un blog che parla di niente

Caro Giovanni

Ciao Giovanni,
scusami se è un po’ che non mi faccio sentire, ma è qualche giorno che mi vien difficile avere un quarto d’ora tutto per me stesso per mettermi lì, seduto, e scriverti, e quando ho dieci minuti, non di più, neanche al venerdì mattina dove di solito si sta un pochino più tranquilli, quando ho dieci minuti ho la testa talmente piena che mi verrebbe da scriverti, ma non mi viene in mente che cosa, scriverti. Scusami, quindi, del mio silenzio, spero che non si ripeta più, perché lo sai, Giovanni, che scriverti mi piace tanto, e avere la testa piena di cose da scrivere mi piace ancora di più. Tipo adesso, vedi, hai visto, la vedi la parola più, che vien seguita da un punto, e poi c’è una T maiuscola? Ecco, tu non te ne accorgi, ma se eri qui, ti accorgevi che tra quel punto e quella T maiuscola è passata un’ora e mezza, e io, se fosse tutto lavorare, sarei anche contento, son qua per quello, ma no, c’è la gente che viene qua, non sai bene perché viene, han da passare del tempo, vengon qua e fan due parole, che delle volte va anche bene, ma se cerchi un quarto d’ora per scrivere a Giovanni, che sarà quasi una settimana che non gli scrivi, dopo un po’ ti dispiace.
Comunque colgo l’occasione per chiederti una cosa, che son dei giorni che vien qua la gente e mi fa gli auguri. Te sai mica cosa vogliono?
Stai bene.
Alessandro.

14 Comments

  1. B

    Alessandro, dice Giovanni che è impegnato, è impegnato tanto che non sa dove prendere e allora dice che te lo posso dire io, quello che ti voleva dire lui. Dice di dirti che lui lo sa, che succede, e che pensava di scriverti anche lui, ma si è bloccato dopo il Caro Al.. Dice anche che qui ti fanno gli auguri tutti nell’ufficio di Giovanni, si tratta di auguri di Ogni Bene e che te li fanno perchè li rivogliono indietro anche loro. Dice Giovanni che funziona così. Dice di dirti che B (che sono io) non è suo fratello e che lui, Giovanni non è morto.

  2. essere disgustoso*

    io adoro la pasqua.

    la pasqua celebra la morte e la resurrezione di gesù.

    ad essere più esatti, adoro la pasqua ma solo a metà.

    la prima.

  3. donata

    è pasqua? quando?

  4. Wislawa Szymborska

    A me piace a venire qui a far due parole, a passar del tempo, del più e del meno e magari chiedere dello zucchero anche se poi mastico amaro. A me piace anche col mi, a far gli auguri quando c’è l’occasione ad oc. Però sono di più le volte che mi metto a metà parete (non mi piacciono gli angoli, sono stretti) e ascolto, e sorrido senza far rumore. Se ti ricapita di scrivere a Giovanni (anche se basta il pensiero) fagli gli auguri da parte mia, lui sa per cosa (spero). Auguri.

  5. Guido

    Si, lo so. Ma è peggio per Wislawa Szymborska che quando commenta, tutti si domandano: chi è c…o è questo Guido?

  6. ms.spoah

    Io -che non sono Giovanni, però – so solo che se gesù non resuscitava, mi sa che non rimanevo bloccata con la macchina per la processione l’altra sera. Però meglio per lui, per gesù, dico: meglio rescuscitato che ancora sulla croce… Che poi se sulla croce non ci finiva proprio era meglio ancora… ma mica si può avere tutto. In compenso possiamo comprarci un uovo di pasqua cioccolato fuori, buco dentro.

  7. bagnetto verde

    ce l’avevo anch’io un Giovanni a cui scrivere un po’ di tempo fa. poi basta.

  8. maeandro

    Giovanni è qui da me, ha portato una colomba (sa che non amo le focacce) ed una bottiglia di prosecco, appena appena frizzantino. Dice che è la penultima bottiglia e dopo bisogna aspettare che maturi il prossimo. Dice che c’è la crisi, ci son state le elezioni e son andate come sono andate, non c’è di che festeggiare ma in fin dei conti all’inizio di primavera è bello stare con gli amici. Mi chiede cosa farò a pasquetta e che sarebbe bello trascorrere una bella giornata nei campi lungo il brenta prima di tornare al lavoro. E tutto il resto alla malora…
    Se il parlar di Giovanni era il tuo modo di farci gli auguri ma non sapevi e non avevi il coraggio di dircelo, sappi che almeno io li ho graditi. Ciao e auguri.

  9. Franco

    Be’ speriamo che come al solito non si presenti a mani vuote.

  10. LorenZo

    Alessando, volevo dedicarti un post, scritto tra un task e l’altro.
    Che dici, apro un blog?

    Il verbo, chissà perché, si definisce con l’infinito. Per esempio, essere, andare, fare… Voce del verbo “giocare”. Quello è il suo nome, il nome del verbo, tra i vari modi, tempi, e persone. Ma che strano. Potevano scegliere, chessò, la terza persona del presente indicativo, tipo: voce del verbo “va”. Invece no. Voce del verbo “andare”. Chissà perché l’infinito. E chissà poi perché si chiama infinito. Forse, come mi dicevano all’università, anche qui vale, come per le proiezioni ortogonali, la regola del punto di vista all’infinito, che garantisce imparzialità, obiettività e assenza di distorsioni prospettiche (che invece si verificano quando il punto di vista è al finito, e.g. un osservatore reale). Utile per misurare e progettare. Una base solida, immaginaria, teorica, all’infinito, uno zoccolo duro, su cui costruire, declinare.

    Solo che qui i punti di vista de-ll’infinito sono tre: are, ere e ire. Quasi come se a ciascuna coniugazione corrispondesse una precisa direzione… nello spazio tridimensionale: X, Y e Z. Ma dai! Ma che combinazione! E quindi ogni direzione X, Y e Z avrebbe il suo punto di vista all’infinito: ∞are, ∞ere e ∞ire. Fico! Quindi tutti i modi e i tempi e le persone sono rami, rametti e foglie e fiori di ogni asse cartesiano. Tipo prendo la prima traversa a destra dell’asse Y (ere), poi il ramo a sinistra (indicativo), poi giro intorno alla perifrastica passiva, ballonzolo sul gerundio, indugio sul condizionale e mi fermo all’imperativo. Bauhaus! Certo però che per arrivare all’infinito… chissà che impresa. Chissà quanto tempo. Aspetta…

    Non parliamo poi del latino. Quattro punti di vista all’infinito. Vuoi vedere che i latini avevano già scoperto il tempo come quarta dimensione? Ma si. ∞T. Quindi X, Y, Z e T. Ma, hey, aspetta. La direzione, una qualunque direzione, e.g. X, ha due versi, uno positivo e un negativo. Eh. Quindi due punti all’infinito per ogni direzione, e.g. ∞X e -∞X. Quindi nello spazio tridimensionale abbiamo sei punti all’infinito. Non tre. Accidenti… Come la mettiamo con are, ere ed ire? Pausa… Ma con il riflessivo! Chiaro! Pettinar-si. Lavar-si. Quel si – si si, quel “si” – vale come segno negativo. Lo so, sarebbe stato meglio un “no”, invece è un “si” – mistero dell’ottica letteraria che ribalta l’immagine – amen. Dicevo, quel “si” – vale come segno negativo. Invece di andare di la, intendo a lavar qualcosa, vieni di qua, e lavi te stesso. Lavar-si. Facile.

    E nel caso di spazio negativo? Si, cioè, intendo uno spazio veramente negativo, non per esempio il verso negativo dell’asse X – che fa sempre parte di uno spazio positivo, ma proprio uno spazio negativo, come per esempio quando rivolti un maglione dentro-fuori. Ecco, li, per esempio, quello che era l’interno, a contatto con il tuo corpo, adesso è l’esterno. E quello che era l’esterno, cioè l’aria e l’infinito, adesso è l’interno. Si, come se l’infinito venisse compresso e avvolto dal maglione rivoltato. Fine. Fine dell’infinito. Anche se per definizione l’infinito non finisce mai. Infatti, dentro quel maglione c’e’ ancora l’immensità dell’infinito. Great. Aspetta. Questo è niente. E adesso tu e il tuo corpo, prima definiti e delimitati dal maglione, adesso “siete” l’infinito. Siete infinitamente grandi, estesi. Fino all’infinito. Cazzo! Ecco, dicevo, come la mettiamo con lo spazio negativo? Eh? Pausa… Ma con il “passivo”! “L’infinito è mangiato da me”.

    Vabbe’ vado, che Disk Utility ha finito di riparar le permissions 😉

  11. Pinco Pallino

    Non penso quindi tu sei, questo mi conquista. L’artista non sono io, sono il suo fumista. Son santo, mi illumino, ho tanto di stimmate. Segna e depenna Ben-Hur, sono DON GIOVANNI, rivesto quello che vuoi, son l’attaccapanni…
    (Battisti-Panella)

  12. P!nkinside

    Sei un mito! Nessuno mi aveva mai trasmesso il concetto del tempo che passa tra un’idea all’altra. Tu sì.

  13. viseminara

    Giovanni perdonami, sono un fetentone, non dirò mai più di essere impegnato, nemmeno quando mi hai chiesto, la canna da pesca e dopo due anni non me l’hai mai restituita. Non giocherò mai più a carte con tua nonna e poi le fregherò il portafoglio. In più non farò mai più all’amore con tua moglie mentre tu sei scappato alle caiman con i miei soldi! Io credo ancora nella nostra amicizia.

  14. viseminara

    ALLA FINE CON grazia Nelle cose si passa sempre sopra a tutto!

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