C’era una dolce vecchina che abitava nel boschetto, stava lì, da sola, non aveva nessuno, e passava le sue giornate a cucinarsi dei minestroni o a far dei dolci. Le piaceva, far dei dolci, ma non le piaceva mangiarli. Le sarebbe piaciuto mangiar della carne, ma non aveva i soldi per comprarla, così mangiava solo dei gran minestroni che cuoceva in un grande paiolo nel camino. I dolci, non le piacevano, ma le piaceva farli, e casa sua, casa sua ormai l’aveva ricoperta di dolci: ogni cosa, in casa sua, era ormai fatta di dolci: i muri, il tetto, le porte, le grondaie, tutto, in casa sua, era fatto di dolci.
Stava lì, da sola, in casa sua, nel boschetto, si godeva gli ultimi anni della sua vita nella sua casa fatta di dolci che non mangiava, aveva un bell’orto dove crescevano delle belle verdure che usava per farsi i minestroni. Era tranquilla, era una tenera vecchina in pace con se stessa: c’era solo una cosa che turbava la sua tranquillità: due ragazzini che venivano da fuori, e venivano a rubarle i dolci. Un giorno spariva un’imposta, un altro qualche tegola, un altro lo zerbino, un altro un vaso: quei ragazzini, li aveva visti qualche volta con la coda dell’occhio, quei ragazzini le stavano distruggendo casa, pezzo a pezzo, mangiandosela.
La cosa doveva finire, aveva deciso la vecchina, e aveva deciso di appostarsi per cogliere i ragazzini sul fatto, e offrirgli una bella merenda che si sarebbero ricordati per sempre. Si mise a cucinare e fece dei dolci speciali, dei dolci memorabili, poi si nascose, seduta sulla sua sediola di marzapane, dietro un cespuglio di tasso barbasso, e mentre aspettava ingannava il tempo montando a neve dei chiari d’uovo.
Quando i ragazzini arrivarono, lei si alzò, e li invitò in casa a mangiare i dolci più buoni che avessero mai assaggiato. Subito, i due si spaventarono, ma poi le parole della dolce vecchina li allettarono, e si fecero convincere a entrare.
Erano davvero i dolci più buoni che avessero mai assaggiato. Era la merenda della loro vita. Mangiarono e mangiarono e mangiarono. Poi, si addormentarono. E la vecchina, la sera, per la prima volta dopo molto, molto tempo, non mangiò verdura. In fondo, erano bambini buoni.
Bambino-Babbo…il nonno è cattivo…
Babbo-Zitto e mangia.
molto buoni.
Beh..un po’ comunista ma bellina!
Sìììììììììì! Viva il lieto fine relativo e i “:”!
Quasi la stessa soddisfazione di quando Willy il coyote ha preso Beep beep!!! Io che da piccola immaginavo che i biscotti che sbriciolavo nella tazza della colazione fossero i bambini che mi stavano sulle palle… Eh lo so, sono un’antagonista da sempre, che ce devo fa?
Tipico delle vecchine con evidenti problemi di carie.
Ancora con queste storie simil cappuccetto-rosso?
Ma dove esistono più le vecchine che abitano nel bosco?? E il bosco??? E i ladri di dolci???? E il marzapane????? E il Natale??????
Il 7 di luglio 2010 alle ore 22:22 c’era una bella e giovane gnocca che chattava su internet… 2 giovani hackers le crackarono l’account, allora ella li attirò in una trappola::: mostrò le sue coppe su Face-Time, i due hackers abboccarono e lei catturò i loro IP e li consegnò alla polizia, che non arrestò i due hackers per decorrenza dei termini. La polizia, nel parapiglia, investì e uccise il tasso, l’unico sopravvissuto della specie. Spuark!
P.S.1 Mi piacciono soprattutto i punti interrogativi multipli incrementali.
P.S.2 Non ci sono citazioni volontarie.
:-))))
La mia favola preferita insieme a quella di Otteccuppac Ossor!
Ieri sera mi ha chiesto di raccontarle una favola, e io le ho raccontato questa, inventata lipperlì. Stamattina l’ho scritta. Niente sottotesti, tranne il tasso barbasso che ce l’ho messo apposta per Campanile. Giuro.
mai accettare dolcini da sconosciute. finale da brivido.
Io avrei trovato questa:
‘era_una_volta…_Fiabe/La_vecchina
è bella perchè c’è una vecchina e … una granata
bella 🙂
sei una persona orribile
Al tempo delle favole i dolci erano solo dolci e nient´altro, oggi avrebbero subito un upgrade se rendo l´idea…