un blog che parla di niente

Questi africani

L’altro giorno, ero lì che camminavo, ho incontrato un tipo che vedo sì e no un paio di volte l’anno, allora ci siam salutati, ci siam fermati un attimo a dir due parole. Questo signore qua, se uno lo vede, si accorge subito che non è piemontese falso e cortese, non tanto dall’accento che ha quando parla, ma basta guardarlo per dire che non è proprio autoctono. Perché uno lo vede, lo guarda, si accorge subito che è negro, nero, di colore: lui vien dal Senegal, son anni che è qua, fa l’operaio, mi è simpatico.

Mi diceva che era stato un mese al sole, al mare, mi diceva che era appena tornato dal Senegal, e diceva che anche in Senegal le cose non son più come una volta, ché qualche anno fa, quando lui tornava in Senegal, gli veniva spontaneo di paragonare i prezzi, e là in confronto tutto costava niente, e diceva che adesso anche in Senegal tutto è aumentato, la benzina costa cara, diceva che anche là, in Senegal, è tutto cambiato.

Io gli ho detto che secondo me lui era abituato che quando tornava in Senegal, andava là e faceva il riccone, e lui ha sorriso e mi ha detto che Sì, faceva il riccone, quando tornava in Senegal, e diceva che là, ormai, lo trattan tutti come fosse il capotribù, diceva lui, sue parole testuali.

Poi diceva, che lui quando va giù in Senegal, va giù con le tasche piene di soldi, poi, quando torna su in Italia, torna sempre con il portafoglio vuoto.

E mentre rideva, diceva
Mi mangiano tutto, questi africani.

10 Comments

  1. jacktisana

    Mi sa che non è uno scherzo, anche se rideva; ho letto da qualche parte che quel comportamento sta alla base proprio del mal d’Africa

  2. pesowelter

    @ jacktisana: cioé? io non ci sono mai stato in Africa quindi non ho provato. ma mi era sempre sembrato di capire che il mal d’Africa fosse una specie di nostalgia struggente, di ammaliamento a rilascio ritardato, un superconcentrato di saudade della savana. mò, che sarebbe invece la causa del mal d’Africa, una specie di sindrome fagocitatoria? no comprende…

  3. cica

    Il mal d’Africa ha due chiavi di lettura. La prima, quella tradizionale, vuol dire nostalgia struggente epperò c’è anche un nuovo significato, che vuol dire semplicemente “i mali dell’Africa”. Credo però che ci siano anche “i mali dell’Italia” e di un sacco di altri posti. Ehhh… la globalizzazione porta il male vivere velocemente per tutto il mondo ormai….

  4. Spuzza

    Che alla fine tutti hanno i loro problemi.

  5. jacktisana

    Con l’ambigua frase volevo definire, ma non troppo, quello che dicono dell’approccio africano alla “famiglia/tribù”: se uno “fa fortuna” tutti i membri della sua “tribù” si sentono autorizzati a trarne dei vantaggi.

    Questo atteggiamento, dicono, stia alla base della diffusa povertà dei popoli africani, nonstante essi risiedano su una delle terre più ricche di risorse del nostro pianeta.

    Ovvero, potremmo pensare una cosa come “il risvolto passivo e passivizzante” della solidarietà.

    Come in tutte le cose, su questa terra, possiamo vivere la dualità dell’esperienza decidendo in prima persona se prendere la pillola blu o quella rossa, e da quel momento, fatta la scelta giusta(!), tutto può cambiare e … ridere di tutto, che siamo tutti africani.

  6. Dario Salvelli

    E come si dice Saudade in Africano? 🙂

  7. alba

    io scelgo l’arancione

  8. P!NkInSiDe

    Bello amico senegalese!

  9. kutavness

    Concordo in pieno con Jack su quello che lui definisce “risvolto passivo e passivizzante della solidarietà”. Un mio amico francese che ha vissuto due anni in Senegal mi ha detto però che una cosa del genere è presente anche a livello macro, ossia in interi Paesi africani, ed è uno dei peggiori lasciti del colonialismo: la mentalità del tipo “facciamo tutto noi, perché tanto voi selvaggi non siete capaci di tirar fuori un ragno da un buco” ha peggiorato ulteriormente questo stato di passività, e ancora oggi, a più di quarant’anni dall’indipendenza, in molti di questi Paesi gli autoctoni non riescono ad avviare in loco alcunché di economicamente rilevante senza l’appoggio (strategico e/o finanziario) di qualche “toubab” (=bianco). Quelli che hanno le possibilità e il coraggio di emigrare, altro che capitribù… quasi li venerano quando tornano…

  10. kyra

    ho vissuto, in tempi alterni in vari, stati africani e penso di sapere a cosa si riferiscano, in modo romantico, quando parlano di mal d’africa.
    l’africa: rapporti con gli abitanti: praticamente nullo se non in ambito lavorativo e con grande fatica.la loro realtà ed il modo di pensare è completamente differente dal nostro.: niente soldi per combattere la “natura” comprandosi un fucile da caccia, vaccini di vario tipo, niente soldi per scuole o altro. senza contare la loro cultura che noi non comprendiamo. e siccome è orale credo che non capiremo mai.
    natura: sovrchiante. appena arrivi rimani sbalordito e baceresti la terra. cose strabilianti. dopo 2 mesi la bellezza stanca.
    mal d’africa: per gli sposati, quelli che ci sono per lavoro: la possibilità di vivere molto meglio di come vivevano in italia, donne o uomini di servizio ( costano meno della lavatrice e poi è comunque un guadagno per loro, case belle, vita sociale, feste. corna.
    per gli scapoli: donne quante ne vuoi. bere quanto vuoi . tutto a prezzi irrisori.per i vagabondi ( si presume con qualche soldo da parte) errare per le lande desolate, fingere per qualche giorno di vivere come gli africani, imbastire improbabili avventure filosofiche e morali.
    al ritorno in italia, pensare e piangere: oh la natura! i fiori rossi! gli alberi come cattedrali!
    e adesso mi tocca stirare, le donne a ore vogliono uno sproposito! mi tocca andare in ufficio e non poter più fermarmi al club a bere o a fare un tuffo in piscina.
    era uguale per gli inglesi in india, o in africa: avere quasi tutto a buon prezzo e illudersi di essere rispettati e temuti da 4 servi che appena possono, nei cortili dietro, criticano ridendo te e la tua famiglia!!!
    ciao

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