un blog che parla di niente

Qualcuno, qui, finirà per scrivere cruciverba. Oppure niente.

Chi ama profondamente le parole potrà diventare un eccellente poeta, un autore di cruciverba o un giocatore di Scarabeo; potrà scrivere simil-romanzi apprezzati da un gruppo ristretto di persone; ma probabilmente non sarà mai un bravo romanziere. Per diverse ragioni, non è affatto incline ad appassionarsi al romanzo tradizionale.

Lo spudorato coinvolgimento del romanzo con il mondo – la miriade di dettagli che fanno vivere un personaggio, la grande fascinazione per quel che riguarda esseri umani immaginari, l’enfasi fanciullesca su ciò che sta per accadere e su com’era il tempo quel giorno – tutto questo, probabilmente, al fanatico delle parole sembrerà tedioso e stupido; si sentirà sommerso dalla spazzatura. E nessuno è disposto a passare giorni, settimane, anni cercando di riprodurre un’esistenza che, in fin dei conti, non gli piace nemmeno.

Non intendo dire che chi è interessato innanzitutto all’artificio linguistico non sappia apprezzare un buon libro il cui fascino risieda nei personaggi e nell’azione; né voglio suggerire che, per natura incline a mantenere le distanze dalla realtà, egli sia troppo freddo per amare sua moglie e i suoi figli.

Se è abbastanza fortunato da vivere in un’epoca aristocratica, o se riesce a trovarsi una congrega di esteti – un’enclave ristretta da cui il resto dell’umanità è esclusa – questo artificiere potrà dilettarsi nei sui originali prodigi. Ma in un’epoca democratica, in cui gli editori hanno un obiettivo commerciale, solo un ego straripante e una grande ostinazione possono farlo persistere.

Disinteressandosi al tipo di romanzo apprezzato dalla maggior parte dei lettori abituali, e non amando particolarmente nemmeno la sua congrega – poiché la distanza ironica è parte della sua natura, come pure, forse, una misantropica diffidenza – in tutta la vita riesce a realizzare al massimo uno o due libri.

Oppure nessuno.

John Gardner, On Becoming a Novelist,
rubato barbaramente a Egotique

Oppure, in questi tempi devastati e vili, potrà semplicemente diventare un blogger passabile.

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12 Comments

  1. davide l. malesi

    So di essere in minoranza, però il discorso di Gardner mi par sensato e pieno di ragionevolezza.

  2. sonetti

    fiorin d’asfalto
    a questi tempi vili e devastati
    mi sembra che si voglia dar l’assalto

  3. eìo

    ce piacerebbe 😉

  4. aitan

    qui la minoranza cresce, lievita, rischia di debordare,
    il discorso di Gardner pare sensato e pieno di ragionevolezza anche a me.

  5. eìo

    Allora in minoranza siamo in due. 🙂

  6. Anonimo

    uno o due libri non è mica un risultato da buttare. e poi, amare profondamente le parole è sinonimo di fanatismo?
    casalinga commossa

  7. eìo

    c’è sto fatto (e benvenuto aitan, tra l’altro) che io da questo discorso di Gardner mi sento centrato in pieno. e un po’ me ne dispiaccio, eh.

  8. stark

    Io sottoscrivo, anche nel fatto di sentirsi centrati in pieno. Adesso abbiamo tutti una buona scusa 🙂

  9. PlacidaSignora

    E’ un periodo che se sento parlar di libri mi viene l’ansia da galòp.
    Ergo mi limito a stamparti un bacio in fronte e schizzar via (al galòp, ovviamente) 🙂

  10. notedibordo

    Mi interessa tutto ciò… Forse il libro vero, quello che veramente “è” poesia, è talvolta così raro e nascosto (come mi si insegna su questo stesso blog) che mi vien da condividere il tuo post. Poi penso che ogni libro di questo genere è sempre un piccolo miracolo di equilibrio tra la poesia (quella vera, coi piedi per terra e gli occhi aperti) e il nostro caro mondo, talvolta un pochino più distratto. Scusa son stata tropppo lunga 😉 A presto!

  11. guido turco

    Opinabile che l’amante della parola possa comunque diventare un “eccellente poeta”. Se stiamo dietro alle considerazioni di Gardner non vedo differenza tra il diventare eccellenti poeti ovvero eccellenti romanzieri. Vera invece una qualche proprietà transitiva tra pubblico e valore, in tempi (i nostri, né più né meno scellerati di altri) in cui la distanza tra quanto viene distribuita e letta la poesia in confronto al romanzo, sarà assai più agevole farsi romanzieri che poeti. In rapporto anche al più sfigato dei romanzieri non credo esista un solo poeta contemporaneo che insieme ad un qualche riconoscimento, abbia anche un più modesto “conoscimento” della propria opera. Fuor di gerarchia tra le arti, ovviamente.
    My two cents

  12. IlaLuna84

    Amo le parole, ma ancor di più amo le storie.

    La prima passione la sfogo al massimo nella poesia, la seconda nella prosa.

    Ma credo che rimarrò comunque soltanto una blogger passabile.

    Non che sia così male…

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