un blog che parla di niente

mezzo metro più alto

uno quando è in pensione ha poco da fare, che era abituato a lavorare tutti i giorni otto, nove, dieci ore al giorno, e di colpo si ritrova a non aver niente da fare. uno in una posizione così, cos’è che fa, cos’è che può fare se non metter le braccia dietro la schiena, intrecciar le dita dietro il culo, e andare a vedere i cantieri, o gli operai dell’enel quando fanno i lavori?
io ieri ero lì che guardavo i tecnici della sirti che posavano il cavo per la mia nuova linea del telefono e chi ti vedo? un uomo anziano che spinge una carrozzina, è il preside di ragioneria quando facevo ragioneria, allora son andato, l’ho salutato, abbiam parlato un po’, del lavoro, della nonnità.
a me m’è venuto in mente di quando andavo a scuola, che delle volte c’eran delle ore buche, e veniva sempre qualche insegnante di qualche altra sezione a tenerci buoni. di solito non ci facevan far niente, ci dicevan studiate, ripassate la lezione per l’ora dopo, mentre loro insegnanti si facevano i cazzi loro.
delle volte veniva il preside, e anche se non avevam dietro i promessi sposi (nel biennio) o la divina commedia (nel triennio), lui ci faceva lezione su quello, a braccio, recitando passi lunghissimi a memoria.
noi questa cosa, noi ci sembrava che lui li sapesse tutti a memoria, quei libri lì, non lo sapevamo mica se era vero o no, ma a noi ci sembrava che lui li sapesse tutti a memoria, e questo fatto che lui sapeva i promessi sposi e la divina commedia a memoria a noi ci sembrava un fatto soprannaturale.
una volta che era venuto a coprire un’ora buca m’aveva fatto una domanda, io non mi ricordo come avevo risposto, ma m’aveva chiesto il nome e allora s’era ricordato di una poesia di taglio umoristico (eh, ovviamente) che avevo pubblicato sul giornale d’istituto l’anno prima. s’era ricordato, non vuol dire che si ricordava della poesia, ma si ricordava la poesia, se la ricordava tutta, parola per parola, e l’ha recitata in classe. poi s’è perso nei paragoni con ungaretti, ed io ero già mezzo metro più alto.
da allora, la mia stima nei confronti di quell’uomo, è altissima.

6 Comments

  1. sonetti

    fior di piretro
    avessimo noi tutti dei motivi
    che ci sollevino di un decimètro

  2. Alice

    Però, detto fra noi: che cosa ci trovi nei cantieri (oltre al tuo meraviglioso ex preside)? Perché proprio i cantieri? Sarà che io ne vedo talmente tanti per lavoro che sono diventata un po’ allergica, ma spiegami il fascino che i cantieri esercitano su di te, vuoi?

  3. eiochemipensavo

    @alice: la questione è interessante, poi magari ci faccio un post. intanto mi limito a dirti che quello era il mio cantiere…

  4. milo

    che bella cosa i professori che ti stimano… un esempio di ammirazione gratuita e disinteressata come ce n’è poche al mondo – e, crescendo, sempre meno…

  5. signoradicampagna

    non ci sono più i presidi di una volta…. il tuo prof. deve essere una persona speciale e fortunato è il suo nipotino ad avere un nonno così. ma tu ci farai leggere la poesia che si tramanda a memoria?

  6. eiochemipensavo

    effettivamente non ricordo altri casi simili.
    la poesia, non me la ricordo più, ma quel poco che ricordo non sa molto di ermetismo, ma di emetismo 😀

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