un blog che parla di niente

Non ci sarà da urlare al destino

C’era una bambina seduta su uno di quei giochi un po’ da baraccone, uno di quelli in cui metti la monetina e loro si muovono, emettono luci e suoni, e la bambina lo cavalcava felice come fosse stata su un pony; la mamma, a pochi passi, guardava nel vuoto, con un espressione che non saprei dire, ma certo non felice, forse aveva dei pensieri, forse anche lei stava pensando che la sua bambina stava cavalcando un aeroplano, e neanche un aeroplano qualunque, ma una replica parodistica di un Lockheed F-117 Nighthawk, e magari se lo stava dicendo anche lei che il Lockheed F-117 Nighthawk è un aereo stealth, fatto per essere invisibile, e con tutte quelle luci e suoni, come si faceva, a essere invisibili, e forse il suo sguardo era uno sguardo perplesso, come il mio, che passavo di lì, e le guardavo, mamma e bambina, con il loro aereo militare, che avrebbe dovuto essere invisibile, ma con tutto quel casino, come si faceva.

Mentre passavo di lì, per puro caso (e infatti si vedrà che non ci sarà da urlare al destino o alla coincidenza, visto che quel che segue non c’entra un fico con l’aereo, la donna e la bambina, e si potrà quindi dire tranquillamente che il caso fa le cose a caso, proprio come sarebbe opportuno che facesse) stavo leggendo un libretto, l’Album fotografico di Giorgio Manganelli, in cui a un certo punto la figlia di Manganelli, Lietta Manganeli, dice che loro di famiglia non sono ebrei, però qualcosa c’è, non sono ebrei, però l’aspetto fisico la tradisce, una certa origine ebraica, e anche nella nonna, fervente cattolica, c’erano caratteristiche che svelavano certe radici; e poi, dice la Manganelli, che in famiglia c’è sempre stata quell’abitudine tipicamente ebraica di parlare con Dio come se fosse il cugino e di dirgli: vado un attimo di là, mi guardi l’arrosto?

21 Comments

  1. B

    Il titolo è Tra palco e realtà, come te. Urlando contro il cielo ho ascoltato il post: è bello. Ligabue non lo sopporto, ma il TUO titolo è bello.
    E’ tutto bello, per ora. Vai avanti, a raccontarci?

  2. Usagi

    ligabue è sempre uguale a se stesso, cambiano solo i titoli delle canzoni. così uno pensa che liga ha fatto una nuova canzone, ma quando l’ascolti scopri che ha solo cambiato il titolo.
    nei quotidiani si leggono solo i titoli… non ne conosco uno che perda tempo a leggere l’articolo.
    insomma, il titolo fa l’80% della riuscita di un post…
    se piace, qualcuno si ferma anche a leggere il resto.

  3. maeandro

    Non credo sia la prima volta che sputi su Ligabue. E’ un tuo diritto e pure a me pare che le sue canzoni si susseguano una uguale all’altra in un’interminabile rosario. Però è una malattia comune fra i cantanti. Ed in più aggiungo che apprezzo il suo “rane a Rubiera blues” o qualcosa del genere. Perlomeno si distingue da tutte le altre.

  4. marchino

    aeroplani, manganelli e dio
    sembra una cosa scritta da F. T. Marinetti

  5. B

    “Rane a Rubiera blues” e’ stato gia’ ribattezzato da qualcuno, parafrasando Zucchero, “Per colpa di Cra”. Maeandro, tu sei un romanticone, come me, secondo me.
    Tra l’uno e l’altro (Ligabue e Zucchero) non saprei da dove cominciare quando mi elencano gli emiliani famosi…
    Pezzo strumentale privo di testo, col solo titolo, che senza la parola blues magari non era niente bellino. Peccato che Ligabue non c’entri niente col blues, e quindi il titolo è “furbo”, come lui.
    Però di Ligabue ho visto anche il concerto perchè le mie amiche son fissate, ed è bravo, sul palco, proprio bravo, che c’è da dirlo ecco.
    Manganelli invece era proprio “poco furbo”, tutto da rileggere e riscoprire, che a me mi piace tanto, per dire..

  6. Alessandro

    Eh, cosa vuoi, è che quando mi son chiesto che titolo dovevo dare a sta roba ho preso qualche parola che stava lì, come a correlare queste due cose slegate, solo che poi, una volta pubblicato, mi son accorto che c’era una somiglianza con dell’altro, dell’altro che non mi piace, e lo sai. Mi spiace, ho urlato contro il cielo il mio disappunto, ma ormai è fatta, cosa vuoi farci, ormai è fatta e pazienza. Rane a Rubiera è un bel titolo. Potevo usare quello.

  7. AB

    C’è anche chi ringrazia Dio ogni mattina in teleconferenza, ma anche questo è un altro discorso.

  8. maeandro

    B: E’ vero sono un romanticone ma a comando intermittente. A volte si, a volte no. E quanto tocca no, secondo mia moglie sono un rudes.
    Illuminami ma quella di fare una canzone strumentale con un bel titolo non era già riuscita al grande Rino Gaetano. Però adesso mi sfugge proprio il titolo.

  9. B

    Maeandro, dici questa: Fontana chiara, un poco dolce, un poco amara ?.
    Non lo so se è questa, però lì c’è Petrarca di mezzo, secondo me, o almeno per me che Chiare, fresche e dolci acque io la adoro proprio, ecco.

  10. maeandro

    B: Proprio quella.

  11. LorenZo

    Ora cosa c’entra Ligabue? Il post parlava di asincronie associate. Mi pare. Mi ha fatto pensare ad un film di Clint Eastwood, dove si descrive la sequenza di eventi che precedono un incidente automobilistico: attimi di ritardo, imprevisti, coincidenze, semafori rossi, distrazioni… eventi evidentemente slegati che poi si sincronizzano nel crash finale. Come qui l’aereo e l’ebreo. La mamma e dio, le luci e l’arrosto. Riuscirà Eio ad affrancarsi da questa associazione negli anni a venire? O penserà a Manganelli tutte le volte che si imbatterà in un cavallo a dondolo a noleggio? No perché, il cervello, quando lega, lega per sempre. E ci costruisce pure sopra.

    P.S.
    Anch’io ogni tanto creo titoli di libri da bancarella, il più delle volte ripetendo frasi appena dette da qualcuno per altri motivi:
    L’ultimo cancello – Thriller
    Io non voglio morire – Etica contemporanea
    Da ferroviere a Dio in 10 lezioni – Manuali per il successo
    Babbo Natale non esiste – Romanzo rosa per eterni adolescenti
    Fammi male – Romanzo erotico
    12 volte gnocca – Antologia del Calendario Pirelli
    Quando mi richiami? – Manuale per l’uso dell’iPhone 4
    Conto su di te – Matematica applicata – Ed. Paoline
    Ok o Cancel? – Filosofia della scienza contemporanea

  12. B

    LorenZo, secondo me hai sbagliato gli abbinamenti titoli-argomento. Mi sembri un po’ “legato”… Prova a mescolarli meglio e vedrai che li vendi, i sogni, dico.
    Bancarella come il premio, o bancarella-bancarella?

  13. LorenZo

    Intendevo la bancarella del mercato, che poi, non è così lontana dal famigerato premio…
    A me non piace l’idea del premio. In fondo sono degli esseri umani che giudicano l’operato di altri esseri umani. Come se esistesse davvero una verità assoluta da disvelare generazione dopo generazione. Chi fa il passo nella giusta direzione prende il premio. Con gli abbinamenti ci riprovo:

    L’ultimo cancello – Romanzo erotico
    12 volte gnocca – Cucina italiana per tutto l’anno
    Io non voglio morire – Antologia del Calendario Pirelli
    Quando mi richiami? – Thriller
    Babbo Natale non esiste – Romanzo erotico
    Ok o Cancel? – Etica contemporanea
    Conto su di te – Dieci rimedi per dormire

    🙂

  14. B

    LorenZo questi abbinamenti sono bellissimi. Comincia a scrivere… a partire dall’ultimo, che io sono un’insonne cronica, eh?

  15. LorenZo

    @B C’era una volta Dolly, una pecora solitaria. Dato che il suo padrone non riusciva ad addormentarsi contando una sola pecora, la clonò. All’infinito. Così finì per non addormentarsi più perché le pecore da contare non finivano mai. Ci sono troppi fini in questo racconto. Il proprietario di Dolly, contando, morì per overflow. E Moebius gli confezionò una bella coccarda. Esher fu il suo unico erede. Dolly si incazzò parecchio. Fine. Dormi?

  16. B

    Sai LorenZo, a Dolly i nastri non erano mai piaciuti però, nemmeno quelli girati e rigirati, così lei fece solo finta di alterarsi, giusto per farla finita lì ecco.
    Anche perchè ‘sta storia della pecora solitaria non è che lei l’avesse mai ben capita, non sapeva cioè se era una pecora sola (che non cera nessun gregge nome collettivo), o se invece era solitaria come il passero che portava iella nelle poesie. Perchè c’era una differenza, secondo lei, tra sola e solitaria, così come tra quoziente e quoto.
    Ma dormirai tu… casomai

  17. giorgio dafermo

    Leggero da leggere, perfetto da appena sveglio. Bravo.

  18. LorenZo

    Dolly si incazzò parecchio perché il suo padrone lasciò tutto in eredità ad Esher, mentre a lei niente. E poi perché le pecore clonate erano tutte femmine come lei. Non si trovava un pecorone neanche a pagarlo. Fu lì che cominciò a sognare la Sardegna. Solo sta a solitario come bino sta a binario (quello matematico, non “binario triste e solitario”). Che poi ‘sta storia di “uno e trino” non mi ha mai convinto. Alle elementari, quando ci insegnarono a recitare le preghiere, “in nome del padre, del figlio e dello spirito santo”, mi chiedevo sempre “ma la madre non c’è?” E poi mi mancava una figura rappresentativa dello spirito santo, ma che cos’è? Un superalcolico benedetto? Trovai una risposta plausibile anni dopo, quando studiai l’antimateria. Ti quoto.
    😉

  19. B

    LorenZo, quella di Zichichi? O quella vera?

  20. LorenZo

    @B L’antimateria di questo signore qui:

  21. Carlo

    se togli la punteggiatura, sembra qualcosa di Saramago.

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