un blog che parla di niente

Escucha el ritmo del jazz

Qualche sera fa, sono andato a vedere un concerto di jazz.

Non sapevo se andare o non andare, ero da solo, mi sembrava un po’ triste andare a un concerto da solo, ma poi mi son detto che c’era Steve Grossman, che ha suonato in uno dei miei dischi preferiti, e allora son andato.

Che poi quel disco lì, io quando ne parlo dico che a torto è uno dei miei dischi preferiti, perché se chiedi a qualcuno che ci capisce, ti dirà che quel disco lì, A tribute to Jack Johnson, di Miles Davis, è uno di quei dischi che cancellerebbe dalla faccia della terra, e allora io gli dico che ha ragione, chiudo il discorso, e dopo, appena son in macchina, o a casa, mi vien voglia di ascoltarlo.

Son arrivato, pensavo fosse già iniziato, e invece no, non era ancora iniziato, era in una piazza, davanti a una chiesa, avevan messo tutte le sedie di plastica, dove sopra c’eran seduti uomini e donne in maggioranza di una certa età, che eran venuti per ascoltare il jazz.

Io mi son messo da un lato, vicino a una transenna, mi son messo lì anche se magari una sedia libera magari c’era, ma secondo me, ascoltare il jazz da seduti, salvo nei posti pieni di fumo e di liquori, è come non ascoltarlo.

Secondo me, ascoltare il jazz su una sedia di plastica vicino a tante sedie di plastica tutte rivolte verso i musicisti, è più come andare al cinema, che ascoltare jazz.

Che poi in effetti quando i musicisti han cominciato, io ho cominciato a muovere il piedino, e poi la testolina, e poi dopo un po’ mi son accorto che c’ero quasi solo io, che muovevo il piedino, o la testolina.

Mi ha fatto strano, perché mi sembrava impossibile, non muovere il piedino e la testolina.

Poi dopo un po’, vicino a me, è arrivata una coppietta, una bella coppietta che si vedeva che eran belli, che si volevan bene, da come si parlavano vicini, da come ridacchiavano, da come si stringevano l’un l’altro, e quando ogni tanto Grossman introduceva i pezzi, l’ha fatto solo tre o quattro volte in tutto il concerto, quando Grossman introduceva i pezzi, in inglese, lei chiedeva a lui che cosa aveva detto, e lui traduceva.

Ne avesse beccata una.

Ma non gli ho detto niente, non potevo dirgli niente, perché eran proprio belli, così abbracciati.

50 Comments

  1. Alessandro

    Ah, ho dimenticato di dire che il titolo viene da un vecchio disco di Funki Porcini, che si chiama Let’s see what Carmen can do. E non sono sicuro che si scriva così, Escucha el ritmo del jazz, ma ormai è fatta.

  2. bloggo

    io adesso di quel disco lì, non dico niente, che non lo conosco, sulle traduzioni nella coppia nemmeno, che la lingua, faccio già fatica con una, però sulla musica Jazz, lo sanno tutti che è come le scoregge: piace solo a chi la fa.

  3. Rossella

    un uomo dal cuore d’oro…

  4. maia

    🙂
    ascoltarsi un concerto jazz dal vivo da soli è una delle cose più belle che esistano al mondo.
    ascoltare una coppiettina innamorata che si spiega le cose (un film, un libro, una canzone…) una delle più esilaranti.

    in pratica ti sei goduto la seratina perfetta!

    (io il jazz non lo faccio ma lo adoro lo stesso.
    e non ci capisco, ma quel disco… brrrr)

  5. Alessandro

    maia, sapevo che lei sarebbe stata una di quelli lì che denigrano quel disco lì e in effetti non mi stupisco affatto delle sue parole perché in effetti se lo posso dire quell’accenno lì è stato fatto anche in funzione di una sua possibile reazione, ché me l’aspettavo. lei non lo saprà, ma l’altro giorno io stavo andando a piedi dal commercialista e a un certo punto mi son sentito fischiettare un pezzo di tromba che c’è in quel disco lì, mi son detto, sta a vedere che è finito l’inverno. e quando uno si trova a fischiettare dei dischi, e si accorge fischiettandoli che magari è finito l’inverno, quei dischi lì diventano dei dischi che non se ne può parlar male.

    e poi signor bloggo, lei non capisce una sega, se lo lasci dire 🙂
    (io non lo faccio il jazz, ma ci son dei dischi, porca miseria, che se lei li ascolta, io la sfido) (che poi c’è anche il jazz da conservatorio, e lì ha ragione lei)

  6. Alessandro

    Possibile. In qualche caso, quasi certo. 🙂

  7. maia

    eheh
    lei mi provoca…
    provocatore!

  8. cica

    che io non sapevo niente di jazz, finchè un mio amico mi ha detto “vieni a sentirci, che suoniamo domenica sera” e mi è piaciuto tanto e adesso ogni volta che suonano siam lì ad ascoltarli. Continuo a capirci poco, ma so che mi piace quello che sento. Adesso, non so se loro per caso suonano solo quello che piace a me, è possibile, ma faccio andare il piedino e la testina ogni volta

  9. Alessandro

    Io pensavo che il jazz fosse roba per vecchi parrucconi finché una decina d’anni fa un amico mi fece ascoltare My favorite things di John Coltrane. Lì il piedino è partito da solo, e non s’è più fermato.

  10. keplero

    Allora. Io mi vanto di capirci di jazz (anche se il jazz è un po’ come la meccanica quantistica, che nessuno la capisce completamente e se vi dice che la capisce mente, e io infatti mi vanto di capire anche quella) però quel disco lì di Miles ammetto di non averlo mai sentito. Ma su allmusic ha 5 stelle, quindi tanto male non deve essere. Forse qualcuno lo detesta perché è del periodo elettrico di Miles, ma non so, non mi pare motivo sufficiente. Comunque io direi che bisogna giudicare con le orecchie, e col piedino. Ecco, date retta a eio, ascoltate My favorite things di Coltrane.

  11. paolo beneforti

    chi l’avrebbe mai detto, che tu ascoltassi jazz! non l’avrei mai detto.

  12. Dario Salvelli

    L’altro giorno sono andato ad ascoltare Bobby Watson e poi soprattutto Ron Carter (ne ho scritto qua http://tinyurl.com/5eyfyu).
    Fantastici entrambi, il secondo era con un quartet fantastico, il percussionista un pazzo. E quando sono andato sotto al palco, perchè pure lì c’erano le sedie di plastica bianche, quando ero lì sotto ho capito anche io che il Jazz bisogna vederlo in piedi, il più vicino possibile ai musicisti, perchè altrimenti le blu note ti arrivano sbiadite. E non ti accorgi di come giocano i jazzisti, dei tic strani, delle bevute improvvisate, dei fuori scena e delle bratelle allentate.

  13. Dario Salvelli

    P.S. C’è il refuso “bretelle” da sistemare. 🙂

  14. keplero

    Buffo quello che dice Dario, perché l’anno scorso ero a vedere proprio Ron Carter alla Casa del Jazz, stavamo sulle sedie di plastica bianca, ecc. A un certo punto inizia a piovere di brutto, e ci fiondiamo tutti nello spazio di fronte al palco, l’unico posto riparato. Vedere il concerto in quel modo, in piedi e con i musicisti a un metro, che sembrava suonassero proprio per ognuno di noi, è stata una cosa fantastica.

  15. Zobbi

    Possibile che tutte quelle persone eran li non perchè volevano ascoltare il jazz ma perchè “dovevano” andarci per forza?

  16. pesowelter

    io, onestamente e modestamente, non lo so cosa significhi capire il jazz. più semplicemente mi limito ad osservare se mi parte il piedino, la testolina, un sospiro, una lacrimuccia, una smorfia di assoluta ammirazione per l’estensore del pezzo. devo dire che, dopo diversi anni di ascolto di musiche varie, questo rimane il mio indice di gradimento. per cui posso volteggiare estasiato con “Kind of Blue” di MD o saltellare scimmiescamente ascoltando “Salt Peanuts”, ma non mi vergogno di confessare di riservare la stessa- be’ la stessa no, una diversa, ma ugualmente intensa – commozione ad un pezzo dei Sud Sound System, che col jazz hanno niente a che spartire. parimenti mi son fatto due grappoli di coglioni con quel simpaticone di Keith Jarrett e mi sono congelato con certo Metheny. non so se ero io che non capivo. forse era la musica che non capiva me…

  17. federica

    Animo sensibile, ti avevo già scovato 😉

  18. chewzer

    Sì, si scrive proprio “escucha el ritmo del jazz” 🙂

  19. cica

    La musica, se è buona musica, fa partire il piedino, la testolina e la commozione, si tratti di jazz o di blues, di rock o di pop. Se è buona, eh

  20. Alessandro

    anfatti, io ascolto un sacco di dance, per dire.
    ah, e comunque quel disco che dicevo, di Miles, non è mica di jazz, quello ormai è nel funk, e volendo anche nel phonk 😉

  21. maia

    🙂
    (ma la dance no, daaai)

  22. Alessandro

    (sì, la dance sì, ma generalmente solo quella francese) (non so perché)

  23. maia

    te l’ho detto perché
    perché fondamentalmente sei snob 🙂

  24. jacktisana

    capisco di essere di un’altro pianeta se mi partono tutte quelle cose per JS Bach o WA Mozart che peraltro alcuni dicono che se fosse oggi tra noi sarebbe certamente un gessista. mah?

  25. maia

    ehi, jacktisana, su mozart concordo al cento per cento!
    ne parlavo giusto l’altro ieri a un amico che (orrore) ascolta la musica dance… 😛

  26. jacktisana

    come ti capisco Maia! orrore la Dance

  27. maeandro

    Tutti contenti. Pure io credo che il Jazz è la Musica, non so se lo sarà anche in futuro, io la vedo molto Blues.

  28. Alessandro

    Gibson dentro Neuromante mi pare che dicesse che la musica del futuro era il dub. Io ero contento perché in quel periodo lì ero d’accordissimo.

  29. jacktisana

    per me la “Dance” ammissibile sarebbe tipo quella dei Pink Floyd stile The Wall

  30. jacktisana

    dub?

  31. pesowelter

    dub è di un essenziale, dub è anche – visivamente – un palindromo, dub tipo Bim Sherman (I just can’t stand it) è squagliarsi il cioccolato sul cuore e tirarlo su dalle orecchie.
    ma anche la dance ha il suo perché.
    il problema sono le etichette appiccicate ai generi.
    Trip Hop – D&B – Electro Rap –
    TRE nomi, così, buttati a caso, senza etichetta:
    DJ Cam (substances) DJ Shadow (EndTroducing) Antipop Consortium (Ghostlawn)
    fermateme!

  32. jacktisana

    Grazie P., interessante!

  33. alba

    ah goduria
    il dub
    i nomi che ha citato pesowelter mi “inebriano”
    ma il jazz di eio non è affatto da meno
    (ultimamente sono in fissa con zingaro di chet baker, la sera… queste sere qua estive del ca … calde)
    ma perchè? i massive attack portishead lali puna… gli anni novanta embè mica pizza e fichi.
    il duemila è tutto in divenire
    (sotto regime)
    appizzate le recchie!

  34. Alessandro

    Mica è tutta uguale la dance. Io per esempio se ascolto la dance vado più veloce 🙂

  35. carola

    che bel quadretto, tu che ti muovi al ritmo e la coppietta.
    romantico.

  36. alba

    rex?
    (ho pensato al cane che salta per mangiare il panino del ciccione tedesco!)
    pardon!

  37. Sba

    Io ho visto (e sentito) Miles Davis a Umbria Jazz 89, ma preferisco il jazz meno cool, tipo anni 30 e 40.
    IMHO, la musica è bella tutta se è vera, se ti trasmette delle emozioni, e i canoni secondo cui vengon catalogati i generi diventano secondari (se non delle vere cagate in certi casi). Ti piace la dance? Allora non ti piace Rex Stewart, nemmeno i Dire Straits, neppure gli Avantasia, o ti fa vomitare Coleman Hawkins. Ma per favore! Essere aperti mentalmente è sinonimo di apertura verso la cultura. Chi si fossilizza su un genere per disprezzare gli altri, è poco aperto e un po’ grognu.

  38. Sba

    E scusate per l’IMHO 🙂

  39. Sara

    Il fut un temps où rien n’était éteint
    Où seul l’or de mon coeur donnait l’heure
    Et alors j’étais fort, mais j’ai perdu la fleur et l’innocence
    Dans ce décor je me sens perdu, rien n’a plus de sens
    Mais j’ai encore quelques rêves et si tant est que j’ai le temps
    J’irai caresser leurs lèvres
    […]

    Per associazione di idee…un pezzetto di “Bisounours” delle Cocorosie (album Noah’s Ark)

  40. Magica

    Essere iniziato da John Coltrane fa tutta la differenza/ per il meglio, prima che ci siano malintesi.

  41. pesowelter

    @ Sba: grognu? etimologia o più semplicemente traduzione letterale? il senso lo capisco.
    grazie:-)

  42. alba

    lo so lo so
    mafacààld!

  43. Sba

    Eh, grognu significa “de coccio”, “na capa tosta”, “testun”, ma con l’aggravante di essere anche un po’ gnocco. E’ usato principalmente nei dialetti delle Langhe e del monregalese, ma la sua diffusione ha contaminato anche i più asciutti dialetti montani di cui Eio e io (Enoi, in pratica) siamo specie.
    @alba: Rex Stewart è stato un grande trombettista/trombonista, l’omonimo cane per quanto si impegni non riesce a dare così tanto calore alla musica.

  44. pesowelter

    Grazie Sba, l’ultima informazione fonetica: grògnu o grognu? e poi…no, scherzavo;-) grazie

  45. Sba

    In realtà la R nel monregalese è un optional (invito chiunque a non ridere quando sente uno di Mondovì a parlare in dialetto, e soprattutto a capirlo). Anche la N non la dicono così volentieri, sembra un dialetto alieno di Star Trek…

  46. cica

    Io vado spesso ai concerti di amici, si chiamano Trelilu e fanno cabaret in piemontese, dialetto di Mondovì. I primi tempi non capivo mica tanto… adesso ci ho fatto l’abitudine. Certo che è difficile da capire però

  47. Alessandro

    hehe, quando ho fatto la presentazione del libro l’ho fatta proprio insieme a Pippo dei Trelilu 🙂

  48. cica

    che sono una forza eh, quei quattro :))

  49. cica

    E sono anche dei grandi musicisti. Piero suona il clarino divinamente, ha fatto un sacco di collaborazioni con Gian Maria Testa e con altri jazzisti europei. Franco suona jazz. Roby fa blues e jazz come voce e canta con i Quintettango. Sono poliedrici. E pazzi, si, tutti quanti 😉

  50. Sba

    Infatti la parola grognu l’ho sentita per la prima volta in una delle loro canzoni. Pippo è una mente eccezionale e i suoi colleghi quasi più pazzi di lui. E che Pippo fosse un grande creativo lo avevo capito apprezzando totalmente le sue creazioni, e me lo ha confermato ultimamente un caro amico, un bravo regista morozzese 🙂

    Uova ripiene ventotto a pruno…

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