Il Signor Adelio Soffici, impiegato al catasto del comune di Milano, una mattina si svegliò, andò in bagno, si lavò la faccia e i denti come sempre, poi tornò in camera per cambiarsi e si sorprese di trovare se stesso ancora addormentato nel letto. Si chiamò, si schiaffeggiò, si gettò in faccia un secchio d’acqua, ma non riuscì a svegliarsi mai più.
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… beato lui.
PS
Il cuscino (soffice) si alzò e si presentò al Catasto senza suscitare alcuna sorpresa trai colleghi…
..”mai più”..è abbastanza definitivo..a volte troppo.
fiorin di tordo
mi guardo e mi riguardo dentro il letto
ma come fossi prima, non ricordo
prima l’apocalissi del blog, ora questa storia del povero Adelio. Aleggia una strana atmosfera, non è che la faccenda delle tre z ti ha mandato in cortocircuito :-D?
quella è un’altra storia, giancarlo. non telefonare le continuazioni 😉
eh, la morte funziona così.
qua ci sta un po’ d’inquietanza 😉
Bellissimo e di grande effetto, questo post! Sul serio!
Vabbè che quando c’è poesia si perdona tutto ma che c’entra il catasto con il comune?
Tutti (meno i poeti, a quanto pare) sanno che il catasto è una emanazione diretta dello Stato
giuro che non lo sapevo! 🙂