un blog che parla di niente

Coi ricordi non si può mai dire

(Stavo cercando una cosa che avevo scritto diversi anni fa su un quadernetto e ho trovato questo in mezzo a uno scritto lunghissimo che parlava di altre cose. Non ho corretto quasi niente.)

Coi ricordi non si può mai dire: ti basta metterti a scrivere di qualcosa, e chi ha l’abitudine di scrivere lo sa, che ti saltan fuori dei ricordi che non son ben collocabili sull’asse temporale, quanti anni avevi quando è successo, se è successo, se è successo prima o dopo qualcos’altro, non lo sai e non lo puoi quantificare, puoi solo avere delle impressioni, delle impressioni che poi fissi sulla carta con una dose di immaginazione; poi quella diventa la realtà, perché quando l’hai scritta, una cosa, anche se prima non eri sicuro, l’hai collocata nel tempo e nello spazio, e in quel momento lì, quando l’hai scritta, la doti di una fissità che ormai, anche se le cose fossero andate in modo diverso, o non fossero del tutto vere, o non fossero avvenute in quel momento lì, ormai sono scritte e diventano a loro modo vere. È un po’ la trappola dell’autobiografismo, che chissà da dove esce fuori, ma se sei uno che ha l’abitudine di scrivere, lo sai, che prima o poi l’autobiografismo salta fuori, sei lì che stai scrivendo di una cosa che non c’entra niente, stai facendo una descrizione o stai raccontando una cosa che ti è venuta in mente e che ti sei inventato, e a un certo punto il tuo cervello svirgola completamente e ti ritrovi a scrivere di qualcosa che ti è capitato: quando te ne accorgi sei già lì che la scrivi e non lo puoi fermare, l’autobiografismo, magari sei lì che stai scrivendo delle robe che con te non c’entran niente, e tac, un attimo dopo ti ritrovi a scrivere qualcosa che ti aveva raccontato mettiamo tuo nonno, e anche quello è autobiografismo, e non ci puoi fare niente.

19 Comments

  1. khenzo

    Io non ho un quadernetto quindi non ho mai vissuto prima di adesso, adesso che ho scritto quadernetto. Adesso ci è, ma è vuoto

  2. donata

    io non avevo mai scritto una virgola prima del blog, su questo ci ho scritto un post sul blog. ma volevo dire un’altra cosa: a me succede il contrario prima c’è l’autobiografismo e poi salta fuori qualcosa d’altro. per esempio io voglio raccontare che sono andata a fare la spesa, a comprare il pane, il latte, la frutta ma poi arrivano le zucchine giganti che iniziano una lotta furibonda con lo speck perchè secondo loro non ci possono stare bene insieme. invece lo speck cerca di conciliare e dice che con lui le zucchine possono esaltare il loro sapore, e allora si che che le zucchine si indignano e dicono che viene offesa il loro essere zucchine dentro, per non parlare poi di quando si mette nel mezzo anche il gorgonzola. insomma capito che poi arrivare alla cassa è sempre un problema e anche rimanere nell’autobiografismo.

  3. donata

    scusa mi sono dimenticata di dire che il post mi piace

  4. Alessandro

    Meglio avere un blog, secondo me. Paradossalmente, è più facile da rileggere 🙂

  5. B

    Più importante del ricordo stesso è il processo di rimemorazione attraverso la lingua, così che si può parlare a questo proposito di un’autorappresentazione del processo rimemorativo (Benjamin, che lui serve sempre secondo me).
    Tu ricordi per scrivere, Alessandro. Qualcuno diceva che era molto più bello ricordare che vivere. Scrivere è più divertente che vivere, e chi è che vuole farci qualcosa? Che non ci faccia qualcosa nessuno, per carità!

  6. transit

    scrivere è riprendere il fiume della vita che ci contiene e in cui vuoi o non vuoi nuoti in tutti gli stli giusto per non soccombere e non ti chiedi se stai facendo stile libero o capriole e tu uno tra tanti le moltitudini eppure tu che sei tu e non sei un altro anche quando fai demagogia per non soccombere anche se a volte vorresti lasciardti a andare ti metti a scivere ma non sai anche quando fai autobiografia se sei tu proprio tu che scrivi o l’alter ego che tu dici ma chi cazzo è quesnto alter ego che stai esmpre lì a rimestare nei ricordi comme quando metti il dito nella cioccolata che nemmeno lo cososco l’alter ego am se è per quasto nemmeno la cioccolata che avevo sei anni e non tenevo la cioccolata e allora tu scrivi per fasciarti il capo e liberare il bene e il male che è dentro di te sulla pelle e nelle unghie e nel respiro quel pezzo di cioccolta che si aggira per la testa come uno spettro.
    scrivere specie

  7. giosannino

    ci autobiografiamo quotidianamente. difficile svincolarsene mettendoci a scrivere. anche perché noi “siamo” la nostra autobiografia.

  8. qualhuno

    tutti Ciao a Rupert.
    Io, con B, un ero miha d’ahhordo!
    E sto Beniamino qui, ohhì l’è?
    A me he qualhuno mi fascia pure qualhosa, …un rehalo,
    pe’ dire, o hose rihordevoli!

  9. donata

    ciao rupert

  10. Van

    Io ce l’ho un quadernetto, si chiama Rupert.
    Dite tutti Ciao a Rupert.

  11. Alessandro

    Ciao Rupert.

  12. Franco

    Ci volevo dire che posso vivere la mia vita e magari scrivere la mia autobiografia falsificandola, magari la faccio più bella. E poi, io mica mi fido tanto dei nonni…

  13. lucia

    ciao rupert

  14. LorenZo

    Rêverie Rêverie!
    Vedi “La Poetica della rêverie” e “La poetica dello Spazio” di Gaston Bachelard.

    http://www.edizionidedalo.it/site/collane-scheda-libro.php?products_id=1834&categories_id=74&attive=1

    http://www.edizionidedalo.it/site/collane-scheda-libro.php?products_id=1827&categories_id=74&attive=1

  15. maeandro

    Ciao Rupert.
    Ma chi sono io per pensare che la mia autobiografia interessi a qualcuno? Che senso ha scriverla? Bisogna aggiungere qualcosa, romanzarla, aggiustarla qua e la in modo che almeno sia divertente. Ma se non devo essere sincero con me stesso, perchè scrivere una autobiografia? B ha proprio torto, in fondo l’importante è vivere non ricordare di aver vissuto.

  16. donata

    buongiorno rupert.
    ieri ho finito un pacco di madeleine.

  17. B

    Maeandro, dillo a Fellini, non a me. Posso solo dire, per paradosso, che se non ricordi la tua vita, non sai nemmeno di averla vissuta, e quindi perchè dovrebbe essere importante vivere, e per chi poi, se nessuno ne conserva una traccia, nemmeno tu stesso? O mi vuoi dire che vivere é importante a prescindere? Qui non entro di certo, perchè poi si va a dire che la vita é vita eccetera, ma l’arte é racconto, e la scrittura é una forma d’arte. Una vita vissuta, ma non “trasmessa” in nessun modo, può avere il valore immenso che vuoi attribuirle, ma non ha alcuna rilevanza vagamente “artistica”. Ulisse non esisterebbe, senza Omero, anche se il personaggio “storico” fosse esistito ugualmente, ti pare? Dicevo ad Alessandro il paradosso del suo post, che non é per niente naif: ogni volta che scrivi, tu racconti di te, come se tu “vivessi per”, cioè allo scopo di “raccontarlo”. La scrittura ti legittima, ti fa esistere. Poi oggi c’ho anche fame di biscottini, sarà per quello che mi vengono delle frasone da Vattimo, pese come il tuono. Scusa, Maendro: non lo faccio più.

  18. maeandro

    B. Quando dico che in fondo l’importante è vivere non ricordare di aver vissuto mica volevo farne una verità assoluta di quelle che van bene ieri oggi e domani, al polo nord come all’equatore. Intendevo che per Ulisse che ci fosse o meno Omero a scrivere, non gliene importava niente. Quello che doveva fare l’avrebbe fatto a prescindere. Mentre oggi mi pare che spesso le cose debbano andar fatte solo se c’è qualcun altro che le leggerà o le vedrà. Questa ansia da reality fa scordare che l’importante è vivere e non far sapere agli altri come si vive o si vuol far credere che si viva.
    Mi limitavo a questo e se ho offeso Fellini chiedo perdono.
    E poi oggi ho bisticciato con mia moglie per le scappatelle dei figli e quindi non faccio più nemmeno io.

  19. Marlene Barrett

    Quanta verità.
    Adorabile scrittura.
    Ciao
    Marlene

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