Le parole portano a altre parole, e ogni volta che penso una parola, per scriverla, per dirla, o anche solo per pensarla, ogni volta che penso una parola, mi si apre un fiore, un fiore di parole che da una parola porta a mille altre, e io, pensata una parola, ne scelgo un’altra, che sta su un petalo del fiore, e dopo che l’ho scelta, mi si apre un altro fiore, con altre mille parole, e il comporre un testo, sulla carta, nell’aria, o anche solo nella testa, è il scegliere un percorso particolare di fiori e di click su fiori, tra una parola, che diventa un fiore, a un’altra parola, che diventa un fiore, a un’altra parola, a un’altra parola, e il mondo è un’ipertesto, e io lo clicco.
e tutto SBOCCIA eppoi le PAROLE spetalano e quello CHE rimane è IMPROFUMO. A meno CHE non è pianta CARNIVORA e allora sono CAZZI, mago. ciao da eNZO
si, proprio una bella metafora, ma metaforicamente non soffri di alle..eeee..eeeeeetciu! …rgie?
Ghe penso mì. Applausi e basta. ‘sti cialtroni. 🙂
Mi sono commossa; poi mi sono venuti in mente posti in cui le parole son tutto fuorché fiori e mi sono intristita. Poi, visto che c’è il sole e ho letto primavera, qui da qualche parte, mi sono ripresa.
Il pezzo è interamente plagiato! L’ho già letto anni fa in Biblioteca: esagono 4354234, scaffale 23, 32esimo libro. Autore: un certo Sfojsdd Egodkfgj…
eNZO, lo sai che ti amo, però GERRUSO no.
A volte, il gelo, può rovinare tutto…
Ma non si dice “lo scegliere un percorso”?
Smettila di giocare a prato fiorito
Appoggio Lorenzo
A vederla così, siamo tutti bravi giardinieri – oppure la primavera in persona.
Si dai, per fare un tavolo ci vuole un fiore, e il seme, e il frutto e il fiore del fiore del mais 🙂 E il circolo ermeneutico della conoscenza di Heidegger 😐
Jovanotti chi?