un blog che parla di niente

E niente

Eccomi qui, non mi piace tanto scrivere con quest’aggeggio (è un software un po’ new-age che ho scaricato l’altra sera) ma già che ci siamo scriviamo, che scrivere, una volta che uno è lì a scrivere, bisogna scrivere, altrimenti cosa si sta lì a scrivere a fare, se non a scrivere. Perché è facile mettersi lì a scrivere e non scrivere, facile, bravo, così son capaci tutti, ma mettersi lì a scrivere e poi scrivere, per giunta, è una cosa difficilissima che io vi sfido, a provarci, e se poi siete davvero bravi dovete provare a mettervi lì a scrivere, e scrivere sullo scrivere, che è una cosa che secondo me bisogna esser dei maestri, star lì a scrivere di scrivere, è come pensare di pensare, o suonare di suonare, o lavare i piatti di lavare i piatti. Son cose che bisogna esserci portati, non si può mica improvvisare, scrivere di scrivere, perché alla fine magari hai scritto un po’ di righe ma in realtà non hai scritto niente, e invece bisognerebbe scrivere di scrivere scrivendo qualcosa, non scrivere parole a caso, ma questo è difficilissimo, non solo bisogna esserci portati, bisogna esserci nati, altrimenti non si fa, non si fa proprio, non si impara. Io non lo so se ci son nato, ma se sono ancora in tempo, lo nasco.

30 Comments

  1. fatacarabina

    io non nacqui 🙂

  2. frank

    fino a quando si è in tempo per nascerlo?

  3. Guido

    Sull’importanza di leggere hai letto qualcosa?

  4. B

    Io conosco uno che tutte le volte che io gli dico Raccontami qualcosa, lui fa Ehm, raccoglie le idee e poi inizia a farmi la cronaca dettagliata di tutto ciò che gli é accaduto nelle ultime ventiquattro ore. Io allora gli ho detto brusca Ma no ma non darmi l’agenda e la cronaca! Ma raccontami, narrami, raccontami di te di ciò che senti di ciò che pensi di ciò che vivi e aspiri. E lui allora fa dei grandi silenzi che sono complici, pare. Per lo scrivere invece fa così: se gli dico Scrivimi qualcosa, lui scrive sotto dettatura. Lui scrive Mi ha detto la Pina di andare in magazzino a prendere le scatole a crocera poi la Sonia mi ha detto che c’era qualcuno per me poi mio fratello mi ha detto se vado a pranzo con lui e la mia nipotina mi ha detto Zio nooo. Certe volte scrive anche dei versi delle canzoni che glieli dettano gli Oasis come li sente lui dalla macchina che sono tutti sbagliati, a parte che io gli Oasis proprio no. E poi mette sempre i puntini sulle i maiuscole che quella è proprio una cosa che io faccio fatica a sopportarla ecco e alla fine mette la sua firma che non serve secondo me e la mette sempre storta, anche. Poi mi ha detto che scrivere lo rilassa e lo fa capire cosa c’è, dentro di lui, lo apre insomma. Te lo faccio conoscere, se vuoi, Alessandro… Gli posso dire di scrivere qui da te, che oggi mi sembrerebbe molto in tema? Eh?

  5. Alessandro

    Un post sul niente, visto che non avevo niente da dire, e mi dispiaceva non dirlo. (scusate)

  6. Antonio B.

    Avresti anche potuto provare a copiare le prime frasi d’un romanzo famoso.

  7. esse

    Una volta ho provato un sito che ti metteva il pepe in culo per farti scrivere con l’uso di avanzate armi psicologiche, non sono mai riuscito a scrivere niente e nemmeno a scrivere di scrivere di niente. Credo che non lo nascerò più ormai.

  8. emma

    ci ho sempre provato anch’io, provare a provarci insomma…

  9. AB

    Perché sigonri si nasce…
    Comunque suonare di suonare mi piace più che lavari i piatti.

  10. AB

    Signori, scusare.

  11. AB

    Sono dislessico, scusate

  12. Bill Lee

    Però mi pare che ultimamente c’ hai poche idee…
    Stai facendo un pò troppo spesso sta cosa di scrivere senza dire niente, anche se magari qualcosa dici, in realtà…

  13. m

    Mi diletto in lunghe conversazioni sul nulla, il bello è che gli ascoltatori provano un certo interesse.

  14. Vera

    Sai che diceva Marchesi? Massì, che lo sai, però io cosa commento a fare se poi non te lo dico? (Come dire: cosa commento a fare se poi non commento.)
    Diceva:
    “Non ho nulla da dire, ma lo devo dire”.
    E poi aggiungeva (beh, non so se lo diceva di seguito…nella mia testa lo fa!):
    “Anche un cretino può scrivere un saggio e non viceversa”

  15. Vera

    Ah! E, Guido, sull’importanza del leggere c’è Pennac! Proprio quello del “diritto a non leggere”.

  16. Roccia

    Il pezzo sul nulla potresti venderlo a qualche autore di programmi televisivi. 🙂

  17. AB

    Per rassicurare B.:
    http://musica.virgilio.it/news/pop/liam-gallagher-oasis-finiti.html

  18. B

    AB, ma io non glielo dico a quello che conosco, che dopo magari mi tira fuori i quin!

  19. maeandro

    Bill Lee. Ma cosa dici? poche idee?
    “Io non lo so se ci son nato, ma se sono ancora in tempo, lo nasco” Giù il cappello gente.
    E’ l’arrivarci che è stato un dramma o una tortura, ma ne valeva la pena.

  20. OneNightInPoang

    ma che software è quello new age?

  21. B

    Maeandro, ma come c’hai ragione? Noi qui siam già con le nostre teste sotto ai suoi piedi, di Alessandro, punto e due punti e virgola e punto e virgola.

  22. Federico

    però qualche volta potresti metter delle foto su feisbuk come tutti, invece di scrivere di scrivere

  23. Alessandro

    I quin sono fighissimi. E comunque ci dica pure che venga a commentare 🙂 .

  24. Alessandro

    Il software è http://www.ommwriter.com (ma non è che sia imperdibile, anzi), e comunque ha ragione Bill Lee, in questi giorni non ho tantissime idee, non so, a volte mi vengono i dubbi, ho talmente poche idee che mi sento lui 🙂
    (tié)

  25. Vera

    Allora non sono l’unica ad aver letto il sottotitolo del suo blog…?

  26. vix

    io ho sempre nientedadire, sia che lo dica o meno. di solito meno. qualche volta, ma anche spesso, vengo menato.

  27. Popinga

    Finalmente un’occasione per postare Empty pages dei Traffic! (il video fa cagare)

  28. Magica

    Da parte mia imparerei a farlo se invece di una macchina da scrivere o un aggeggio/software per scrivere esistesse un aggeggio/software da pensare – non è detto però che una volta ottenuto riesca a farlo funzionare – per cui mi limito a digitare e ci faccio anche fatica… ma il mondo è bello perchè è vario, no ?

  29. annalinda87

    Questo è meta-scrivere!

  30. transit

    – lungi da me scrivere;
    scrivere vicino dentro me che anaffabeto non so scrivere e scrivo comunque;
    ma scrivere è un pugile che ti lavora ai fianchi e, non c’è gong, nè trattenute, nè Alì la danza tra le corde, né arbitro, imparziale, a metterti in salvo. Odio la vita e, per questo, amo scrivere, con o senza un software new age. Amo scrivere e non mi uccido e, fotto la morte.

    – NB: Quanto sopra è l’incipit di un libro che io Ildebrando Sgueglia non ho scritto né mai scriverò.

    – Scriverò o che abbia scritto che non ho mai scritto, figurati se, d’improvviso, scrivessi prosa o, versi. E giacché ci siamo, leggiti ‘sti pparole, ca ‘e pparole, per quanto oralmente invisibili, songo ‘e cellule d’a vita toia. Prova a star zitto e potrai constare quanto la tua voce invisibile ti tradisca.

    * * *

    a scrivere non mi sono mai fidato di scrivere, perché era come Davide e Golia: una lotta impari, o un gigante dai piedi d’argilla. O peggio ancora non avere fede in sé, innanzitutto dei propri limiti, le ignoranze, i fondali del mare che ti chiamano col silenzio e il controcanto delle onde che frangono. Una volta o forse due vidi un film con Henfry Bogart che lui stava in questo film che si chiamava Il colosso d’argilla e parlava di un pugile che era grande e grosso, ma era buono come il pane ed era un pugile fasullo che la mafia faceva vincere con incontri truccati. Il film alla fine finisce e finisce anche la carriera del pugile buono e fesso che non è buono a fare il pugile come Monzon o Hagler, per non dire di un pugile italiano che quando incontrò Monzon si fece i vermi nella mutanda. Poi, basta. Erano delle cose sulla boxe e dei corpi e poi dello scrivere sui volti dei pugili che i pugili, specie i poveracci, vengono tutti dalla gavetta. Scrivere è come se tu andassi o sei andato e andrai, senza saper scrivere e né leggere, o c’hai la terza media, il diploma e, forse, la mini o la laurea e devi fidarti nella scrittura di notai, medici, avvocati e dei politici double face. E la letteratura, la prosa e niente di meno la poesia cioè un unicum come la bella addormentata nel bosco. Poi, non si sa da dove, arriva il principe, arzillo e trafelato e, zacchete!

    * * *

    scrivere e non scrivere, saper scrivere e non saper scrivere, è la stessa cosa di scrivere.
    scrivi e come quando fai l’amore, ma il punto è sottotraccia, mica perché non è venuto bene;
    l’unica cosa è scrivere;ma non scordare di dirle che non è sempre domenica. scrivere non guarda in faccia nessuno. l’unica differenza è che alcuni vedranno il proprio nome e cognome dietro le vetrine del luccichio (vanaglorioso?) su pile di carte chiamate libri, destinate in buona parte al macero. tutti scrivono, persino gli analfabeti,(esistono due tipi di analfabeti) quelli per antonomasia, scrivono. La differenza tra i due analfabetismi , non da poco, sta nel fatto, i fatti contano, come quando si va o si vorrebbe andare a fare la spesa o al ristorante; insomma gli analfabeti autentici, veraci, hanno il grande pregio di non distruggere alberi e senza destinare carta di libri al macero. Questo perché, di scrivere, scrivono scritte sull’acqua, sulle nuvole, nell’aria e dentro le scartoffie invisibili dell’anima che mai hanno visto né vedranno se non nel fondo oculare degli sguardi impantanati in nere pozze d’acqua nera. se il monolite dio, non avesse scritto, consegnando il suo sacro scrivere, oggi, avremmo un ritardo scrittorio penoso e affannoso come chi soffre di insufficienza respiratoria; eppure, non sarebbe cambiato molto. se l’uomo è fatto a uso e consumo e somiglianza di dio, è del tutto normale che l’uomo voglia scrivere come se fosse dio. ecco, quando si dà il cattivo esempio cosa può accadere; e, si dice e si scrive che l’uomo scrittore si sente come se fosse dio.
    quando si scrive, si scrive dentro l’anima e, contemporaneamente, sulla pagina bianca, cioè, come si dice adesso, in tempo reale; uguale, contrario e simmetrico; a questo corrisponde questo e compagnia bella, eccetera e via discorrendo e vatteleppesca; in effetti non ci sono scarti o scansie; vale a dire sincronico. tutto è sincronico, come un orchestra, anche se qualche strumento suona la fiacca. prestate orecchio, alla fiacca. (ma, non è né ricordanza nè assonanza quando si dice fica.
    fica, fessa, sciuscia, pucchiacca: chesta però è solo una digressione uno svolazzare musicante).
    scrivere, scrivere anche se ci sono sbalzi, impennate, saliscendi, discese a rotta di colo e colline e poi uno spiazzo bello largo che davanti c’è una prospettiva grandiosa come certi scrittori di una volta che erano grandiosi come un fiume in piena che pur non tracimando, il fiume dico, prospettavano un orizzonte vasto che dentro c’era tutto un insieme di cose, persino le persone che non sapevano né leggere e né scrivere, ma praticamente si vedeva che scrivevano pure loro, in quanto anche loro erano parte e si sentivano soggetto(work in progress) e non oggetto, carne viva e non morta o trainata o presa per i capelli, di questo prospettico avvenire della scrittura di vasti orizzonti:

    ecco!,
    si scrive,
    e:
    pioggia di cemento, scriviamo;
    sangue versato;

    morte d’imposture, scriviamo;
    ferocia d’inganni;

    guerre del Peloponneso addì 2009,

    neve sui piedi nudi, scriviamo;
    lacrime estorte;

    sulle orme lavate;
    come specchi,
    scriviamo;

    le storie di uomini:

    uno di uno
    ha la sua forma
    nelle parole d’e pparole;

    dice chello ca dice in ciò che dice,
    sapisse comm’o ddice,
    cu quala lengua doce e tragica e,
    addulurata:
    addulurata comme ‘na bucchina ‘e maronna
    ca nun crere a nisciuno sfaccimmo ddio ‘e munnezza;
    o si no,
    nunn’è voce ‘e popolo
    voce ‘e ddio:

    vocca e voce, verbo e pparole,
    fame e sete,
    acqua ca lev’a sete:
    chesta è scrivere dint’a ll’onne
    d’o mare di nessun libro:
    ‘o mare scrive,
    ma senza carta p’o cesso.

    a uno a uno, mentre uno racconta con le parole della sua storia che parla agli altri, si scrive, senza saper né leggere né scrivere. come tutti sanno che davanti al foglio bianco c’è il blocco e quando c’è il blocco, pur scrivendo scribacchiando stiracchiandosi o delle magnificenze ben riuscite e calibrate, da far gridare al capolavoro, si scrive uguale come in balia di una forza oscura, compromettente e lussuriosa.
    scrivere non è che una lunga intermittente pisciata lussuriosa. e si scrivono, come fa per incanto lo scrivere quotidiano, e si è portati a pensare, di scrivere, nonostante il blocco dell’est, quell’est, ma se è per questo anche del far west, in quanto l’est, come neve al sole non c’è più, eppure si scrivi scrivendo dalla notte dei tempi(un ora in più una in meno, più o meno stiamo lì)all’infinito che scrivere è esattamente la dimensione presente e prospettica dell’universo infinito che non c’è. allora scrivere è la presenza insopprimibile di un assenza in una stanza a cielo aperto. paradossalmente, più cose sappiamo più si è ignoranti(nel senso di un sapere al guinzaglio…l’umanità è la scrittura la guinzaglio…) e più si scrive sapendo che moriremo scrivendo d’amore anche quando l’amore s’invola spiaccicato sul selciato e i viottoli sterrati.
    scrivere è l’arte di un combattimento del combattimento.
    più abbiamo prospettive e più scriviamo. la condanna è: scrivere in un orizzonte basso, di morte, scrivere come incollarsi, volutamente, baffi posticci, o, dell’artefatta vita, scrivere nella luce e i chiaroscuri dei corpi nostri l’umanità scrive.

    Anonimo.

    Ad Arthur Schopenhauer, codesti tristi figuri, cioè gli anonimi, gli stavano sulle palle e lui,
    il nostro filosofo, li chiamava vigliacchi e per di più, scribacchini. Vili scribacchini. Ecco!

    PS: Per il fatto che sono Anonimo, c’ho un senso di colpa che mi divora dall’’interno, tipo il verme solitario, ma se è per questo anche dall’’esterno, vedi l’inquinamento nelle città e le esalazioni dei rifiuti tossici, quindi, mi quoto, pardon, mi firmo: Arthur Schopenhauer. Quella era una polemica assai fondata, in quanto attaccavo coloro che sostengono tesi e opinioni ma non hanno il fegato, cioè il coraggio di assumersi le proprie responsabilità di pseudo scrittori. Intanto, vi informo che potrete acquistare nelle librerie e nelle edicole un mio libro scritto anni fa e che per ovvie ragioni vi consiglio vivamente: Sul mestiere dello scrittore e sullo stile.
    (leggi la versione di Schopenhauer sull’anonimato).

    NB: h 18,15
    Circa sei ore dopo, in macchina, mentre aspettavo mia moglie, in visita presso uno studio medico
    dietro l’ultima pagina del giornale la Repubblica, mi viene da continuare a scrivere quanto segue:

    scrivere per togliere catene(o nessuna, considerato che le accettiamo)e lucchetti e catenacci grandi e piccoli. Scrivere si può scrivere un libro industriale che vende, però scrivere che chiude e rinchiude chi legge e chi scrive in un recinto, in uno schema, in una gabbia di galera domestica(tutte le galere sono domestiche?)le anime che sono anime perché pur avendo in proprietà il corpo è come se non ce l’avessero questo corpo a brandelli medicalizzato, cloroformizzato, schiattato a terra e ripassato da auto e camion e motorini e piedi e gambe di autentici zombi. Scrivere i corpi delle persone(senza liberare energia, ma raggomitolando e ammappuciando, cioè comprimendole e strizzandole, impunemente, legge dura legge alla mano di miseri burocrati prezzo in un orgia di falsa ipocrita religiosissima democrazia di chiesa)che le persone dovrebbero scrivere laddove s’incontrano il cielo e la terra, la terra e la luna, il dentro e il fuori, e questo corpo sempre più intrappolato come un uccellino nella gabbia che scrivere è il piacere non medicalizzato di liberare il corpo a prescindere dalla…cultura, per liberare l’energia, l’energia del corpo, i bisogni, il cervello, il sangue, le malattie, il ricatto, l’offesa…della cultura. Scrivere la dimensione unitaria dello scrivere. Ecco, scrivere. Scrivere sul confine tra analfabetismo e l’iper scrivere e saper scrivere di uno schermo gigante di un cliché:, rinchiudere con le parole di un libro come la favola di un giallo di un noir di un fantasy di un romantico sentimentalismo come veleno che è diverso dal bisogno di avere e dare amore. Ecco, scrivere.

    Scrivi come lavori;
    scrivi come pioggia,
    scrivi come campi;
    scrivi come nevica;
    scrivi ciò che vivi;
    scrivi come valanga;
    scrivi le maleparole;
    scrivi il disastro;
    scrivi le parolacce che dici;
    o nascondi, altrimenti
    sei volgare, tamarro;
    scrivi di una vita,
    vicina, dentro te,
    eppure lontana, lontana
    persino da te medesimo: scrivi.

    Scrivere è il grumo di sangue che non si scioglie, – ‘o ccuntrario d’o sango ‘e Faccia ‘Ngialluta, –
    e; scrivere rimane nel cuore e, il corpo, dice: scrivi chi ti era accanto e non hai capito perché di te, di te non hai capito in questa vita di mare sempre agitato, come una guerra che dicevano finita anni e anni fa e invece è una guerra continua che non è mai finita, anche se i giornali titolarono: La guerra è finita. Ch’o cazzo ‘a ‘uerra è fernuta. Nemmeno a sfaccimma ‘e chi v’è mmuorto è fernuta. Sbattimmo d’a matina a sera, pirciò, ‘a guerra nun è mai fernuta. Facenno ‘uerra se cumanna.

    Sta maniata ‘e figli ‘e puttana. Credete in dio e siete razzisti. Parlate in nome di Dio e sfruttate e ammazzate la classe dei lavoratori e dei disoccupati e dei precari. E le donne, ruote di scorta, riciclate, scivolano sempre più nelle fogne, ma nelle fogne.

    Scrivere il corpo far parlare il corpo il corpo parla le parole del corpo: il corpo tra ignoranza e sapere; dunque, il nostro corpo sciapito, salato e dolciastro; il corpo sfaccettato in milioni miliardi di corpi che ansimano si affannano e respirano corpo intero. Scrivere il corpo senza sapere né leggere né scrivere, scrivere treno in corsa il corpo reale, ciuf ciuf! Scrivere l’utopia del corpo reale che sfiata, puzza, chiava, caca, urla il dolore delle malattie e della perdita e piscia e s’ingozza e digiuna, passa mille guai e, crepa! e muore! Con o senza benedizione.

    Scrivere l’utopia umana di ogni granello di sabbia negli universi semi sconosciuti e oscuri, scrivi.

    C’aggia fa?, ‘o ssapevo che (avrei scritto)scrivevo un pezzo così lungo:
    la prossima volta mi taglio le mani e la lengua, accussì me ‘mparo.

    Scrivere è una sottrazione alle parole che si vestono di silenzio. Ecco, niente.

    Transit Scarpantibus

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