un blog che parla di niente

È la presenza

L’altro giorno ci chiedevamo, con la mia compare, quale fosse la differenza tra lo scrivere su un blog e lo scrivere dei racconti, e io pensavo che l’approccio che si ha leggendo, e scrivendo, un blog è molto diverso da quello che si ha nel leggere, o scrivere, dei racconti. Nel blog c’è sempre questo rapporto tra lo scrivente e il lettore, e hai l’impressione che chi scrive stia parlando proprio a te: ti sembra che ci sia un rapporto personale tra te e la persona che sta scrivendo, e, anche se non sai assolutamente chi sia, ti sembra di vederla, mentre scrive al suo computerino, e ti racconta le cose che gli capitano, le sue opinioni, o chissà cosa. Invece in un racconto, dicevo io, secondo me l’autore deve sparire, il racconto deve reggere di per sé, e l’immagine che ti fai dell’altro, dello scrivente, che secondo me necessariamente ti fai leggendo un blog, non deve assolutamente sussistere. Ecco, è forse questo che voglio dire: è la presenza la differenza: in un blog si deve avvertire la presenza dell’autore, mentre in un racconto no. Poi non so, magari son vaccate che m’invento io, però secondo me è così. Ed è anche per questo che i blog narrativi, in generale, sulla carta, non funzionano.

19 Comments

  1. disma

    In effetti, non so se poi ha a che vedere con quello che dicevi tu ma mi sa di sì, in effetti quando scopro che faccia ha uno scrittore che mi piace tanto il più delle volte resto deluso perché penso che è uno sfigato e tipo se racconta di spie che si nascondono nei controsoffitti poi io me lo vedo lì, nel controsoffitto, con la faccia da sfigato. E non mi piace più.

  2. LR telepass

    dici bene, credo con te che sia questa la differenza.
    Hai mai pensato all’effetto “tamagotchi” che provoca un blog? IO infatti mi piglio cura di te,leggendoti.
    ciao caro

  3. OrRidetti

    Un po’ come dire “Compare scrivendo, scompare bloggando”

  4. donata

    cambia la postura. sul blog si scrive scomposti come si parlerebbe seduti sul divano. sul libro si pensa alla grammatica, alla costruzione della frase, alle virgole e si tengono le gambe accavallate.

  5. transit

    beh, ieri i tg dicevano che i carabinieri di cuneo avevano catturato una banda di rapinatori composti da torinesi e cunesi, che nella zona, questi rapinatori, andavano famosi che è strano che gente che non si conosce diventa famosa. forse loro erano famosi per il gran numero di colpi portati a segno, pur essndo sconosciuti in tv e per strada? ma si vede a occhio nudo che questi toirnsi – cunesi non si son messi a scrivere nè sul blog nè sulla
    carta stampata. forse la carta stampata ha i suoi pregi. cioè ti metti lì e strimpelli come se sotto c’hai uno spartito tutto bianco che vuoi superare il blocco della pagina bianca.

    ecco, questa sarebbe una terza via, ma si vede che a lunga andare è una cattiva pratica. meglio scrivere su tutte e due lati, cioè lato a e lato b, nel senso di scrivere sul blog e scrivere a mano su un foglio. quando c’erano i quarantacinque giri di vinile si girava il lato a e poi il b o viceversa. alla fine le pratiche son pratiche, mica. scrivere, dal lato A e dal B, è meglio che andare in galera.

  6. coxinella

    Il blog spesso somiglia ad un diario personale. Il protagonista sei tu, assieme al lettore. Nel racconto invece l’autore emerge solo in maniera implicita tramite uno stile più o meno riconoscibile, la fantasia, ecc.
    Ma sulla grammatica non sono d’accordo. Il modo di scrivere è sicuramente diverso, più “familiare”, ma non per questo meno curato.

  7. donata

    @coxinella non intendevo la scrittura del blog sgrammaticata (tuttaltro concordo pienamente con te), la intendevo “scoposta” nel senso che segue il pensiero: segue più il disordine della lingua parlata che l’ordine della lingua scritta.
    Probabilmente non mi so spiegare per “iscritto” e probabilmente è solo un’idea mia che ho sempre avuto un rapporto rabbioso con la scrittura.

  8. donata

    sorry manca la emme somposta (ca…), sscomposta (uff), scomposta ecco

  9. coxinella

    L’immagine che hai dato è bella (lo stare seduti scomposti sul divano) perché mi richiama alla mente una dimensione più “privata”, propria del blog.
    In realtà, parlando di stile, ci sono fior fior di libri in cui gli scrittori seguono il flusso dei pensieri, e spesso anche disordinati. E’ che non credo sia questo un elemento caratterizzante.

  10. Mitì

    Concordo.

  11. ipazia

    ma allora nori, che scrive i libri e ti sembra che senza quello che è (che vuole sembrare) i suoi libri non esisterebbero? non lo so, riconosco la differenza tra i due tipi di scrittura, ma secondo me la linea di confine non è proprio così netta. la modalità della presenza, secondo me, si vede soprattutto nella reattività del lettore, che c’è in tutte e due le forme di scrittura, ma è implicita nei racconti ed esplicita nei blog. Tutte e due le forme di scrittura selezionano, nel medio periodo, i propri lettori, e trovano una forma di interazione con loro, ma l’interazione nella letteratura “non-blog” credo abbia una ricaduta meno diretta, che fa parte della scrittura in un modo più marginale. Te, invece, se ti leggo qui sopra non riesco a slegarti del tutto dalle persone che ti leggono e dal modo in cui vi rimandate il discorso. Che è un’altra forma di letteratura, perché mi sembra una cosa non da poco, scrivere in modo da far venir voglia di parlare a gente smagata come quella che circola qui, e che immagino, nel suo privato, più spesso intenta a schivare come la peste la possibilità di interagire con un prossimo che non sempre si può riconoscere come tale…

  12. NickNaylor

    Certo che tutto questa verità e serietà, in un post solo, fa quasi paura. Ho pensato che oggi potevi non star proprio benissimo…

  13. donata

    quindi vuoi dire che un blog di pignagnoli sarebbe impossibile

  14. B

    ad esempio…
    Tutta la sezione sul web writing del blog di cui sopra è interessante, secondo me, se qualcheduno c’avesse voglia di leggerla.
    La differenza sta nella “transitorietà”, secondo me. La velocità e l’effimero “liberano” la vena scrittoria perchè non hanno peso, durata, nè continuità. Il blog è un libro “parlato”, un “verba volant” e la modernità appunto vola, non “rimane”.
    Dette così sembrano delle mega stupidate, ma io le penso veramente, davvero davvero, ma non le so esprimere quissoppra, non essendo un blogger.

  15. LorenZo

    Un po’ è vero. Però è anche vero che in alcuni libri l’autore c’è e lo si percepisce in ogni pagina. Ed è anche vero che alcuni blogs sembrano scritti da fantasmi, come per esempio questo qui http://conrumoresegreto.blogspot.com/

  16. Franco

    Secondo me, la tua compare è quella di qualche post fa che se ne è scappata in mezzo a un discorso, lasciandoti così: :O. Stà volta, ci scommetto, l’hai legata.

  17. frank

    è vero: se non ci fossero i commenti forse il blog non lo terrebbe più nessuno. e se il bloggher non rispondesse ogni tanto, forse non lo commenterebbe più nessuno. o quasi. e così si riprenderebbe da “se non ci fossero i commenti…” insomma: il blog è una spirale

  18. nicogio

    Infatti, il tuo primo libro è stata una delusione micidiale.

  19. makkox

    non sono d’accordo con te, zio.
    il lamento di portnoy m’è piaciuto tantissimo, altre cose sue meno, perché non c’era più lui in trasparenza.
    son modi. il media c’entra fino a un tot.

    tipo King, in definitiva era proprio lui che me la raccontava, lui di voce e persona e debolezze sue, se non lo avessi avvertito non l’avrei letto. per dirne uno tera tera.
    oggi king s’è scollato in testa e vabuò…

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