un blog che parla di niente

Una vita di aspettare

I negozi non aprono mai. Sei lì alle cinque del mattino, è chiuso. Allora ti dici, vado alle cinque e mezza, è chiuso. Vai alle sei, è chiuso. Non si può, per la madosca, non si può. Ma cosa fa la gente la mattina? Dormono fino a tardi? Ma son gente che lavora, io capisco fossero pensionati come me, ma è gente che lavora, alzatevi a un’ora decente. Che poi, hai visto, io son pensionato, e anche se son pensionato mi alzo presto la mattina, son subito operativo, e niente, tutti quegli altri fagnani che si alzan con il sole che gli batte sulla pancia. Vergogna.
La vita del pensionato, è una vita di aspettare.

18 Comments

  1. fuoritempo

    E poi, questi fannulloni che si sono alzati tardi, corrono come matti e al supermercato vogliono passare davanti alla fila della cassa e in auto strombettano e vogliono superarci a tutti i costi…alzati prima! gli grido io, che alle 7 di sera ho già fatto tutto e posso andare a nanna…

  2. mac

    quando i negozi sono chiusi vanno ad aspettare dal medico di famiglia

  3. serena

    fagnani…

  4. Luca Tassinari

    Ecco, appunto: erano anni che non sentivo dire fagnani, rimembranza di miei antichi trascorsi piemontesi.

  5. poggi.bonsi

    “è gente”, e non “son gente”. e anche “di attesa” e non “di aspettare”. mi sa che sei diventato inglese: “people are”, “a life waiting”. e in italia i panifici aprono alle 4 del mattino e vendono brioches.

  6. Alessandro

    poggi, è un po’ che mi leggi, lo dovresti sapere che lo so come si scrivon le cose, ma che il suono della voce invece impone di scriverle in maniera diversa, di usar dei tic colloquiali e robe così. sembri quell’editor che una volta ha letto un mio racconto, mi ha detto E’ pieno di apocopi, cosa vuoi fare, Leopardi? Poi ha sentito come lo leggevo e si è rimangiato tutto. Ce n’è pieno anche qua, di apocopi, voglio mica far Leopardi?

  7. Mr. Tambourine

    Brunetta would be proud of you.

  8. poggi.bonsi

    ale, è un po’ che mi leggi e non sai che io so che tu sai come si scrivon+o le cose… che al mercato mio padre comprò. allora zpieko. terra terra. è come se ti chiedessi: «perché, caro ale, scrivi le cose in maniera diversa? diversa da cosa? qual’è il riferimento che neghi? e perché lo neghi? perché usi i tic colloquiali? che bisogno c’è di comunicare in questo modo?». Non che non mi piaccia, ma io sono come San Tommaso, mi piace sempre sapere il perché, il meme. Lo so, non sempre c’è un perché. Ma se c’è, me lo dici?

    p.s.1 gli apocopi, beh, mi fanno pensare agli acari e anche ai riti apotropaici.
    p.s.2 puoi aggiungere un audio ad ogni post, così sentiamo come lo leggi, e ci rimangiamo tutto.

  9. B

    Io vorrei solo dire, che ci sarebbero le regole di grammatica italiana, che sono sempre simpatiche a aiutano. Qual è NON si apostrofa punto.
    Tutto il resto mi diverte sempre, poggi.bonsi, di te. E quindi ti controcito:
    @ poggi.bonsi, ma ti rendi conto di cosa scrivi?
    Alessandro io lo leggo da sola, non serve il suo audio, secondo me. E poi vorrei proprio che non ce lo spiegasse, il perchè. Le cose belle non ce l’hanno, una spiegazione. Vale anche per te, poggi.bonsi, che sei una gente bellissima.

  10. Chat Baker

    Io, anzi, direi “son gente che lavorano”. E siamo apposto.

  11. mai successo

    Si vede che da quelle parti non ci son cantieri edili. Io ogni volta che passo davanti a un cantiere li vedo sempre lì con le mani in tasca che ammazzano il tempo.

  12. poggi.bonsi

    @Chat Baker forse volevi scrivere “sono genti che lavorano”. Meglio metterla la o dopo son. Non si paga. Pigrone! E genti si può usare. Che si accorda con lavorano. A che ci sono, dire “siam stati” suona malissimo. Ed è pure difficile da pronunciare. Smettetel pleas.
    @B come mi piaci. bell’ironica che mi capisce. Però ora mi citi Vinicius “vivere non è cercare nei perché, ma usar la bocca, gli occhi, e il cuore”. Aspetta che ti contro-ntro-cito-banalizzo io: “Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”. B, io voglio scoprire il segreto dell’esistenza, sapere come ha fatto d’io a costruire il mondo (e l’apostrofo non è un refuso). voglio sapere tutto, ogni molecola, dal dente di tigre al bosone di higgs. E poi, riflettici, se so che l’arancia contiene vitamina C e che mi fa bene, non vuol dire che abbia smesso di apprezzarne il gusto. Quindi sapere, razionalizzare, non toglie nulla alla poesia e alla bellezza. I negozi sono aperti, a quest’ora.

  13. YELLOW PIGURA

    … e intanto che aspetto, alle 6.00 mi metto a scopare il pavimento sbattendo sugli angolini dei muri shhhh e shhhh e tic e tic e tic, così sveglio anche quei due va a ciapà i ratt del piano di sotto.

  14. leonardo4it

    ma ‘nfatti

  15. Chat Baker

    Poggy, apprezzo le tua sensibilità eufonica ma il “son” lo aveva usato per primo il nostro ospite -e alle mie orecchie (o forse orecchi?) suona bene- sempre nello spirito dello scritto che imita il parlato, cui sei strenuamente contrario.
    E a proposito di genti: volevo proprio (propio?) dire “son gente che lavorano” perché da queste parti usa LE gente. Le gente dicono. Non so se mi son(o) capito.

  16. Alessandro

    Voi giovani ci avete del buon tempo, sempre lì a sindacare sulle parole, sempre lì a guardare se una parola è giusta o sbagliata, non ci ha mica senso, secondo me, fate voi, ma noi pensionati non stiam mica lì a formalizzarci, people are strange, when you’re a strangers, faces look ugly, when you’re alone, come dice una canzone dei miei tempi, ecco.

  17. Chat Baker

    Uhm. Però potresti scrivere you Are.

  18. poggi.bonsi

    @Chat Baker, hai sense of humor, I like that. si, sentiamoci liberi di dire le cose con le parole vostre. io una volta ho sentito dire palké, però non so se ci va la é acuta o la è grave. epperò… ora ti fixo le porte, che scrivono erroneamente “when you’re a strangers”. si scrive “when you’re a stranger”, perché “a” significa “un, uno, una…” quindi non ci va il plurale strangers ma il singolare stranger. è che le porte non hanno un blog sennò gliene scriverei 4. Ora che ci penso, però, se lo scritto e il parlato sono due lingue diverse – visto che una imita l’altra – allora anche il cantato è una lingua a sé. E forse le porte scrivono bene. Le porte scrivono bene! Mi dovrebbero rinchiudere per questa frase.

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