Mi hanno raccontato ieri sera a cena che c’è un paese qui vicino dove una volta si diceva che fossero tutti o preti, o muratori.
Mi hanno raccontato che si diceva che in quel paese lì, i bambini, quand’eran piccoli, li tiravan contro un muro, se cadevano a terra diventavano muratori, se stavano attaccati diventavano preti.
Ma non so se ho capito bene bene.
E se cadeva il muro?
Se il bambino era ebreo, secondo me, vicino al muro… piangeva.
Come si chiama questo paese, Sparta?
Secondo me, se il bambino usciva fuori dal seminario e firmava il foglio di via in calce.. .diventava muratore. Secondo me.
Ma muratore muratore, oppure muratore tipo Licio Gelli?
licio gelli non era un muratore bensì un libero muratore. da bambino lo tirarono contro il muro e lui convinse il muro ad aggredire l’ostetrica.
Giovanotto,
lei parla forse di Conegliano Veneto, paese natale del grande Glauco Longhi…
In effetti è vero: i bambini venivano tirati contro il muro ma non è detto che diventassero tutti preti o muratori: Glauco, ad esempio, è diventato uno scrittore, nonchè serial killer.
Cordialità,
Cav. Marcello Stacchia
eiochemipensavo che erano disegni quelli sui muri di quel paese lì… e io chemiavevoanchepensato va’ che realismo!!!
avevate bevuto parecchio eh?
Così si viene a sapere che Glauco Longhi ha i suoi natali a Conegliano Veneto. Eiochemipensavo che Conegliano Veneto fosse famosa per la Grappa Piave! Ed apprendiamo pure che sarebbe un serial killer! Gentile cavaliere, ma mi faccia il piacere…
Etù, quel detto esiste per davvero (come esiste il paese); l’adagio citato ha almeno cent’anni: mi raccontava mio nonno (nato nel 1900 proprio in quel paese) che già da bambino lo sentiva dai suoi genitori. Ovviamente è un’allegoria, applicata ad una realtà tangibile, dato che proprio quel paese ha visto i natali di centinaia di preti e di muratori; il detto fa intendere che non sembrava esistere altra professione possibile, mentre bisogna sottolineare una buona presenza di falegnami ed elettricisti.
Altra allegoria: prima della guerra la scolarizzazione era bassissima, e per dire che un legname veniva da lontano si diceva che era “pino di Sbefia” (pino di Svezia). I bambini chiedevano dov’era la Sbefia, e il falegname rispondeva “La Sbefia l’è cul pais unda ij asu petiun da la buca” (la Sbefia è quel paese dove gli asini scoreggiano dalla bocca). Non per nulla gli abitanti di quel paese sono da sempre ritenuti “mat”. I famosi “Mat Ed Böves”
beh per essere più sicuri dovevano fare preti solo quelli che rimanevano attaccati agli specchi!
red
mia mamma diceva che al paese suo le bambine o andavano in convento o diventavano sarte.
Beh…un po’ come le ordalie del tribunale dell’Inquisizione con cui si “verificava” se una donna fosse una strega o no 😉
Perdere tempo a verificare se una donna è una strega o no è come investire denaro per scoprire se l’acqua è bagnata o no 🙂
I bambini ebrei non piangono davanti al muro.
Pregano con il viso vicino alle pietre e festeggiano
il bar mizvah.
Shalom
Giovanotto Meandro,
se lei non perdesse il suo tempo in inutili inezie ed invece lo impiegasse a leggere le monografie STACCHIA:
allora imparerebbe cose che neanche riesce ad immaginare…
cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia
Sempre detto che quella zona lì l’è un po’ stramba, nèh? ;-*