un blog che parla di niente

Un singolo granello di polvere che ti entra in testa

Io, quando scrivo, ho bisogno di esser sereno. Anche se scrivo di cose che mi fanno sanguinare, devo scriverne una volta che son passate, una volta che ho fatto pace con me stesso, una volta che sono riuscito a non farmi prendere dai pensieri ma avere il controllo su di essi. È proprio una questione di controllo su di sé: una volta che ce l’hai, io penso, puoi scrivere di qualunque cosa, ma quando il controllo su di te ce l’ha qualcos’altro, che sia qualcosa di grande o una cosa infinitesima, un singolo granello di polvere che ti entra in testa e poi nella tua testa ti sembra tutto sporco, quando il controllo su di te ce l’hanno cose del genere è meglio che tu non scriva niente, perché scrivere, ci vuol della concentrazione.
Anche a scrivere male.
C’era uno, purtroppo non mi ricordo chi è, che diceva che se hai l’urgenza di scrivere, aspetta che passi. Poi scrivi.

(Comunque non c’è da preoccuparsi, non è niente di grave. Uno che dice che non gli ho messo un link.)

17 Comments

  1. khenzo

    Hai ragione tu

  2. essere disgustoso*

    io aspetto che passi e poi, dato che non ho più voglia di scrivere, faccio altro.
    magari fabio volo facesse come me.

  3. sid

    non era il maestro sufi? in uno dei primi romanzi di learco ferrari? però mica mi ricordo quale… diavoli? spinoza? no… spinoza non mi pare.

  4. donata

    io il raptus dello scrivano non l’ho mai provato. è roba buona? 😉

  5. B

    Alessandro, ma di Derrida, beh io non te lo vorrei dire sai… Ma sai che Derrida è una cosa bellissima, ma, ma di Derrida forse tu hai sentito parlare da…. Vattimo! Ma dai Alessandro!
    però leggi qui, se hai voglia
    http://www.silmarillon.it/default.asp?artID=255&numeroID=17

  6. B

    Vero che è bello tutto? Però ti aiuto che tu c’hai da fare dai:
    Continuando, nelle sue cartoline Derrida confessa l’urgenza che avverte nello scriverle, tanto che ne imbuca tre al giorno: «ho a malapena imbucato la precedente […] e mi ritrovo di nuovo qui a scriverti, mi ci ritrovo proprio per strada, mi ci ritrovo così spesso, incapace di aspettare – e lo faccio come un animale, anche contro un albero a volte»…..
    A conclusione di questo breve percorso, speriamo sia emerso come l’urgenza, la pulsione, a ridescriversi non sia affatto nuova, ma anche come l’elemento democratizzante della rete, e del blog in particolare, la abbia resa più familiare.

  7. Alessandro

    Uh, hai ragione. Forse Si chiama Francesca, questo romanzo.
    Mi sa che hai ragione.

  8. Alessandro

    B. è una meraviglia quel link. Volevo citarne un pezzo ma sarebbe da citare tutto. Grazie davvero.

  9. Vera

    Non lo diceva anche Wordsworth, di aspettare?
    Però ha ragione essere disgustoso*: è un rischio.
    O una salvezza.

  10. Miki

    ARCIpicchia, oggi è tutto il giorno che scrivo in modo compulsivo, anche questo commento, aspetta mi sono detto ma poi no, lo devo scrivere, è più forte di me, spero mi perdonerete, l’inferno degli scrittori compulsivi deve essere un posto davvero brutto.

  11. Alessandro

    ti legano le mani.

  12. Bill Lee

    ah io quando sono sereno non riesco a scrivere niente.
    Scrivo solo se son triste o incazzato. E poi ho provato a scriver da sereno di quando ero triste o incazzato, ma non riesco a render bene quanto ero triste o incazzato. Però quando scrivo da sereno riesco ad esser molto ripetitivo. Ma non triste e incazzato. Ok, la smetto.

    EIO, secondo me se provi a scriver qualcosa da ubriaco o da fumato cambi idea al volo..

  13. Bill Lee

    e se ci hai già provato e la cosa non ti ha soddisfatto vuol dire che non eri abbastanza ubriaco.

  14. LorenZo

    Una volta ti ho detto che un mio commento non è stato memorizzato e visualizzato dal tuo blog.
    Una volta ti ho detto che se non ti viene l’ispirazione non è grave.
    Una volta ti ho detto che “a volte darsi un tema ed un limite (bordi, confini) serve a non dissipare le idee nell’infinito dello spazio creativo. Alias, dipingi sulla tela e troverai l’ispirazione.”

    Stavolta ti dico (ma lo sai già) che scrivere è in realtà l’atto di ri-scrivere (o de-scrivere, ma non entro nel dibattito). Ri-scrivere la realtà dopo averla vissuta, sentita, pensata, razionalizzata, processata… E si sa, per processare dei dati bisogna prima caricarli in memoria. E pure si sa, se c’è un bug nella memoria il processore può andare in crash. Si, concordo pienamente con il tuo post. Wittgenstein diceva che i limiti del pensiero coincidono con quelli del linguaggio. Secondo me non solo i limiti. Ma anche la struttura, la dinamica, la genesi…

    Però quello di cui parli, dubito che sia io 🙂
    Poi secondo me, di ispirazione ne hai a tonnellate. Cerca sotto il letto 🙂
    Tra la polvere :))

  15. Van

    Volevo ricordare allo ZioBonino, insomma, che io le sessantenni del cuneese (precisamente di Caramagna Piemonte) che avvelenano col benzodiazepine quattro commesse di un supermercato offrendole del cappuccino, io quelle vecchie li proprio non le capisco.

  16. Dalailaps

    Boileau diceva che “prima di scrivere, bisogna imparate a pensare”.
    Credo che imparare a pensare sia anche capire se stessi e quando sia il momento giusto per mettersi a digitare.
    A me pare che tu scriva sempre al momento giusto. 🙂

  17. laprincipessaraffreddata

    A me capita esattamente il contrario, scrivendo pulisco la testa dai granelli e dai travoni.
    Comunque ancora devo trovare un artista più meno quotato che abbia fatto dell’arte senza tormento. Ti sfido, trovamelo!

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