia di una ballerina un po’ disgraziata, poverina.
Son sceso giù, al parco fluviale, e, diversamente dal solito, ho tirato a sinistra; probabilmente c’è meno sole, mi son detto, e arrivato giù ho cominciato a correre, piano piano, passettino dopo passettino, facendo attenzione a non strafare, facendo attenzione alle gambe e alle pulsazioni.
Ho fatto tre chilometri e poco, piano piano, sono andato fino alla confluenza dei due fiumi, e poi son ritornato su. C’era il tramonto, e anche se dal lato in cui ero il tramonto di per sé non si vedeva, bastava vederne gli effetti laggiù sulla pianura, la luce radente e arancione rendeva tutto più vivo proprio prima che venisse il buio. Tornando verso casa sono passato lì, sul lungogesso, dove c’è il viale di ippocastani; lì ho visto i primi ricci e la prima castagna per terra.
Sono contento di essere andato a correre, stamattina oltretutto non ho niente male da nessuna parte, che era un po’ la mia paura, ma la sensazione non l’ho persa, quella gioia di andare in giro per le campagne soltanto con le tue forze, con i tuoi piedi, con il tuo fiato, quella gioia talmente potente da accorgerti, dopo, di aver fatto il giro intorno al depuratore e non averne neanche sentito l’odore.

12 Comments

  1. Transit

    A ridosso, ma forse anche prima e durante, e poi a casa, tra la rinosettoplastica e casa(ieri ho ripreso a correre al bosco di Capodimonte) ho scritto due pezzi,ecco il secondo:

    Lasciati andare alla coscienza del corpo, del cuore, della mente, della pelle.

    Queste cose vanno sempre insieme: non dividerle mai, soffrono amaramente.

    Non ti sto parlando di religione né di altro: parlo di te, di me, di noi.

    Chi deve dirci il grado di sofferenza e il suo profondo totale rispetto?

    E chi può guardarci negli occhi, senza abbassarli e parlare d’amore; questo amore di vita negata?

    Chi deve scrivere con il proprio sangue dove passa il vento e cosa lascia se non chi lascia la vita?

    Chi parlerà a noi se la semina per l’oggi e il domani é stata la legge della rapina e dell’abbandono?

    Chi più di te di me di noi. Chi il respiro, la prosopopea, l’acqua,la fame, l’amore, l’abbandono di sé.

  2. Transit

    Aveva gli occhi
    sfusi

    e turgidi capezzoli
    profumati.

    nel sorriso
    corridoi lunari,

    negli occhi fotografia
    di malinconia

    e carrozze veloci
    le gambe operaie:

    lo sguardo
    abbarbicato ai lobi

    e le braccia a tenaglia
    remoto il fastidio.

    e femmina di ago e filo
    la gonna lunga,

    e gelosia
    a collo di pelliccia.

  3. Transit

    Questa sotto, invece, è uscita insieme a uno dei due tamponi che il Dott. mi ha estratto dal naso: che soffiate e quanto muco e sangue ho scatarrato. Un trombone, nonostante l’età. Però l’edema ci mette anche sei mesi per scomparire. E ci vuole una crema per evitare le crosticine nelle narici. E poi si respira a narici alternate. A volte è libera una e altre volte l’altra. E viceversa. In fondo si scrive per non annoiarsi troppo. Molte persone, tra cui non pochi giovani, si sottopongono a interventi chirurgici per scrivere. Non ci sono più gli scrittori di una volta con quei nasi che erano peperoni rossi e melanzane che facevano concorrenza agli elefanti.

    Recita parole scarne
    il cuore muto.

    Parole tacitate
    opprimono i fondali.

    Lava incandescente
    senza sbocchi.

    A pelle
    la realtà dell’infinito.

    Uragani.

  4. Simone che scrive su "purtroppo"

    Corri, Eio, corri.

  5. guardaitreni

    Ho sempre pensato che la grande dote degli scrittori uomini fosse l’essenzialità. Ora scopro che, se non ci fosse una donna a ronzare loro intorno, scriverebbero tanto quanto le scrittrici di sesso femminile.

  6. Frator

    Vedi cosa vuol dire farsi riparare il naso che poi si riesce a scrivere racconti minimali di rara bellezza!!!!
    E io che mi pensavo che gli editori sapessero solo editare, esitando a scrivere!!!!!

  7. WonderDida

    dovresti farti fare una rinosettoplastica così, ogni tanto, giusto per.

    ma non pulsava poi, il naso, a correre?

  8. cq

    Non avevi paura ti si staccasse il naso?

    La corsa comunque è l’eroina del XXI secolo!

  9. Lucia

    Born to run.

  10. Marcello42

    Molto bello, ma un dubbio mi colse.
    Il fatto che tu non abbia sentito l’odore del depuratore è una perdita di olfatto conseguente alla operazione o effettivamente il vostro depuratore non puzza?

  11. Collettivo Ioedio

    Appunto, la smania e la noia, che alle 18:45, puntuali, lasciano il posto all’urgenza di fare, ma ormai e tardi.

  12. Bianca

    Incalzante e limpido. Complimenti! Vado a leggere gli altri post!

    Bianca

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