un blog che parla di niente

Solipsismo nella nebbia

Se sei immerso nella nebbia vedi solo a pochi metri da te. Provi a spostarti, e anche lì è uguale. Come se tu, quando sei immerso nella nebbia, con il calore del tuo corpo riuscissi a scioglierla per un po’ di metri, riuscissi a creare un cerchio tutt’intorno a te dove la nebbia, un po’, si dirada, e tu riesci a vedere. C’è un libro che si chiama Understanding Comics, Capire il fumetto, di un fumettista americano che si chiama Scott McCloud, dove si spiega che ciò che è disegnato in una vignetta rappresenta sempre solo una parte del mondo, se ricordo bene, e che noi, vedendo una vignetta, ci immaginiamo che ci sia, in qualche modo, il resto del mondo oltre i bordi della vignetta. Ma i disegnatori, il resto del mondo che sta oltre i bordi della vignetta, non lo disegnano mica. Ecco, stare nella nebbia è un po’ come stare in una vignetta. Ci son dei bordi che limitano il visibile e noi ci immaginiamo che ci sia qualcosa anche al di là, ma il disegnatore, in realtà, non l’ha mica disegnato. Ecco, nella nebbia è così. Questo porterebbe a interessanti conseguenze riguardanti la visione del mondo e la percezione di sé che per amore del lettore (grazie, prego) non affronteremo.

17 Comments

  1. SpeakerMuto

    Ultimamente sei più poetico di Hesse. Dobbiamo preoccuparci?

  2. Alessandro

    (messo a posto i commenti che si erano rotti a causa del link contenuto nel commento di SpeakerMuto) (è colpa di Hesse) (neanche a dirlo)

  3. transit

    La nebbia prena sgrava figliolanza: Silenzio, Solipsismo e Stupore.A monte Sole retroverso e Luce, figlia della Notte.

    Corre ignaro,distrutto dalla fretta,l’Umanorobot,la classe.
    Si raccoglie nelle ascelle la nebbia della non lungimiranza.

    Nebbia esistenzial barometrica. Egocentrica l’inverno densa.
    Nebbia s’arrota in filosofia, ma la nebbia non è l’adagio.

    Nebbia avviluppa i cuori e lasciata fuori, gongola.
    Nebbia non è la colpa di zanzare nei mesi caldi di luna.

    La nebbia è il nulla.Il nulla s’addensa nel grumo adirato.
    La nebbia è il nulla dei peccati senza videocamera, disse.

    Niente segreti, niente più nebbia, concluse il Savonarola.
    Cos’è colpa tua e quinci la nebbia, se la nebbia è svellata?

    Ma, eccettuata la nebbia, possiamo affermare, nulla.
    Anche se la nebbia ha a che fare col nulla, peccato non è.

    La seconda guerra mondiale non fu nebbia, ma volontà. così
    la serpe schiacciata con rabbia, così come Nessuno salpò.

    Nella nebbia si ascolta musica coi paraocchi. La testa dallo sguardo cieco, a scartavetrare le unghie il futuro.

    Nebbia le oasi ghiacciate. Il sonno cala i resti mortali.
    Nebbia fhantasmata l’anima del nulla, l’universo.

    Nelle profondità degli abissi marini le stelle brillano, si ode dolore fitto di animale, ma senza ritorno il richiamo

    squartato
    di madre di padre di figlio il silenzio avvolge la nebbia.

  4. transit

    Cracollando lella nebbia

    Labbra esangui, battute eleganti,
    catino d’alta finanza il regno.

    Braccia rosse, fame di pane,
    la vita aggrappata ai fili.

    Nell’epistassi del mondo, dai cento
    per pareggiare un che di master,

    in compenso, ricevi una bricola di torta,
    per viaggiare lo stato di necessità.

    Affidi alle macchine la speranza
    che gli urti non siano rovina e lutto.

    Ascolti verità mercenarie, ma,
    i vecchi filosofi vanno a ruba.

    Trattieni le esplosioni a monte,
    per prosciugare lacrime al computer.

    Scomponi le tue mani ricucite
    lo sbafo di ostie benedette.

    E, ti rincuora,
    che non sei Giordano Bruno;

    e il – Pare brutto –
    la libertà delle belle statuine.

  5. Mr Potts

    Ho sempre un po’ di timore a santificare la nebbia perché non voglio urtare quello che dice: prova tu a dover andare con la macchina tutto l’inverno a Piacenza, per dire, e poi ne riparliamo. Ciò nondimeno, la nebbia è “importante” e ne ho fatta una, seppur breve, autentica conoscenza, e un po’ mi dispiace che si sia trattenuto dallo sviluppare le “interessanti cosneguenze”.

  6. Mr Potts

    (uff, ho scritto cosneguenze.)

  7. b&k

    Io nella nebbia ci vivevo. Ed e’ claustrofobica.
    b&k

  8. frank

    che poi a me la nebbia piace

  9. frank

    o meglio: che poi la nebbia a me piace perchè penso che magari mi succede come a marcovaldo e mi ritrovo per sbaglio su un aereo per qualche posto lontano dove non c’è la nebbia e invece no. invece finisco al lavoro e fuori la nebbia c’è.

  10. Mr. Tambourine

    Poi, una vignetta disegnata da uno che ha la parola “cloud” nel cognome è di per sé una garanzia.

  11. Cioran

    sempre meglio la nebbia delle brutte poesie.

  12. transit

    La nebbia come incubo la nebbia come storia

    Mi chiamo Ze Pochiello, ho sette anni e la notte, di nascosto piango a occhi chiusi e sogno. Sento freddo e mi manca il mare, specie d’estate. Eppure, sento il rumore dei voli dei gabbiani e le onde sugli scogli e poi, il mare azzurro e verde e profondo, lo vedo sulle facce degli altri bambini. Di notte e di giorno sogno e desidero con il cuore e tutte le mie forze che non so che cosa siano e a quanto ammanotano, una bicicletta.

    Non sono molti quelli che hanno una bicicletta. I figli dei signori dei piani di sopra si. Poi ci stà chi l’ha rubata, come Tonino il Secco.

    Ho detto a Colomba Mammazezzella che voglio la biciletta, ma lei dice: Domani.

    Anche don Mimì il carbonaio, dagli occhi acquosi e il sigaro sempre accesa tra le labbra e i capelli bianchi pittati con il nero della carbonella, quando gli chiedo dieci lire, dice: Ri mai.

    Tra Domani e Ri mai c’è un legame.

    Io aspetto, mentre guardo i figli dei signori che corrono in bici nel vicolo. Hanno le merende in mano e ridono.

    Ho detto a Mammazezzella perchè gli alti bambini del vicolo, compreso Tinono il Secco, hanno i papà e non fanno altro che chiamarli. Io non l’ho mai chiamato nè lo conosco.

    Papà tuo è andato a fare un viaggio lungo lungo, diceva Mammazezzella.

    La bicicletta adesso mi serviva per andare a raggiungere quell’uomo mai conosciuto che tutti gli altri bambini chiamavano papà.

    E così aspettavo il Domani e il Ri mai, ma appena spuntava la luce dell’alba del giorno dopo, anche loro, Domani e Ri mai, diventavano passato e il futuro che non veniva mai.

    Non volevo avere più freddo, ma tuffarmi da sopra lo scoglione di Bagnoli a petto di rondine.

    Era difficile, una specie di sfida e disciplina ferrea. Bisognava tuffarsi da almeno dieci metri, acqua bassa e sfiorare la superficie dell’acqua, a petto di rondine.

    E risalire forse in cielo, nella vita.

    Però, ogni tanto qualcuno dei tuffatori moriva, lanciandosi a petto di rondine. Quando lo sollevavavo dalla sabbia teneva, si notava la testa come quella degli uccellini che una volta morti sbatte di qua e di là come quella di un pupazzo.

    Poi un giorno capito che fuori lo chalet Ciro sopra via Orazio, il quartiere dei ricchi sfondati che non ti danno confidenza e quando lo fanno pretendono di esserti amico per la pelle, rubai una bicicletta e pedalai pedali fino a morire di stanchezza. Vedevo il mare luccicante in lontananza. Era talmente bello che mi spaccava il cuore.
    Il sole era alto, e la ragazza di cui ero innamorata mi sorrideva e non sentivo più freddo.

    Pedalavo che nessuno riuscì a starmi dietro, volavo coi miei pensieri. Correvo e volavo nella direzione del viaggio lungo lungo dell’uomo che una volta incontrato, avrei abbracciato e chiamato papà.

    Desideravo una biciletta.

    Piangevo per la fame, ma pedalavo.

    Del resto non mi apparteneva nulla. Sapevo, pur non sapendo, che niente e nessuno mi sarebbe appartenuto.

    Sapevo anche che bisognava rivoltare la vita come un calzino affinchè i bambini poveri potessero avere la bicicletta.

    Sputo in faccia al digiuno e mando affanculo la vita.

  13. nonnablogger

    transit, questa è super,

  14. transit

    Nonnablogger, grazie, sei molto cara.

  15. sweetlili

    Grazie per avermi invitata a leggere cotanta roba.
    Sei entrato, di diritto, fra i miei preferiti.
    Sappilo.

  16. Pinco Pallino

    Ieri, bevendo un bicchiere di nebbiolo, mi sono chiesto se il nebbiolo c’entrasse qualcosa con la nebbia. Non mi sono dato una risposta.

  17. Al E Gli Orsetti

    Tu mi piaci!
    http://www.youtube.com/watch?v=CFhuR0WvDx8

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

© 2024 e io che mi pensavo

Theme by Anders NorenUp ↑