un blog che parla di niente

Consigli a un giovane scrittore #1

Caro giovane scrittore,
voglio condividere con te un segreto che mi ha aiutato molto negli ultimi tempi. Avrai notato, immagino, che scrivo con meno regolarità, che passano diverse settimane tra un post e l’altro, spero l’avrai notato, se non l’hai notato dai un’occhiata alle date, sono lontane l’una dall’altra, e se vai indietro nel tempo noterai che una volta scrivevo quasi tutti i giorni. Ti spiego. È tutta una questione di autocontrollo. Se sei uno scrittore, uno scrittore di libri oppure uno scrittore da bar, oppure un semplice scrittore di blog o di diari, saprai che ogni pretesto è buono per mettersi a scrivere. Sei lì, non stai pensando a niente di particolare, o magari stai chiacchierando con qualcuno, e ti viene improvvisamente voglia, anzi, bisogno, di scrivere una cosa, a volte correlata con quello che stai facendo in quel momento, a volte completamente slegata. È una malattia, saprai come ci si sente, a avere degli attimi di distacco, astrarsi da quel che sta succedendo e mettere in prosa quel che ti è venuto in mente. È proprio un distacco dalla realtà, che non ci si può permettere, specie se si sta guidando, o attraversando la strada, o facendo semplicemente un lavoro che richiede attenzione. Quel battito di ciglia che mentre stai facendo qualcosa ti porta via, ti porta altrove, a pensare di scrivere, può esserti fatale. Ma non solo, il distacco porta anche a godersi meno la realtà, porta a vivere meno nel momento, e a godersi meno la vita. Diciamocelo, caro giovane scrittore, sei un po’ come quelli che vanno nei posti, e invece di guardarli con i propri occhi, li fotografano, sei come quelli lì, che invece di guardare il mondo con i propri occhi, li guardano con gli occhi della scrittura.
Si sta male, e lo sai. Anche se magari non lo vuoi ammettere.
Io sono guarito. E adesso ti spiego come si fa.
Ho cominciato a fare delle flessioni. Sì, le flessioni. Quelle cose che ti metti per terra e cerchi di alzare il tuo peso con le braccia. Avrai presente. Magari una volta hai anche visto uno che le faceva. Ecco, io ho cominciato a fare delle flessioni. Tutte le volte che mi veniva da scrivere, ovunque io fossi, mi mettevo a fare delle flessioni. In ufficio, in casa, in case altrui, per strada, nei bar, se mi veniva da scrivere, mi mettevo lì a fare delle flessioni. Prima cinque, poi dieci, poi venti, poi di più. Non ne avevo mai fatte prima, nella vita. Si migliora velocemente. Sia nel numero di flessioni, sia nella malattia della scrittura. Dopo un po’ che sei lì, magari in qualche situazione importante, se pensi che dovrai fare delle flessioni, ci pensi due volte prima di pensare a scrivere.
Prova.
Credo aiuti molto il fatto che le flessioni non sono facili. Non è perché si alza, con la sola forza delle braccia, buona parte del proprio peso corporeo. Non è per questo. Facendo le flessioni, aderisci alla terra, e poi, con la sola forza delle tue braccia, la allontani da te. Stai spostando il peso della terra.
Pensaci.

(Ci vediamo la sera di venerdì 3 maggio a Torino? Con Marco Manicardi e Diego Viarengo facciamo una cosa molto bella sui Ferri del mestiere di Fruttero & Lucentini. È un libro che grazie a Diego è stato recentemente ristampato: parla di scrittura anche quello) (A proposito, su quel libro lì abbiamo anche aperto un blog)

14 Comments

  1. Bill Lee

    è un bel post.
    e di solito i tuoi post lunghi non son mai belli come quelli corti.
    Fossi di Torino verrei a fare un salto.
    ma non sono di Torino.
    Piuttosto di venire fin lì mi sa che mi metto a far flessioni.

  2. jackilnero

    E’ molto bello questo post, quasi come il commento di Bill Lee qui sopra.

    Mi ha fatto venire in mente che proprio questa cosa io la faccio con la musica. Ogni volta che ascolto un pezzo mi immagino di suonarlo.
    E penso che forse non tutti fanno cosi, e forse mi sto rovinando il pezzo.
    E’ che è un casino in auto mettersi a fare flessioni… non è che hai anche un consiglio per giovani musicisti?

  3. Cristina Galizia

    penso che si possa guarire anche con delle ri-flessioni, magari nel caso di scrittori recidivi 😉

  4. Nudaperla

    A me le flessioni proprio non piacciono. Però potrei pensare di mettermi a correre, che mi piace di più ed è ugualmente faticoso, se fatto a lungo. Le maratone al posto dei romanzi, insomma

  5. ioguido

    E’ una bella ri-flessione. E io che avevo cominciato a scrivere ogni volta che mi veniva voglia di una flessione…

  6. Frator

    In fondo la vita è tutta una flessione l’importante,però, è non genuflettersi!

  7. silvia

    a me vengono in mente cose da scrivere solo quando guido

  8. Sandra

    faccio molta fatica in effetti a stare lontana dalla scrittura, il rimedio che preferisco è dormire. baci

  9. marco

    Mi domando: cosa consigli a chi ama fare tante flessioni? No perché, mi son detto, chi ama fare tante flessioni, a spostare il peso della terra ha contribuito parecchio. Magari chi ama fare tante flessioni ci ha già pensato a questa storia di spostare la terra; nel caso che dici, potrebbe esserci un qualche legame tra scrittori e amanti delle flessioni? Potrebbe esserci, come direbbero quelli che studiano la matematica, una relazione biunivoca tra questi due attori? Chi lo sa, magari scrivere di flessioni, oppure flettere la scrittura, potrebbe essere un modo non banale di andare avanti, avanti con la letteratura, chi lo sa. Bel pezzo, complimenti davvero.

  10. SofSofSof

    L’ho notato, ci sei mancato. Bel nuovo esordio comunque.
    Ci provo anche io a fare flessioni, ma non riesco a spostarla, la terra… secondo te è grave?

  11. Panzallaria

    Mi hai fatto venire in mente il racconto di Celati “I lettori di libri sono sempre più falsi”. Che la lettura è l’altra faccia della medaglia, mi sa. Bel post da rifletterci.

  12. Nadia Bertolani

    Come è arrogante e inaffidabile la vita: io non sono giovane e pertanto non faccio flessioni. Quanto allo smettere di scrivere…

  13. John Koenig

    PAZZO INCOSCENTE!
    ora mi spiego lo sfasamento orbitale che avevo notato in quest’ultimo periodo! E adesso ti metti pure ad arruolare altri guastatori?

    Organizza in fretta un post riparatore su un blog dalle parti delle Amukta Island e pensa come far saltellare un bel po’ di gente se non vuoi che ci troviamo a vagare senza meta in giro per il cosmo…

    ma vedi un po’ te, mi distraggo un attimo e guarda cosa mi combina questo…

  14. LorenZo

    È bella la tua riflessione. Io ci penso di tanto in tanto. Stare davanti o dietro la fotocamera? Secondo me in entrambi i luoghi, se ti va. Però deviare una pulsione da un esercizio intellettuale ad un esercizio fisico non mi sembra una bella scelta. Soprattutto perché è una deviazione, non un naturale desiderio di far sport.
    E poi non risolvi la pulsione, ma la sposti, la declassi, la distrai. Quindi si ripresenterà più tardi magari più frustrata di prima. Io trasformerei la pulsione nel libro più bello dei miei, se fossi uno scrittore. Le parole e le cose?

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