io lo so già quel che si sta dicendo, che in quattro giorni s’è postata una canzone e due citazioni di libri, che qua le idee làtitano, in questo blog che era giallo e scintillante, e adesso è giallo e melmoso. non serve che me lo dite che me ne sono accorto da solo, che tre cose non mie, anzi quattro, con la pioggia nel divieto, in quattro giorni son veramente troppe, che possono ingenerar sospetti sulla floridità della mia vena, mi son detto, adesso mi metto alla sbarra da solo e mi difendo, vostro onore. che ve lo dico, vostro onore, non è che qui son pagato per scrivere una cosa al giorno allora devo trovare per forza qualcosa da scrivere, non è mica per quello, non mi pagano mica, io lo faccio per piacere. io lo so che ci sono dei blog, specie quelli un po’ adolescenziali, che delle volte non san bene cosa mettere allora adesso vi faccio ascoltare questa canzone che ho sentito stamattina che mi ha messo veramente di buon umore è Love will tear us apart dei Joy Division, e poi tutto il testo della canzone, che uno se la deve leggere tutta come se l’ascoltasse, neanche fosse una radio. No, vostro onore, noi qua si cerca di fare un discorso sulla vita sul lavoro sulla letteratura sul mondo che ci circonda, è un discorso un po’ così, un po’ sbilenco e ballerino, e ci son delle cose, là fuori, che ci stan anche bene in questo discorso, son delle cose che dan validità al discorso, provenendo da fonti autorevoli (qualcuno obietterà che Tramutoli non è fonte autorevole, essendo il libro di cui si parla un romanzo prevalentemente segaiolo). che un ipotetico lettore modello, cioè me stesso, vostro onore, li coglie, questi frammenti apparentemente slegati di discorso, gli vengono in mente dei legàmi, delle connessioni, che qua, quel che state vedendo, vostro onore, è il farsi di un nuovo tipo di romanzo, che non ha inizio, non ha fine, non ha centro, ma ha un numero illimitato di connessioni, non è un albero, è un rizoma. mica merda, eh? chiamatemi tristram.