Stamattina avevo in mente di scrivere una poesia, poi c’era il signor Potts che m’ha detto che oggi l’Unesco celebra la Giornata Mondiale della Poesia
e io tutte le volte che son stato in un posto dove c’era scritto Patrimonio dell’umanità dell’Unesco m’è sempre venuta voglia di andar via, tutto di un finto, morto, conservato, stantio, che se stavo a casa a guardarlo su internet era uguale
m’è passata la voglia, di scrivere una poesia
Le nuvole, la filosofia e la poesia
La filosofia è pane il pane quotidiano( delle nuvole e per forza di cose degli umani).
Guai a non averlo sulla tavola,nel mobile di cucina; e, semmai, non poterlo comprare, per mancanza di soldi e di lavoro. La maggioranza dell’umanità, compresi i bambini d’ogni età, per guardarlo, toccarlo e divorarlo, lavorano a giornata e, si faticano tutta quanta la vita.
La filosofia muove le mani e le macchine che impastano il pane. Si muore di continuo per giungere alle cose materiali. A stomaco pieno è un altra filosofia, anche la peggiore. Ci sono milioni di bambini(è facile scrivere questo, vero?)che muoiono di fame e il pane per loro è una porzione di mondo vietata: porzione vietata dalle leggi di mercato, ovvero lo sfruttamento.
La filosofia è poesia affacciata alla finestra in tutte le ore del giorno. Le nuvole che mutano come i venti sono fatte di filosofia e di poesia. Le nuvole hanno sempre le finestre, i balconi, le porte sempre aperte e gli occhi sgranati sul mondo.
A loro non sfugge niente.
I bambini quando non hanno i genitori o hanno genitori torturati dall’impossibilità di dare loro una casa e da mangiare, per farsi accarezzare guardano le nuvole.
E le nuvole, che tra loro parlano fitte, sanno cosa fare. Si mettono lì nella loro mutevolezza morbida e
accarezzano, baciano e cullano i bambini. Certo, le nuvole non possono dare da mangiare nè latte nè pane ai bambini, ma non rinunciano a stargli sempre accanto. I bambini quando piangono, piangono insieme alle nuvole.
Le nuvole sono nere, bianche, bianco sporco e grigio topo e le loro lacrime sono impastate di questi colori essenza delle lacrime di pioggia.
Ci sono quattro cose che non moriranno mai, anche se muoiono perchè sono essenza dialettica del mondo della materia: i bambini e le nuvole, la poesia e la filosofia.
Nessuno di loro si è permesso di accostarsi a dio, cioè all’eterno, alla fissità dei ruoli. Tutto è in evoluzione perchè tutto aspetta risposte alla propria e altrui condizione.
I bambini con le loro sofferenze, le nuvole dalle forme sempre diverse, la poesia che come i topi corre nelle fogne, la filosofia che cerca e trova parole di lava, cercano di dirci la mutevolezza del corpo umano nello specchio in frantumi per comporre l’anima fatta della materia dei sogni.
Transit Medina
Sponde del Mediterraneo
Leggiamo!
Leggiamo come in sogno.
Leggiamo inseguiti dal dolore.
Leggiamo!
Leggiamo alla radice del sole, il sorriso.
Leggiamo con le scarpe nel fango.
Leggiamo!
Leggiamo il volo dell’uccellino.
Leggiamo con le catene ai piedi.
Leggiamo!
Leggiamo il cuore dall’avamposto interno.
Leggiamo la sgelata del sangue, unica appartenenza.
Leggiamo!
Leggiamo la via che porta alla nostra anima.
Leggiamo l’afasia delle mani febbrili.
Leggiamo!
Leggiamo il corpo sanguinante, il mutismo delle genti.
Leggiamo le autobiografie mai scritte, le poesie sputate nell’aria.
Leggimi di te. Leggimi di me. Leggimi il mondo nel cortile.
Leggiamo privi di coraggio. Leggiamo senza amore di conseguenza.
Leggiamo senza contropartita. Solo per il gusto di morire. E tornare a nascere. Leggiamo l’oblio di oggi.
Leggiamo!
Forse, tra l’altro, poesia, solo poesia.
Transit Medina
Sponde del Mediterraneo
Io tutte le volte che son stato in un blog dove c’era un commento più lungo del post m’è sempre venuta voglia di andar via.
Ma non prendetevela, è un mio difetto.
Eh, no, non sono d’accordo. Il vulcano Teide (Tenerife, Islas Canarias) è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco, e ti sfido a trovarlo finto, morto, conservato, stantio! (neppure quando non c’è la neve, come quest’anno…)
“L’aria è quella roba leggera che ti gira intorno alla testa e diventa più chiara quando ridi”.
Tonino Guerra…che proprio oggi, nella giornata dedicata alla poesia, se n’è andato. Chissà se quel Gianni della pubblicità sarà ancora ottimista?
La poesia scivola
tra i si e i no.
Octavio Paz
@MM io pubblico post di una riga, praticamente una trappola! 🙂
l’imene della hack è patrimonio dell’unesco? Credo dovrebbe.
Transit, ehrrr il post nel post!
Chi crede mai di essere questa UNESCO ??
Organi e Tripletta
Se ti va e hai necessità
prendi metà del mio cuore.
a me, creatura cara,
basta un pezzetto:
più o meno
la decima parte;
non è altruismo o bontà
ma numerazione;
e non stare
in pena se muoio
dissanguato
nella scia di esuli velieri.
le febbricitanti stelle,
calda speranza, russano
in riva al mare e,
amoreggiano
fasciate
di sguardi perduti,
a suturare
le curve del paesaggio.
Ecco,
prenditi anche un polmone.
Transit Medina
Sponde del Mediterraneo
Ps: eio, vale sempre ciò che ti scrissi in privato. Al primo suono della campana calo scialuppa, salvagente e, Concordo.
MAHMUD DARWISH
“Potete legarmi mani e piedi
Togliermi il quaderno e le sigarette
Riempirmi la bocca di terra:
La poesia e’ sangue del mio cuore vivo
sale del mio pane, luce nei miei occhi.
Sara’ scritta con le unghie, lo sguardo e il ferro,
la cantero’ nella cella della mia prigione,
al bagno,
nella stalla,
sotto la sferza,
tra I ceppi
nello spasimo delle catene.
Ho dentro di me un milione d’usignoli
Per cantare la mia canzone di lotta. “
Esiste anche in India quell’antica citta templare abbandonata che ho visitato anni fa. Patrimonio mondiale per decreto Unesco, parola che sembra aggettivo per dire unilaterale. Unilateralmente ho dichiarato anch’io quel luogo patrimonio umano e cio’ non appena le ho rivolto la mia prima occhiata.
Era una sorta di Villa Adriana versione extra-large ma tutta in stile Hindu e sorta su un suolo geologico roccioso-lunare poi lasciata alla rovina.
Li c’eranoi a far da crocevia alle strade le aiuole rasate. Sono state messe li per fare da piede curato alla segnaletica onu-coloniale pero’ anche le targhe precise apposte qua e la sulle rovine erano proprio fresche di una cultura tutta occidentale dell’archeologia che in se odora sempre di sala d’aspetto e di non-luogo.
Trovo che tutta la cura del sito convergeva infatti nell’incorniciare la morte con un contesto stantio.
Il fascino di quel posto devo dire che stava anche in quello.
E’ uno dei posti piu’ belli che io ho mai visto in tutta la mia vita