un blog che parla di niente

Geografia cazzòna

In Canada, c’è un’isola, che si chiama Terranova.
Poi, poco più a sinistra, c’è una penisola, che si chiama Labrador.

Pare che da qualche parte, in Canada, ci sia anche la città di Golden Retriever, ma si tratta di notizie non confermate.

***

Gibilterra si chiama così perché ci sono un sacco di Gìbili.

Chissà com’è fatto, un Gìbilo.

23 Comments

  1. theo

    Stai cercando di far scoppiare un nuovo caso diplomatico? Canadesi infuriati che mettono a ferro e fuoco le nostre ambasciate?

    (Ma si chiamano così perché sono in ambasce?)

  2. ti piacerebbe inserissi il mio nome qui!

    magari somiglia ad un pirillo…

  3. Alice

    Un gibilo (gibilus asimmetricus) è un animale con le due zampe destre più lunghe delle zampe sinistre, ed è così conformato per correre lungo i crinali. La cosa curiosa dei gibili, conosciuti anche come ornitorinchi boreali, è che depongono le uova. Preferiscono nidificare sulla cima delle Colonne d’Ercole che, nella stagione della riproduzione dei gibili, tendono ad essere un tantino affollate.
    Per ulteriori informazioni e per vedere delle foto c’è questo sito inglese: http://www.gibilusgibralthar.co.uk
    Non so fare il link, naturalmente, ma vale la pena.

  4. charlie Fermatelapioggia

    Il tuo feed rss non si aggiornava.. lamentati con il padrone di casa! (sempre che non sia tu stesso)..

  5. eìo

    come il dahù!!!

  6. eìo

    a me si è aggiornato appena ho postato. sai, mi sono iscritto anch’io…

  7. mavi

    ho sentito che i gibili hanno delle erezioni mitologiche e quando scureggiano coprono il rumore della cascate del niagara

  8. elleci

    il canada deve essere un paese stupendo,
    stupendi sono le due razze di cane, mi incuriosiscono i gibili,specie dopo il commento di mavi.

  9. PlacidaSignora

    Preferisco pensare che il gibilo somigli a un sarchiapone. ;-*

  10. theo

    Una volta ero capace di fare il numero del sarchiapone ma adesso non c’ho più il fisico. Magari con un po’ di reumatismi mi viene quello del gibilo

  11. theo

    Capiterà, ai webdays ho fatto il numero dell’Egitto che non facevo da anni 😀

  12. theo

    Ma no! Di quando ho lavorato in Egitto…

  13. theo

    A te faccio il numero di Ted Bundy 😀

  14. theo

    Immagino quelli iscritti ai commenti… 😀

  15. eìo

    mi piacerebbe vederlo, theo 🙂

  16. eìo

    quale numero d’egitto?

    quello della piaga, d’egitto?

    😉

  17. eìo

    hai fatto il modello per la sfinge?!?

  18. eìo

    credo che non apprezzerei 😉

  19. paolo beneforti

    mannò, via! i gibili sono IDENTICI ai minolli! lo sanno tutti.

  20. nonnabelarda

    I gibili sballotteggiano nelle miscuriose flande della Pattavonia. Pastucchiano solo con verdulenti barbatelle (quelle nane, non quelle megacirofore) e quando sponfoneggiano, tengono un oftulmecolo aperto. Mavi confermerà di sicuro.

  21. eìo

    pare che qua ogni tanto ci sia una deriva fanfolistica, della quale non posso che compiacermi!

  22. nonnabelarda

    In un budriso meriggio come quello di oggi, chi non si ritrova a fanfolare? 🙂

  23. transit

    me, i Gibili, li ho visti eccome.
    allora erano di una materia porosa. attualmente non saprei. avevano profili oblunghi. e, spiritosi. oltre che occipitali o anche pettinei come scintillanti aduttori.
    da lontano ridevano. ne sapevano qualcosa i fiori e i fili d’erba oltre i rami dei clavicenbali. le sirene ne erano affascinate. svariati angeli a furia di appaludirli, s’incendiavano le ali. da vicino, invece, li vedevi sognanti, così come è la materia. erano letteralmente rapiti dai dialoghi e dagli amori invisibili delle nuvole. d’improvviso fuggivano, a destra e a manca, come bambini inseguiti da farfalle e cinciallegre. quando guardavano il cielo, subito si facevano cullare nelle curve dei venti. e poi scendevano in picchiata col loro modo picaresco di attaccarsi dietro i tram e i filobus. occhi di scintille e denti sguainati. quel giorno mi alzai per andargli incontro, ma scapparono alla maniera di una folta colonia di donnole. si racconta che intrapresero il cammino non verso il sole ma nella pancia della terra. ogni tanto si hanno notizie del loro riemergere in superficie, per poi inabissarsi come scogli peperini nei cunicoli del sottosuolo. era e credo lo sia ancora il loro modo di sfuggire all’uomo e ai suoni rumorosi veleni.

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