Delle volte capita che vado nei posti a mangiar con della gente che conosco, ma che non vedo da molto tempo. Capita anche che questa gente non si conosca l’un l’altra, quindi si fa conversazione molle.
C’è il momento che si parla di calcio, io non so niente di calcio, allora mi scappan delle battute, qualcuno s’incazza anche, che io non prendo il calcio sul serio.
Prender il calcio sul serio, mi sembra un ossimoro.
C’è il momento che si parla di cartoni animati giapponesi, quello non può mai mancare, è la mia generazione.
C’è il momento che si parla di viaggi, c’è sempre qualcuno che parla del mare di Sharm. A me, del mare di Sharm, non me ne può fregar di meno. Ah, la Cappadocia, pare che tutti sian stati in cappadocia, io non son mai stato in Cappadocia. So giusto più o meno dov’è.
Quando mi rompo le balle con questi discorsi, io di solito tiro fuori il mio piatto forte Io, dico, son stato in un posto dove voi non potrete mai andare.
Tutti s’indispettiscono, ché pensano Non esiste posto dove io non posso andare, tu lo dici, io ci vado.
Io, dico, io sono stato in Unione Sovietica.
Poi delle volte c’è anche della gente che con fare inquisitore ti chiede Perché, secondo te, io non ci potrei andare, in Unione Sovietica?
Lasciam perdere, dico io. Ti dico Non ci puoi più andare, fidati, è inutile che ti spiego.
Una sera si son messi a parlare di biscotti, facevan la classifica dei biscotti, c’era chi preferiva gli Atena, chi i Bucaneve, chi i Tarallucci, io non sapevo cosa dire, ché i biscotti, mi piaccion tutti.
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fiorin d’oriente
ci si ritrova spesso in molte sere
a conversar e a disquisir sul niente
La conversazione molle è deleteria. Comunque visto che siamo della stessa generazione, ti capisco: a parte i cartoni animati, con i miei coetanei sono a corto d’argomenti di solito. Ma tanto faccio poca vita sociale e spesso con gente più adulta, chemmefrega 🙂 I biscotti più buoni sono le gocciole Pavesi, continuo a chiedermi come fanno a cuocerli in forno senza che i grani di cioccolato di sciolgano.
a proposito di biscotti, secondo me, il Dolciario: è il salario di un operaio che lavora in una pasticceria. E l’eutanasia è il suicidio di un diabetico (trovato barattolone di Nutella sul comodino e il biglietto con l’ultimo messaggio di struggente amarezza). Ciao. Giancarlo
PS
La conosco la fatica della conversazione fàtica. Guida automatica. Sai già due ore prima che l’assassino è il maggiordomo.
Ah sì conosco il problema. Gli anglosassoni, genti più avvezze alle etichette ne hanno fatto un’arte del “table talk”.
Io me la posso cavare con tutto. Tranne che con “Il Codice da Vinci”…
fior di credenza
biscotti e amor non metto in discussione
che tanto non ne posso fare senza
Giancarlo: grande 😀
pensandoci bene: ma perché vai a pranzo con gente così noiosa?
E quando andremo a cena noi due, come sarà la conversazione? 😉
(probabilmente verrò su no questa settimana che viene ma quella dopo. Faròtti sapere. Bacio)
Anche io sono stata nell’Unione Sovietica…
Adesso, se torno da quelle parti, mi recherò nell’ex Unione Sovietica, come tutti i mortali, a meno che Putin…..:-)
ricordo la fila per comprare i biscotti in un negozio di mosca,erano biscotti duri, ma dopo aver mangiato il pane russo per alcuni giorni, li avevo trovati “divini”.
Io dell’Urss ricordo che mi costringevano a mangiare i bambini. E, per di più, senza nenache un biscottino….:-)
Bella però Leningrado.
capisco bene bene la tristezza e la fragilita’ della conversazione “molle” …
sto scrivendo da un turgido netcafe’ di Ciutad del Mexico e vorrei solamente ricordare che qua sono vittima ogni giorno degli incipit di conversazione in inglese che intercorrono tra turisti che si stanno conoscendo …
non so se rendo l’idea …
insomma il tutto segue determinati schemi … e’ come … come giocare a scacchi! … if else endif / if else endif … no!? 🙂 …
ovviamente ci sono anche delle eccezioni …
cioe’ persone con cui si trascorrono dei luuuunghi … quarti d’ora! …
bene ora vi saluto che mi aspetta un volo interno.
Saludi a tuti
Ecco, anche Leningrado non ci puoi più andare. A ben pensarci pure New Orleans, però, c’è qualche difficoltà. Invece a Milano ci si va sempre, e non vorrei.
leningrado esiste, esiste ancora…e non è solo un luogo della mente di chi avrebbe ancora voglia, ogni tanto, di farsi qualche belllo spuntino con i cosciotti di bambinoborgheseuropeo, usando come stuzzicadenti un suo ossicino…un paio di settimane fa ne parlavo con un’amica del professorinACR che arriva proprio da lassù…e mi diceva come per lei e per molti abitanti della città…sia ancora Leningrad… e devo ammettere che – stupidamente – ma un po’ di piacere e di orgoglio, l’ho provato anche io!:)
eh, oggi vorrei scrivere un post che ho già nella testa, ma rispondere a tutti questi commenti mi sa che mi mangia via tutta la pausa pranzo.
bene!
seia: polli fa una torta con le gocce di cioccolato, e anche lì non si spatasciano durante la cottura. m’ha detto di non avere particolari segreti, ma se vuoi, la prossima volta che la fa, la osservo non visto 🙂
giancarlo: grazie d’esser passato di nuovo, un giorno o l’altro ti dedico un post, a te e a Federico II 😉
nom d’art: io il codice da vinci l’ho letto in un pomeriggio, quindi reggo la conversazione sputtanandone i sostenitori 🙂
milo: milo, milo, ai ai, che robe che mi fai… 😉
zelda: putin è un fascista. se avesse il potere che aveva stalin, stalin ci sembrerebbe un brav’uomo.
placida: ‘spetto!
signora: eh, sì, me lo ricordo anch’io!
vic: e che cosa ne vorresti fare, di milano, eh? già hai portato via un moscone 😉
werter: è ovvio, che come noi diciamo ancora ‘non ho una lira’, per quelli che han abitato a leningrado per una vita il nome sia ancora leningrado…
ma orgoglio, ma di che?
puh!
🙂
spero di non aver dimenticato nessuno…
certo che tutte lo volte che il werter scrive sul tuo blog son dolori…
scusate, mi è scappata… ma tu sei ben bastardo!!!
😉
e te sei un uccello padulo, e per di più, autocosciente! 🙂
…sempre cosciente (ed eiochemipensavo ne sa qualche cosa) di quello che dico 🙂
hm, ah sì? 😉