A volte, faccio dei buchi nel calendario. Prendo la taglierina, e taglio tutto il rettangolo che quel giorno occupa, lo taglio via, come se quel giorno lì non fosse mai esistito. Ci sono dei mesi che ho il calendario ridotto a brandelli. In quei giorni lì che mancano, di solito, ho scritto qualcosa che fa ridere.
Ma se in quei giorni che mancano hai scritto qualcosa che fa ridere, perché li tagli via?
la leggerezza delle cose che fan ridere
E’ una ottima idea questa, per liberarci dalle giornate no. E saperci ridere comunque è una gran bella cosa 🙂
Il problema è quando arrivi a giugno, e il calendario lo devi girare.
ma li tagli via a inizio o a fine giornata? no perché il significato cambierebbe notevolmente.
Niente calendari fronte retro per Bonino 🙂
E pensare che “In quei giorni lì” per un donna vuol dire tutt’un’altra cosa. O no?
Ma ti si tagliano pure i giorni segnati sul retro della pagina?
No, perché sarebbe una gran strategia per rifiutarsi di vivere alcune giornate a priori.
un salto nel buio.
I migliori sono quelli delle ferramenta.
ahahah, bel modo di ricordarsi una giornata no! 😀
Certo che mettersi lì con la taglierina ci vuole proprio una motivazione seria, appunto…. Da adesso che ho letto questo post commevente e autobiografico, se penso a te, Alessandro, mi viene in mente uno che c’ha dei buchi di memoria e son contenta: meglio essere un buco che un vuoto, al limite…. Però hai ragione, perchè il tempo che passa e scorre via deve restare appeso in modo serio, non va bene invecchiare ridendo. Perchè ridendo non si invecchia, e se non si invecchia non si diventa saggissimi, e se non si diventa saggissimi non si asciuga un bel niente.
(Sugaman è una bella idea, molto bella – non sapevo dove dirlo).
i buchi con i giorni intorno
approfitto dello spazio -tra un giorno e l’altro- per incastrarci i miei complimenti per l’impresa editoriale testè avviata
Un calendario Emmental. Slurp.