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Il popolo del fiume

Ah, il popolo del fiume. Starei delle ore, a conversare, come si dice, amabilmente, guardando le chiatte passare, le chiatte lente e lunghe che risalgono il fiume, e vanno chissà dove, dopo che le zanzare si sono chetate, dopo che le zanzare hanno mangiato, dopo che le zanzare se ne sono andate altrove, a dissetarsi, a abbeverarsi, o forse, a dormire.
Ah, il popolo del fiume, ora lo capisco, con la sua ossessione per gli scarabei, ci son degli scarabei grandissimi, vicino al fiume. Dicevano gli egizi, mi sembra, che gli scarabei portan fortuna. Io avevo uno scarabeo, uno scarabeo personale, in riva al fiume, un grande scarabeo, marrone, non son neanche sicuro che fosse uno scarabeo, ma ci assomigliava, a uno scarabeo, solo che era più grosso di quelli che avevo portato dall’Egitto, sarà stato quattro o cinque centimetri, non son sicuro, non ci ho guardato bene, ero un po’ sorpreso, dal trovarmi uno scarabeo personale, lì, mentre stavo conversando, sotto delle luci, mentre ero in qualche modo al centro dell’attenzione, anche se il mio essere al centro dell’attenzione non c’entrava, credo, con l’avere uno scarabeo personale.
Non mi rendevo conto, sinceramente, che non troppo lontano, qua, nel nord Italia, il popolo del fiume aveva un fiume navigabile, navigabile con delle chiatte, con dei battelli, che fanno anche, mi hanno detto, un servizio turistico, ti fan andare su e giù per il fiume, Gualtieri Guastalla e poi giù, verso la foce, e poi tornare.
Poi adesso, a ripensare allo scarabeo, non sono mica sicuro sicuro che fosse uno scarabeo, magari lo era, magari era stercorario.

1 Comment

  1. Lorenzo

    Ah! Allora ti è piaciuto il mio commento sulle rotoballe dove ho linkato lo stercorario!
    Il fiume è un eterotopia. E anche le chiatte.
    🙂

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